SPETTACOLI
Buffa al Teatro Regio: «Riva e De Andrè, i miei amici fragili»
«Racconto l'incontro tra due anime solitarie»
Fabrizio De André e Gigi Riva. Il cantautore e il cannoniere di calcio. Faber e Rombo di tuono. «Amici fragili» come il titolo dello spettacolo, scritto da Federico Buffa e Marco Caronna, che andrà in scena al Regio mercoledì prossimo, alle 21, nell’ambito della rassegna «Tutti a Teatro 2022», allestita da Caos Organizzazione Spettacoli. Protagonista, sul prestigioso palcoscenico del Regio, Federico Buffa, il più importante storyteller italiano, accompagnato dagli storici collaboratori parmigiani Marco Caronna (voci, chitarre, percussioni), che cura anche la regia, e Alessandro Nidi (pianoforte, tastiere). Abbiamo raggiunto, telefonicamente, Federico Buffa e con lui abbiamo parlato dello spettacolo.
Come è nata l’idea di un lavoro teatrale con protagonisti Fabrizio De André e Gigi Riva?
«L’idea è venuta a Marco Caronna che vide in televisione, su Sky, un documentario che feci nel 2019 («Gigi Riva, l’uomo che nacque due volte», ndr), in cui si faceva menzione di un incontro tra il calciatore e De André. Così, quando ci siamo visti con Marco, abbiamo pensato che valesse la pena realizzare uno spettacolo su quello straordinario incontro. Un incontro tra due mondi lontanissimi, tra due anime solitarie».
Ma quando avvenne questo incontro?
«Il 14 settembre 1969, dopo la partita che il Cagliari disputò a Genova contro la Sampdoria, nella stagione che si concluse con lo storico scudetto dei sardi. Ad organizzare l’incontro Beppe Ferrero, che all’epoca militava nel Genoa, di cui De André era tifoso, ma la stagione precedente era stato compagno di squadra di Riva. Così Gigi si reca a casa di Fabrizio: i due fumano numerose sigarette, bevono, con lunghi silenzi. E poi, finalmente, cominciano a parlare. Intanto la notte diventa alba ed entra in scena un “maître à penser” di Fabrizio, Georges Brassens, ispiratore anche di una certa propensione all’anarchia di Gigi».
Quell’incontro si concluse in un modo clamoroso.
«Proprio così, quando si lasciano dopo quella lunga notte, Fabrizio regala a Gigi la sua chitarra e lui contraccambia con la sua maglia numero 11, utilizzata nel pomeriggio nella partita con la Sampdoria. I due, da quell’unica volta, non si incontrano più, nonostante entrambi vivessero in Sardegna».
Come è impostato lo spettacolo?
«È articolato su undici parti, un numero non casuale che rispecchia quello che indossava Riva. Per me è una prova decisamente impegnativa, ogni volta che rappresentiamo lo spettacolo nascono sfumature diverse e cerco ogni sera di imparare qualcosa».
Tre aggettivi per definire «Amici fragili»?
«Evocativo, con una velata tristezza e una ventata di umanità. Uno spettacolo molto visivo e, naturalmente, musicale».
Ha parlato di musica, c’era una canzone che Riva ascoltava in modo ossessivo: «Preghiera in gennaio»...
«Gigi ascoltava questa canzone, scritta da De André di ritorno dal funerale dell’amico Luigi Tenco, e la riteneva il brano più bello sull’amicizia. Riva era affascinato dalle persone giovani troppo presto rapite dal destino come lo stesso Tenco, il pilota automobilistico Lorenzo Bandini e il calciatore Luigi Meroni». Vanni Buttasi