Cremona Musica

Stefano Prinzivalli: «Liuteria elettrica nella città della liuteria tradizionale»

Giulio A. Bocchi

Non ha bisogno di presentazioni la fiera Cremona Musica che quest’anno si svolgerà da venerdì a domenica. Uno dei padiglioni sarà l’Electric Sound Village che ha come direttore il sansecondino Stefano Prinzivalli, per tanti anni responsabile Ufficio Marketing alla Fondazione Museo del Violino Antonio Stradivari Cremona.
Com’è nato questo progetto?
«La mia passione è la musica rock. In questi anni mi sono adoperato nell’ambito di organizzazione eventi con due associazioni del settore Made in Rock Aps Vintage Autority. Ragionando con la direzione delle fiere si è creato un format: traslare alla liuteria elettrica i valori che caratterizzano il territorio, conosciuto per la sua liuteria classica grazie al pregio, alla qualità, all’artigianalità e all’espressività dei suoi strumenti. È un settore che da una settantina di anni ha carpito quelle qualità e quelle caratteristiche e le ha poi utilizzate. Trasferire questi valori permette di mettere in comunicazione e di creare quelle contaminazioni proficue tra suoni apparentemente diversi. Si tratta di connettere questi due mondi, due generi e due pubblici differenti, ma con tanti punti di contatto. Non sarà un’esposizione fine a sé stessa, per addetti ai lavori, ma una scintilla che ha l’obiettivo di creare questi contatti e far sì che una fiera già affermata possa avere una finestra in più da cui affacciarsi».
Cosa potremo trovare all’Electric Sound Village?
«Oltre alla liuteria elettrica (chitarre prodotte ex-novo da liutai che dedicano la loro conoscenza e la loro espressività a creare chitarre originali) saranno presenti anche amplificatori e pedali effetti, ci saranno anche chitarre storiche che possiamo dire vintage, partendo dalla nascita delle chitarre elettriche Squire, Broadcaster e Stratocaster, strumenti che potremmo affiancare agli Stradivari, gli Amati e i Guarneri della liuteria classica. Ci saranno anche altri oggetti storici collezionati da Made in Rock: chitarre, bassi, batterie, hammond, sintetizzatori, abiti, occhiali, manifesti, locandine, fotografie e diapositive. Ci saranno il basso di Sting, una delle prime chitarre di B.B. King, la chitarra di Steve Vai, un prototipo per gli Iron Maiden firmato da tutti i membri della band e tanti altri cimeli.Non mancheranno anche esibizioni e Workshop: si può trovare tutto sul sito».
I violini sono tra i pochi strumenti ad acquisire valore (sonoro, oltre che economico) nel tempo: può dirsi lo stesso per le chitarre elettriche?
«Sicuramente: l’unica differenza è che parlando di liuteria elettrica non si fa riferimento a 500 anni fa, ma a 70. Alcune chitarre iconiche oggi sono state battute all’asta anche a 3 o 4 milioni di euro, ad un prezzo maggiore di uno Stradivari: in questo caso c’è di mezzo anche una cultura di massa. Ci sono anche strumenti, però, che non hanno ricevuto un sovrapprezzo per essere stati impugnati da alcuni celebri musicisti, ma che prodotti con criteri artigianali negli anni ‘50 oggi costano quasi come degli appartamenti. La strada, quindi, credo che sia la medesima».