Tribunale di Parma

Fatture false per 39 milioni, sequestri di beni a due persone legati ad una "cartiera" nel Parmense - Video

I militari del comando provinciale della guardia di finanza di Parma hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo emesso dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Parma, su richiesta della procura della repubblica, nei confronti di due persone per "emissione di fatture per operazioni inesistenti" per un ammontare complessivo di 39.000.000 € attraverso un’impresa "cartiera" con sede nella provincia di Parma. Nel decreto è stato disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta o "per equivalente" di beni mobili, immobili e disponibilità liquide fino ad oltre 5 milioni pari al profitto  del prezzo dei reati tributari in questione.  L’attività investigativa parte da una verifica fiscale condotta dalla tenenza di Fidenza nei confronti di un’attività di Soragna per la riparazione e la manutenzione di macchinari per l’industria del settore metalmeccanico.  Gli esiti di ulteriori investigazioni - condotte anche attraverso accertamenti bancari e controlli incrociati nei confronti di centinaia di clienti in diverse regioni - hanno permesso di rilevare la natura  fittizia dei rapporti commerciali fatturati dall'attività, che in poco più di due anni aveva raggiunto un giro d’affari cartolare di circa 32.000.000 € , più l'iva di 7.000.000 € , per poi drasticamente cessare subito dopo il controllo avviato dai finanzieri.

Secondo la ricostruzione investigativa, la "cartiera" avrebbe emesso fatture per operazioni inesistenti per consentire l’evasione fiscale a 108 imprese in tutta Italia. Questo ha coinvolto 43 Reparti della guardia di finanza.  Come emerge nel provvedimento cautelare del gip, il titolare della "cartiera" attraverso questo sistema avrebbe ottenuto profitti pari a 500.000 € , in parte reinvestiti in beni di lusso (ad es. automobili e orologi). Per la gestione della cartiera si sarebbe avvalso della collaborazione di un cittadino bresciano. I reati a vario titolo contestati ai due indagati sono l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e l’omessa presentazione di dichiarazione ai fini dell’Iva. Al rappresentante legale è anche contestata l’ipotesi di falso, in quanto, nel vano tentativo di depistare la ricostruzione dei fatti, durante la verifica fiscale avrebbe prodotto ai finanzieri documentazione bancaria falsa. Contestualmente all’esecuzione del provvedimento del gip, sono state effettuate perquisizioni nelle province di Parma, Bergamo e Brescia.