Liceo San Benedetto e Bocchialini

Imparare a navigare nel mare della vita

Anna Pinazzi

Porta il mare anche dove non c’è: in una palestra di una scuola o in un’aula, per esempio. Per insegnare ai più giovani tutti i segreti dell’andare in barca a vela. È il progetto nazionale «Vela Scuola», che coinvolge il Miur, la Federazione Italiana Vela e a Parma anche lo Yacht Club.


In città il progetto ha coinvolto mercoledì mattina alcune classi delle medie, del liceo scientifico e sportivo San Benedetto, insieme ad alcune sezioni del Bocchialini. In tutto hanno partecipato, in una sola mattinata, oltre 300 ragazzi. Grazie all’organizzazione dello Yacht Club Parma, la palestra e gli spazi esterni del San Benedetto si sono trasformati, con un po’ di fantasia, in un mare tutto da esplorare.

«Durante la mattinata verranno spiegate diverse cose a livello teorico, come l’importanza di analizzare il meteo, le diverse andature e come fare le diverse tipologie di nodo - spiega Antonio Barbieri, presidente dello Yacht Club Parma -. Molto spazio sarà dato anche alla pratica». Come? Con un simulatore collocato proprio nello spazio esterno della scuola. Una barca a vela vera e propria che, posizionata sopra un meccanismo particolare e mossa da un enorme ventilatore, si muove come fosse sul mare. Dal simulatore, all’acqua: la mattinata, infatti, è servita «a preparare gli studenti per arrivare pronti ad una gita fuori porta a Desenzano - prosegue il presidente -. Lì i ragazzi trascorreranno due giornate in cui metteranno in pratica davvero tutto quello che hanno imparato». Uno sport diverso, che rimette in contatto con il mondo esterno: «Dopo il periodo di chiusure e di distanze legato al covid - riprende Barbieri - uno sport come la vela può rimettere in contatto i giovani con la natura, l’esterno e riscoprire loro stessi».

Anche per questo, Giovanni Mastrantonio, l’insegnante di Scienze motorie del San Benedetto, ha supportato da subito l’iniziativa: «L’obiettivo è quello di fare conoscere ai ragazzi lo sport a 360 gradi, nel senso più ampio: l’importanza dello stare insieme - afferma -, di uscire dai soliti schemi, aprirsi a nuove opportunità». I ragazzi si impegnano, curiosi. Si mettono alla prova cercando di eseguire correttamente i nodi marinari con le corde, ascoltano gli esperti che spiegano le andature come la «bolina», il «lasco», la «poppa».

O a conoscere la direzione del vento, per scoprire i segreti naturali della terra e del mare tra correnti marine e brezze. Ma non solo, viene insegnato anche «il rispetto per l’ambiente e l’impatto che hanno i rifiuti di plastica lasciati in mare» rivela il presidente Barbieri. La vela è quindi molto di più di uno sport: «Nella vela nessuno fa panchina, tutti giocano - fa notare Gianfilippo Traversa, procuratore federale -. Inoltre, si pratica all’aria aperta, a contatto con gli elementi».

È un «imparare a navigare» anche nel mare della vita: «Sulla barca a vela si impara la pazienza quando non c’è vento - conclude Traversa - e a resistere quando il vento è troppo forte e sembra trasportarti via».