Morbius
E' poco attraente il vampiro della Marvel
Non darci oggi il nostro Marvel quotidiano. Se sei fortunato, ormai ti va bene una volta su due: dunque c’è da pregare quando, praticamente ogni mese, viene distribuito un nuovo progetto della casa di Spider-Man, Avengers, Eternals e compagnia. Finché ne uscivano uno all’anno o al massimo due, era un conto. Ora, però, l’effetto bulimia, indigestione, saturazione comincia a farsi sentire pesantemente. Specialmente se il personaggio non è dei più «appetibili», almeno su grande schermo.
«Morbius» è stato massacrato dalla critica perché è un film senz’anima, senza sorprese, senza invenzioni. Ci si accorge che a dirigerlo è Daniel Espinosa (non male «Safe house» e «Life») solo perché si legge il suo nome nei credits. E poi il vampiro vivente (al di là della fissità dello sguardo di Jared Leto) è proprio poco attraente dal punto di vista cinematografico. Esattamente come Venom. Con il risultato che, al terzo film del «Sony’s Spider-Man Universe», ci si augura (si prega) che la saga finisca qui (ma non sarà così: l’immancabile sequenza sui titoli di coda è più di una minaccia).
Non basta il dualismo del personaggio (buono/cattivo/buono) che si schiera contro l’ex amico (cattivo/cattivo/cattivo). Non bastano i rimandi al cospirazionismo Covid (esperimenti di laboratorio con dna umano e dna di pipistrello) e nemmeno i riferimenti storici (i deboli descritti come gli spartani): qui i pochi (che apprezzano) non possono tenere testa ai molti (che, come le formiche, nel loro piccolo…).
Gianluigi Negri