Il pollo alla diavola e l'uovo innaturale
«Il qui presente gallo è stato colto in flagrante mentre deponeva un uovo al sorgere del sole. Pertanto è inequivocabile che il qui presente pollastro sia figlio di Satana e che debba quindi finire sul rogo».
Il gallo, di natura pensieroso come le sue colleghe galline, quel giorno era molto più che pensieroso: sgomento.
Talmente sgomento da non sembrare un gallo. Taciturno, muoveva a scatto i bargigli e lanciava occhiatacce alla folla morbosa di vecchi, donne e bambini che accerchiava il tronchetto sul quale era stato sistemato, con una zampa legata a un filo di spago. Al suo fianco, il pettoruto inquisitore puntava il dito contro Padron Patata, calzoni stracciati al polpaccio e piedi nudi immersi nel fango lucido di pioggia fresca. Curvo come un pastorale, il vecchio si appoggiava a un lungo bastone di sambuco e, balbettando, dichiarava di non avere mai visto in vita sua un gallo deporre le uova. Gli pareva, anzi, che quel pollo fosse nato, anni addietro, con le sembianze di una gallina. Con tutti i galli che si trovava a gestire, però, non aveva certo fatto caso a ciò che gli era parso solo un abbaglio. Ma si sa: le illusioni sono diaboliche.
I mocciosi scalzi, intanto, pocciavano le molli dita delle mani nella grossa pozzanghera di melma che si era formata a terra e si facevano il segno della croce, impiastricciandosi faccia, petto e spalle, al punto da sembrare fuoriusciti per un attimo dalla palude stigia.
Ecco di che cosa sono capaci questi piccoli diavoli, pensava il gallo nella sua insondabile lingua gallinacea. Ma l’unico che passava per un diavolo, lì in mezzo, era proprio il gallo dalla coda color albicocca, gli occhi corrucciati e la cresta alzata come la si deve alzare in alcuni momenti cruciali della vita, nonostante certe malelingue pretendano che la si abbassi. «Risoluta è la condanna a morte del pollo» continuava il frate, sfoderando, insieme alle sue certezze, un volume lacero delle Sacre Scritture. Lo teneva aperto nel palmo sinistro e sfogliava le pagine con le falangi artritiche della mano destra, da cui spuntavano unghie lucide come l’avorio, dure come il granito. A tutela del gallo, poi, era stato nominato in fretta e furia un difensore d’ufficio, che si ostinava a ricordare – invano – che «non v’è libero arbitrio negli animali, ma solo istinto. Il qui presente gallo non può essere imputato per un atto che prescinde dalla propria volontà». «Discorsi senza senso,» ribatteva l’inquisitore «quando sappiamo che proprio nostro Signore Gesù Cristo esorcizzò gli indemoniati di Gadara cacciando i diavoli che li tormentavano dentro i corpi di una mandria di porci. E così grande fu la forza del Male che i porci, assatanati, si ammazzarono gettandosi nel mare. Satana, dunque, tenta anche gli animali, per certo. E questo gallo perverso» concluse «ne è la prova».
Dalla deposizione di Cristo alla deposizione dell’uovo contro natura fu un attimo. E se l’avvocato del gallo sosteneva l’innocenza dell’assistito, la controparte in sandali e saio metteva in guardia sulla pericolosità delle uova partorite dai galli perché in esse germinano cuccioli di basilisco capaci di incenerire o pietrificare con il solo sguardo, né più né meno di Medusa. Vestite di canapa sbiadita, le donne annuivano, ipnotizzate; le bambine replicavano, mugolando.
Una vecchia timorata di Dio con il moccolo al naso raccoglieva rametti secchi e spinosi e li sistemava intorno al pollastro, con una circospezione tale da tradire il terrore che l’eretico pennuto si trasformasse, da un momento all’altro, in una feroce arpia.
Lo stoico gallo, dal canto suo, osservava con pena lo spettacolo, prima di trovarsi con le ali crocifisse a un paletto e l’uovo incriminato appoggiato sotto le zampe.
In quel 4 agosto del 1474 nessuno sapeva che, in natura, una gallina può assumere per davvero i caratteri di un gallo sotto particolari congiunzioni… ormonali.
Una disfunzione delle ovaie: uno scherzo della natura, letteralmente. Una trasformazione inaccettabile, perché gli angeli non hanno sesso, ma galline e galli sì.
E quindi si tagliò la testa al gallo per tagliarla al toro e liberarsi della paura, almeno per un po’, fosse anche per un solo giorno, prima di soffocare l’ansia in qualche altro modo, meglio se violento e sadico.
Mentre la pelle del volatile diventava croccante al crepitio delle fiamme e intorno si spandeva puzzo di piume bruciate, l’uovo cadde a terra per sbaglio, tra le grida degli astanti che temevano ne uscisse un mostro mitologico che li uccidesse tutti d’un botto. Dall’uovo, però, uscì solo una frittata.