Il presidente del coro «Parma perde parte dei fondi del Festival Verdi»

«Così svuotano il Teatro Regio per risolvere i problemi di Bologna»

Manuel Ferrando *

Manuel Ferrando, presidente della Cooperativa Artisti del Coro di Parma (che ha sottoscritto convenzioni di esclusiva con il Teatro Regio) interviene sull'infuocata polemica legata al Festival Verdi, in cui al Coro del Regio che rappresenta è stato preferito per l'inaugurazione quello del Comunale di Bologna.

Il Teatro Regio di Parma è classificato fra i “teatri di tradizione” e, quindi, non dispone di masse artistiche stabili quali l’orchestra, il coro e il ballo. Il Coro si è costituito in cooperativa da oltre 40 anni ed ha sottoscritto convenzioni di esclusiva con il Teatro Regio.
La remunerazione per gli artisti del coro di Parma, quindi, è calcolata in base alle effettive giornate di lavoro svolte a differenza di quanto avviene al Teatro di Bologna in cui i coristi sono stipendiati 12 mesi all’anno a prescindere dalle produzioni svolte.
Il Festival Verdi, nella sua forma attuale, ha avuto inizio nel 2000. Per volontà di parlamentari parmigiani legati al bene ed all’interesse della propria città, nel 2015 il Ministero per la Cultura inizia a stanziare annualmente un contributo fisso di un milione a favore del Festival Verdi, oltre ai normali finanziamenti del Fondo Unico dello Spettacolo.
Non succede nulla per caso ma dal 2015, anno dell’inizio di questo importante finanziamento, viene annunciata ufficialmente dalla Direzione del Regio, la partecipazione del Comunale di Bologna al Festival Verdi a partire dal 2017.
La partecipazione di Bologna è apparso scontato che avvenisse per cercare di risanare le casse del Comunale stesso, in quanto reduce da anni di bilanci in perdita, infatti, il Comunale di Bologna non entra nel Festival Verdi come semplice Partner artistico (come il Coro del Regio) bensì come “Partner Istituzionale”, cioè come un organo che partecipa alla programmazione ed alle scelte artistiche del Festival: una autentica delocalizzazione ideativa e progettuale. Capire quanto guadagni il Comunale di Bologna da questo partenariato è facile, basta leggere il bilancio 2019: le opere eseguite con orchestra e coro di Bologna sono state interamente “regalate” al Comunale in quanto gli è stato intestato il ”borderò”. Da questo ne deriva che Bologna ha ottenuto il punteggio massimo ai fini del Fondo unico dello spettacolo, l’incasso dei biglietti per circa 200.000 euro, introiti vari per il coro, l’orchestra e tutti i tecnici impegnati.
Da questa collaborazione a senso unico di “do senza mai un des” (che collaborazione non è per nulla, in quanto è solo Bologna che viene regolarmente a Parma e mai Parma che sia andata anche una sola volta a Bologna) il Teatro Regio di Parma e soprattutto il Coro, ha avuto ed ha solo da perdere pesantemente. Il fatto che i borderò delle produzioni, in cui compare Coro e Orchestra di Bologna vengano intestati al Comunale di Bologna, al posto del Regio, si traduce in sovvenzioni mancate per il teatro Regio ma che vanno a favore solo di Bologna. In questo modo si innesca un circolo vizioso inarrestabile per cui Bologna sottrae fondi di finanziamento al Regio di Parma, il quale avrà sempre meno fondi e di conseguenza sempre meno lavoro per le sue maestranze. Da quando il Comunale di Bologna ha preso parte al Festival Verdi, le giornate di lavoro del Coro del Regio si sono drasticamente ridotte. I dati oggettivi smentiscono quanto sostenuto dalla Direzione in quanto da un investimento per il Coro del Regio del 2016 pari a euro 457.585 si è arrivati, (con l’ingresso delle maestranze di Bologna nel 2017), al 2021 con un investimento pari a euro 192,40 che rappresenta, dati contabili alla mano, meno della metà degli investimenti sul coro del Regio di Parma e la pandemia covid nulla a che fare con tutto ciò perché’ la decrescita è stata progressiva dall’ingresso di Bologna negli anni pure pre covid ed oggi i teatri sono a capacità per il pubblico del 100%.
Il Coro del Regio, essendo una cooperativa, ha delle spese vive che deve sostenere a prescindere dalle produzioni fatturate, pertanto la diminuzione delle giornate di lavoro e di conseguenza del fatturato stanno inesorabilmente portando la Cooperativa al fallimento ed alla chiusura definitiva con il conseguente scioglimento della compagine corale che ha impiegato decenni per acquisire la professionalità riconosciutagli da tutta la stampa in ogni produzione.
Un altro aspetto da sottolineare è la paga giornaliera lorda che viene riconosciuta agli artisti del Coro di Parma, infatti per questi ultimi la cifra giornaliera lorda prevista è di € 72,38, mentre a tutte le compagine provenienti da fuori Parma (Bologna, Firenze, ecc.) viene rimborsata una quota giornaliera maggiore, oltre al fatto che a costoro deve essere, giustamente, riconosciuta l’indennità di trasferta se non anche il pernottamento ed il vitto: non solo Bologna sottrae lavoro e fondi di finanziamento per il teatro ma il coro di Bologna costa decisamente di più rispetto al coro di Parma.
Nel 2021 il Maestro Roberto Abbado, Direttore Musicale ed Artistico del Festival Verdi, viene nominato anche Direttore Artistico dei “Filarmonici” di Bologna, in buona sostanza i complessi artistici del Comunale di Bologna.
Dalla conferenza stampa di presentazione del Verdi Festival 2022 si ricava guardando il programma quanto segue: -al Comunale di Bologna, partner istituzionale, viene affidata l’opera inaugurale, con organico e prove assai maggiori di tutte le altre produzioni; -il Coro del Teatro Regio è previsto esclusivamente in due produzioni nettamente minori dal punto di vista sia dell’organico che delle prove: le giornate lavorative previste per il Coro del Teatro Regio subiranno un’ulteriore forte contrazione rispetto al 2021 con vantaggio solo per Bologna -nessuna produzione lirica è prevista al Teatro Verdi di Busseto, Comune che ha dato i natali al Maestro e che da sempre ha ospitato una produzione; Emerge, inoltre, sempre più la volontà del Presidente (Sindaco della città) e della Direzione Generale di far diventare il Teatro Regio di Parma un “contenitore vuoto” volto ad ospitare produzioni di altri teatri. Il tutto avvalorato anche dal fatto che il Comunale di Bologna andrà in restauro per circa 3 anni ed è alla ricerca di un luogo idoneo dove poter svolgere la propria attività annuale, essendo esso un ex-ente lirico e dovendo per legge fare attività lirica e concertistica per tutto l’anno. Da quanto emerso il Coro del Teatro Regio di Parma avrà un ruolo sempre più marginale per lasciar spazio ad altre realtà, il giorno della presentazione del Festival, in segno di protesta, l’intera compagine corale si è presentata vestita a lutto con una mascherina bianca con una croce nera al centro, simbolo di un coro che vuole essere fatto tacere!

* Presidente Cooperativa Artisti del Coro di Parma (Coro Teatro Regio)