ANDIAMO AL CINEMA
Pinocchio - Il burattino di Del Toro in epoca fascista
Rilettura, riscrittura, rielaborazione. Una delle modifiche più evidenti, operate da Guillermo del Toro sul classico di Collodi, riguarda la storia, che stavolta si svolge in epoca fascista, con tanto di parodia e prese in giro di Mussolini, ma al tempo stesso con quell’atmosfera tenebrosa e opprimente che percorre quasi tutte le opere del regista messicano. La limitazione delle libertà, la lotta per i diritti di identità ed espressione sono i temi più ricorrenti nel suo cinema sempre schierato dalla parte dei «mostri». Tra i mille adattamenti, ecco dunque il senso profondo del «Pinocchio di Guillermo del Toro», realizzato insieme al collega Mark Gustafson con una stop-motion sorprendente e di una fluidità inedita.
Un progetto durato quindici anni, nel quale il regista de «Il labirinto del fauno» e «La forma dell’acqua» sviluppa alcuni personaggi nuovi, come la scimmia Spazzatura, inizialmente rivale di Pinocchio nel circo del Conte Volpe, poi solidale con lui nel momento in cui capiscono entrambi di essere vittime di soprusi e sfruttamento. Un progetto nel quale la portata del rapporto padre-figlio viene esaltata per creare momenti di pura commozione, ma anche nel quale il rifiuto della guerra, delle ingiustizie e delle armi porta il racconto su temi più politici e attuali.
In mezzo ci sono parecchi numeri musicali, che però rallentano il ritmo. E un cast di voci incredibili: da David Bradley a Ewan McGregor, da Cate Blanchett a Tilda Swinton, da Christoph Waltz a Ron Perlman.
La scheda
Regia: Guillermo Del Toro
Sceneggiatura: Guillermo Del Toro e Patrick McHale dal romanzo omonimo di Carlo Collodi
Genere: Animazione
Dove: Netflix
Giudizio: 3 su 5