Scuola
Paolo Nori al Romagnosi: «Che bello essere qui»
Lo scrittore e traduttore invitato dai ragazzi. In cattedra per parlare di Gogol e Dostoevskij: «La guerra in Ucraina? Il dolore è grandissimo per uno scontro che coinvolge due popoli fratelli»
Si dice «molto, molto contento». Anche perché «non ero mai entrato al Romagnosi e questo è ancora più bello». Forse, giocandoci sopra, ci potrebbe essere anche un pizzico di voglia di rivincita in queste parole da parte di Paolo Nori. Lui, diplomato ragioniere, è in quella sala all'ultimo piano del liceo più nobile di Parma a svelare ad un gruppo attentissimo di ragazzi i segreti della letteratura russa e, in più, cosa significa essere oggi scrittore (di successo) e (raffinato) traduttore. La rivincita del diplomato è ovviamente solo un gioco (anche perché dopo è arrivata una laurea in Lingua e Letteratura Russa all'Università degli Studi di Parma). Il vero motivo per cui ieri Nori era al Romagnosi era l'invito di quattro giovanissimi studenti, due del classico, due del linguistico a cui lui «non se l'è proprio sentita di dire di no».
Sono loro che lo hanno chiamato per parlare di Gogol, Puskin, Tolstoj e ovviamente Dostoevskij. E lo hanno fatto in questo momento dove parlare di Russia non è certo di moda. «La guerra non c'entra però», corregge il tiro Eleonora, studentessa di 16 anni, «è solo che mi sono appassionata alla letteratura russa grazie ai consigli di mia nonna e dopo una lettura in classe di Dostoevskij. Abbiamo così pensato di invitare Paolo Nori». Al suo fianco c'è Francesca, anche lei 16enne, che ricorderà di questa mattina «soprattutto il grande amore che Nori ha mostrato di avere verso i grandi scrittori russi». Saranno proprio Eleonora e Francesca, assieme a Elena e Vincenzo, entrambi 14enni del classico, che avranno il compito di incalzare con le loro domande lo scrittore parmigiano. Nelle loro mani c'è poi l'ultimo libro di Nori, “Sanguina ancora” (Mondadori), magico racconto «dell'incredibile vita di Fedor M. Dostoevskij».
E così la sala piena di ragazzi e docenti, preside Eramo compreso, si tuffa magicamente nella San Pietroburgo dell'Ottocento dove «Dostoevskij passeggia lungo la Prospettiva Nevski felice come non mai perché - racconta Nori - Belinskij, il più grande critico letterario dell'epoca, poco minuti prima lo aveva definito il nuovo Gogol facendolo, di fatto, diventare il più grande scrittore russo di sempre» oppure dove, nel 1849, «sale sul patibolo e solo all'ultimo, quando pensa già di morire, viene graziato e mandato ai lavori forzati in Siberia. Dieci anni più tardi ritornerà a casa ed inizierà a scrivere le sue cose più belle». Dostoevskij che vive in una Russia già divisa fra panslavismo e voglia di Occidente, «una tensione - dice sempre Nori - che è una costante secolare per questo popolo e che noi oggi vediamo duramente riproposta nel conflitto in Ucraina». Una guerra che è entrata prepotentemente anche nella vita di Paolo Nori quando l'Università Bicocca, era da poco scoppiato il conflitto, ha deciso di cancellare un ciclo di conferenze che doveva fare proprio sulla figura di Dostoevskij.
«Censura che per me è stata una fortuna - sorride ironico - perché ha provocato una reazione generale ed io dai quattro incontri previsti a Milano ne ho già fatti 44 in ogni parte d'Italia». Paolo Nori che rivela «di avere avuto richieste anche da una televisione russa e da Fox news, ma siccome credo di non avere niente di interessante da dire al di fuori della letteratura russa, ho solo detto che ero contento che la mia vicenda in Italia abbia fatto capire come la letteratura sia sempre più forte di ogni tipo di censura. E questo lo sanno molto bene anche in Russia». Sul conflitto in corso invece poche parole, se non per ribadire «il dolore grandissimo per uno scontro che coinvolge due popoli fratelli. Pensate solo che la mia seconda insegnante di russo era un'ucraina che viveva a Karkov. Due popoli che dopo un Novecento terribile sono ora ostretti a vivere ancora indicibili sofferenze. È tragico tutto questo e spero solo che finisca più in fretta possibile». Una guerra combattuta anche con la propaganda. «Cosa raccontano i media russi? Raccontano dei morti del Donbass - risponde Nori - in generale esattamente il contrario di quanto si racconta qui in Occidente. Per me però è difficilissimo riuscire a comprendere cosa stia succedendo e cosa è capitato negli ultimi anni. La Russia è davvero un mondo complicatissimo: io ci ho messo 25 anni a capire la prosa di Gogol, figuriamoci cosa posso dire dopo solo ottanta giorni di guerra. A luglio comunque sarò a San Pietroburgo per presentare un mio nuovo libro su uno scrittore russo, sono proprio curioso di vedere che cosa è cambiato rispetto ai miei ultimi viaggi».
E tornando alla scrittura e ai libri, gli ultimi consigli di Nori agli studenti del Romagnosi sono «leggere “Delitto e Castigo”, il mio primo libro russo, ma non è male partire anche da “Il giocatore”, sempre di Dostoevskij. E per la scrittura vi consiglio di esercitarvi costantemente, e leggere poi ad alta voce quanto avete scritto. Non serve altro. Anche perché, come diceva Bukowski, per diventare scrittori serve solo una macchina da scrivere ed una sedia. Trovate la vostra sedia e cominciate...»