Lutto
E' morto Lando Buzzanca. Aveva 87 anni
E’ morto a Roma Lando Buzzanca. L'attore, 87 anni, era ricoverato presso il policlinico Gemelli.
I ruoli cinematografici
Buzzanca nasce a Palermo in una famiglia di attori (attore era lo zio Gino e, in seguito, lo divenne anche il padre Empedocle, il quale in origine era proiezionista); compie i suoi studi nella città natale e a diciassette anni si trasferisce a Roma, dove, mentre frequenta corsi di recitazione all'Accademia Sharoff (di cui è divenuto poi presidente onorario), inizialmente si adatta a lavori precari, prima di esordire come attore, dapprima in teatro e poi per il cinema. Dopo alcuni film girati come comparsa, tra cui "Ben-Hur" - in cui interpretava uno degli schiavi della galea - l'esordio ufficiale arriva nel 1961 con Pietro Germi, che lo sceglie per il ruolo di Rosario Mulè in "Divorzio all'italiana", e, successivamente, per quello di Antonio in "Sedotta e abbandonata". Nel 1964 partecipa, come attore non protagonista, al film di Luciano Ricci "Senza sole né luna", un film drammatico che racconta la dura vita da minatori durante gli ultimi mesi di scavo per il traforo del Monte Bianco.
La scelta dei successivi copioni non sarà sempre fortunata, ritrovandosi Buzzanca spesso a interpretare ruoli stereotipati di maschio siciliano amante delle donne, ma un po' sciocco, tanto che la critica cinematografica lo relegò inizialmente alla schiera dei caratteristi e degli interpreti del cinema di serie B, con l'eccezione del ruolo da protagonista nel 1967 di "Don Giovanni" in Sicilia, diretto da Alberto Lattuada.
Il successo televisivo
Anche se la critica continua a non essere benevola, la sua vena comica e la sua recitazione spontanea incontrano un vasto consenso di pubblico. Nel 1970 interpreta in televisione "Signore e signora", in coppia con Delia Scala, che riscuote enorme successo. La sua battuta "mi vien che ridere" rimarrà un tormentone ricordato e ripetuto dal pubblico per anni.
Anche sull'onda del grande consenso televisivo, i suoi film cominciano a riscuotere un rilevante successo commerciale. La notorietà internazionale gli arriva con "Il merlo maschio", commedia sexy all'italiana del 1971 diretta da Pasquale Festa Campanile. Negli anni seguenti si trova così a recitare al fianco di famose attrici del momento, come Claudia Cardinale, Catherine Spaak, Barbara Bouchet, Senta Berger e Joan Collins.
Forte del suo successo commerciale, comincia anche a scegliere da solo i ruoli da interpretare: sue sono ad esempio le idee di film come "L'arbitro", "Il sindacalista" e "All'onorevole piacciono le donne", in cui tratteggia parodie di personaggi realmente esistenti e facilmente riconoscibili. A metà degli anni settanta cala l'interesse per questo tipo di film e, inevitabilmente, diminuiscono gli impegni cinematografici di Buzzanca, che non si adatta alla moda della commedia sexy all'italiana, rifiutandosi di comparire in pellicole quali quelle che renderanno famosi attori come Alvaro Vitali ed Edwige Fenech, Gloria Guida e Gianfranco D'Angelo, preferendo lavorare in radio, dove per qualche anno sarà protagonista di Gran varietà con il grottesco "Buzzanco", erede del personaggio televisivo inventato per la serie "Signore e signora".
Gli ultimi anni
Nel 2012 realizza la serie televisiva "Il restauratore", che ottiene un grande successo - con più di sei milioni di spettatori - replicato dalla seconda stagione due anni dopo. Il 7 agosto 2013 viene ritrovato in casa privo di sensi e con tagli alle vene dei polsi. Il tentato suicidio, inizialmente smentito, viene poi confermato dall'attore a un anno di distanza. Partecipa al video musicale "Amo Milano" (2014) di Dargen D'Amico, nel quale assume la parte di un siculo naturalizzato a Milano. Nel 2016 prende parte all'undicesima edizione di "Ballando con le stelle", danzando in coppia con Sara Mardegan. Nel 2017 compare nell'apprezzato film "Chi salverà le rose?" di Cesare Furesi, al fianco di Carlo Delle Piane, nel quale i due interpretano una coppia di anziani omosessuali. Dal 2021 l'attore subisce le conseguenze di una malattia invalidante, che ne ha compromesso le facoltà mentali e cognitive: è stato quindi ricoverato in una clinica adeguata per la gestione della patologia.