Il direttore parmigiano Al San Carlo con un'«Aida» stellare

Mazza, confessioni da podio: «Con i grandi è tutto più facile»

Lucia Brighenti

Debutto al Teatro San Carlo di Napoli per Michelangelo Mazza, direttore d’orchestra parmigiano che è salito sul podio per sette repliche di «Aida», in scena dal 15 nel capoluogo partenopeo, ieri l'ultima recita. Una produzione con un cast di alto livello, formato tra l’altro da Anna Netrebko (Aida), Yusif Eyvazov (Radamès), Ekaterina Gubanova (Amneris). Con lo stesso titolo verdiano, nel 2019, il maestro Mazza aveva diretto per la prima volta anche nel Festival Verdi, al Teatro Verdi di Busseto: «Si tratta di due produzioni molto differenti: - osserva il direttore – a Busseto avevo diretto l’“Aida mignon” di Zeffirelli pensata appositamente per quel Teatro. Qui a Napoli si tratta di una produzione grandiosa di Mauro Bolognini, storico e stupendo allestimento che era andato in scena anche a Parma negli anni Ottanta…».
Cosa rappresenta per lei il debutto al Teatro San Carlo?
«Mi rende molto orgoglioso, è un ottimo tassello da aggiungere alla carriera: è il teatro più antico d’Europa e, camminando per i corridoi, si sente un’energia incredibile, si respira la storia della musica».
Quante volte ha diretto «Aida» e come affronta questo titolo?
«È la terza volta che dirigo quest’opera che, ultimamente, è stata riscoperta anche nella sua dimensione di “opera da camera”. Non possiamo però rinnegare i fasti del secondo atto, quindi questo titolo va affrontato con una dimensione specifica in ogni suo momento. Qui a Napoli penso che sia stata realizzata nel migliore dei modi, anche grazie a Orchestra e Coro del San Carlo che sono incredibili».
Nel cast Anna Netrebko e Yusif Eyvazov, con cui ha già collaborato molte volte…
«Lavorare con loro rende tutto molto facile, perché la loro musicalità è talmente chiara e leggibile che toglie molte responsabilità al mio lavoro. Del resto, tutto il cast è di ottimo livello: Ekaterina Gubanova (Amneris) è tra i numeri uno del panorama mondiale. E poi ci sono Franco Vassallo (Amonasro), Riccardo Zanellato (Ramfis), Mattia Denti (Il Re d’Egitto)… un cast di prim’ordine».
Nel 2020, a causa della pandemia, ha dovuto rinunciare a un debutto in Corea. Ci sarà la possibilità di recuperare questa e altre occasioni perse?
«Stiamo pian piano rinascendo, speriamo che questo continui e che non sia solo una parentesi. In Corea dovrei dirigere “I Vespri Siciliani” tra qualche mese. I teatri molto correttamente richiamano gli artisti scritturati prima della pandemia, ma essendo saltate tante produzioni gli impegni si accavallano, e se coincidono i periodi di lavoro devi fare delle scelte. È difficile recuperare tutto. Io al momento sto programmando il calendario per il 2024, mentre per i prossimi mesi ho ancora poco preavviso. Guerra permettendo, va detto, in primavera ho in programma concerti a Vienna, Lucerna, Francoforte, Madrid, Stoccarda…».
Lei è stato per tanti anni primo violino dell’ex Orchestra del Teatro Regio: ora c’è preoccupazione tra le fila del Coro del Teatro Regio di Parma, per una riduzione dei giorni di lavoro. Cosa ne pensa?
«Provo un grande sconforto ascoltando queste notizie e auguro ai coristi di vedere riconosciuto tutto quello che si meritano, perché il Coro del Teatro Regio è sicuramente un patrimonio della cultura italiana. Faccio il tifo per loro».