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«Noi laureate anche all'estero»

Sara Magnacavallo

Per alcuni studiare all’estero è molto più di un semestre in Erasmus: diventa un percorso strutturato, ambizioso e trasformativo chiamato doppio titolo. L’Università di Parma, da anni in prima linea nella promozione dell’internazionalizzazione, offre ai suoi studenti la possibilità di intraprendere un’esperienza accademica prolungata all’estero che culmina con due lauree nei rispettivi Paesi.


E a parlarne più nel dettaglio sono le voci di chi ha vissuto questa avventura in prima persona, tra Germania, Sudafrica, Brasile e Paesi Bassi. Giada Debbia, 25 anni, racconta come l’idea del doppio titolo all’Università di Passau, in Germania, sia partita durante il triennio di Scienze politiche e relazioni internazionali a Parma nel 2024: «Volevo immergermi in un percorso accademico e migliorare la lingua. L’approccio tedesco allo studio mi ha colpita: meno fretta di laurearsi, più attenzione all’esperienza formativa. Gli esami, spesso scritti, si basano su seminari specifici, molto diversi dai corsi generali italiani». Per Giada, però, il valore della doppia laurea non è solo accademico: «Diventare indipendente, fare nuove amicizie, vivere in un’altra lingua è cosa rende l’esperienza imperdibile». Così è anche per Eleonora Zecca, 25 anni, uscita nel 2023 dallo stesso corso triennale con il medesimo doppio titolo. «Non si è studenti in mobilità, ma veri e propri studenti locali: ciò comporta un confronto più intenso con metodi di studio e stili di vita diversi». Eleonora sottolinea la centralità del campus universitario di Passau: «Occupa gran parte della città ed è pensato per gli studenti, dagli spazi studio alle attività sportive gratuite». Dal punto di vista accademico, pure Eleonora ricorda con entusiasmo i seminari: «Lì ho imparato l’arte del dibattito e ho potuto costruire un rapporto autentico con i docenti».

Letizia Signorelli, 25 anni, si è orientata invece verso le scienze. Prima di conseguire la laurea magistrale in Chimica biomolecolare a Parma nel 2024, ha trascorso un anno all’Università di Twente, nei Paesi Bassi. «Volevo capire come si studia e lavora fuori dall’Italia», spiega. «In Olanda l’ambiente è molto informale, il lavoro di gruppo è centrale e lo studente ha un’autonomia sorprendente. Durante il mio anno nei Paesi Bassi, ho stretto amicizia con molti studenti internazionali grazie ai corsi di danza e i miei coinquilini italiani».


Come Letizia, c’è la coetanea Erica Pietrobelli, che ha concluso il suo percorso magistrale in Chimica biomolecolare il mese scorso. Per lei, la destinazione è stata l’Università di Città del Capo, in Sudafrica. «Mi interessava fare un’esperienza all’estero, e tra le mete proposte, Città del Capo mi è sembrata la più stimolante», racconta. Le differenze tra i due sistemi universitari sono nette: «A Città del Capo, dopo la laurea triennale c’è un solo anno chiamato Honor, e poi si accede alla magistrale, che consiste interamente in un progetto in laboratorio di due anni. Noi invece abbiamo avuto tre semestri di corsi e sei mesi di laboratorio».


Cambio di rotta per Maria Laura Grilli, 28 anni, con la sua laurea in Giurisprudenza qui a Parma nel 2022. Il suo doppio titolo, in collaborazione con la Pontifícia Universidade Católica do Rio Grande do Sul a Porto Alegre (Brasile) l’ha portata oltreoceano per un anno. «Ho scelto l’Università di Parma perché si distingueva per le opportunità internazionali. Fin dal primo anno avevo il desiderio di fare esperienze di studio all’estero», racconta. «Lì la didattica è molto più pratica: scrivevamo atti giuridici in aula, partecipavamo ad udienze, e il rapporto con i professori era diretto». Tutte le studentesse concordano su un punto: la doppia laurea è un’esperienza impegnativa, ma dal valore inestimabile. Eleonora lo riassume bene: «Lo consiglio soprattutto ai più timorosi. Vivere con studenti locali, affrontare nuove sfide in lingua straniera, uscire dalla comfort zone: tutto contribuisce alla scoperta di sé». Anche Giada invita a non romanticizzare troppo, ma a prepararsi per tempo: «Fare ricerca sul luogo di arrivo, anticipare gli step burocratici, non idealizzare. Ma poi godersi ogni secondo». Oggi, queste esperienze aprono loro nuove strade: Giada vorrebbe tornare in Germania; Eleonora punta ad una carriera tra istituzioni e public affairs; Letizia sogna un dottorato all’estero; Erica cerca opportunità nella ricerca e sviluppo scientifico; e Maria Laura non esclude di lavorare nella «nostra» Food Valley. Per tutte loro, il doppio titolo è stato un trampolino.