salute
Psicologia: sono gli under 35 a chiedere più spesso aiuto
A Parma la onlus «Progetto Sum»: una rete di professionisti per cure accessibili a tutti
Rapporti complessi in famiglia, fra genitori e figli o fra i coniugi; malesseri causati da lavori precari o situazioni economiche instabili; difficoltà a scuola; adolescenti aggressivi; disturbi alimentari.
Sono solo alcune delle emergenze psicologiche in aumento, specie dopo il Covid. Una richiesta di aiuto alla quale non sempre la sanità pubblica riesce a dare risposte, e non sempre in tempi rapidi.
Per questo è nata a Parma - e si è poi estesa in altre sei città: Reggio Emilia, La Spezia, Pavia, Lecco, Torino e Cuneo - un'esperienza di «psicologia sociale», così la chiama Fabio Vanni, ex responsabile del programma adolescenza dell'Ausl, che l'ha ideata. Cure alternative al servizio pubblico e alla psicologia profit «che nascono dall'idea di una sanità universalistica, accessibile ed economicamente sostenibile, nel segno della qualità delle cure», dice ancora Vanni. Un'esperienza che si ispira ad altre simili in Sudamerica e nei Paesi nordici europei.
«Progetto Sum», questo il nome dell'iniziativa, è un ente del terzo settore, una onlus no profit fondata nel 2021.
La sede iniziale era in piazzale Dalla Chiesa, sei i professionisti coinvolti. Oggi la sede è in via Marchesi 26/D e sono coinvolti 28 professionisti fra psicologi, psicoterapeuti, psichiatri, neuropsichiatri e una biologa nutrizionista: 14 ricevono nella sede in via Marchesi, gli altri nei loro studi privati.
«Tutti però aderiscono alla “Rete di psicologia sociale” della quale fanno parte 20 altre associazioni, 1200 psicoterapeuti in tutta Italia», dice Vanni.
Si riceve assistenza e si paga in base all'Isee, con tariffe che vanno da 20 a 100 euro all'ora. «Così tutti contribuiscono, e chi ha di più aiuta chi ha di meno», dice Vanni.
Caratteristica del progetto è il lavoro d'equipe. Nella sede di via Marchesi, oltre ai sei studi per le sedute e alla sala giochi per i bambini, c'è uno spazio dedicato alle sedute settimanali dei professionisti: «A chi aderisce al progetto chiediamo qualità, partecipazione e lavoro in team. Ci confrontiamo su situazioni complesse, che a volte il singolo professionista non è in grado di affrontare da solo. Il nostro slogan è “il soggetto al centro”: considerare la persona nella sua globalità, evitando l'eccessiva frammentazione di competenze e risposte».
I rapporti con l'Ausl, dice Vanni, sono improntati a collaborazione: «A volte i colleghi del servizio pubblico segnalano la nostra disponibilità ad alcuni pazienti, a volte siamo noi a rivolgerci all'Ausl per ricoveri o interventi d'emergenza».
Da quando è nato, Progetto Sum ha preso in carico 530 persone e viaggia su una media di circa quattro nuove richieste a settimana.
Le problematiche più comuni sono quelle accennate prima: genitorialità difficile, crisi di coppia, disturbi di apprendimento. «Chiedono aiuto soprattutto persone fra i 20 e i 35 anni, con una leggera prevalenza di donne. Poi viene la fascia adolescenziale. Sono in crescita le consulenze ai bambini, ma abbiamo anche diversi pazienti oltre gli 80 anni», dice Vanni.
Oltre alla terapia individuale, c'è spazio anche per l'esperienza in gruppo, dove il confronto con le esperienza altrui diventa terapia.
Progetto Sum inoltre si apre all'esterno «con attività formative e culturali, ad esempio nelle scuole o nei luoghi di aggregazione giovanile», conclude Vanni.
m.t.