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Valieva, Comaneci, Biles: quelle adolescenze rubate
Non solo Pechino: storie di campionesse in balia del successo
Il lato oscuro della vittoria sportiva si chiama adolesenza rubata. Abusi e violenze - siano esse fisiche e mentali - ai danni di campionesse in erba vengono a volte alla ribalta in occasione di grandi eventi come le Olimpiadi, come ricorda al mondo il caso della quindicenne russa Kamila Valieva: non la prima, non è l’ultima. Prima di lei, a diverso titolo, campionesse come Nadia Comaneci o Simone Biles hanno avvertito sulla loro età sottile il peso di ambizioni personali e aspettative di sistema, tra metodi di allenamento militaresco, pressioni psicologiche, nazionalismi e guerre di geopolitica sportiva.
E allora eccolo, il lato oscuro, quasi sempre destinato a rimanere nascosto, dello sport a tutti i livelli, dove le vittime sono per lo più atlete giovani e giovanissime. Le lacrime di Valieva, crollato emotivamente a un passo dalla medaglia, hanno mosso a turbamento il presidente del Cio, Bach, choccato nel vedere la bambina prodigio in tv prima crollare in pista, poi esser trattata con «una tremenda freddezza» dai suoi allenatori dopo la disastrosa prova che l’ha vista finire quarta, ai piedi del podio.
Una violenza insopportabile, come quella subita da un’altra giovane campionessa della ginnastica artistica, l’americana Simone Biles. L’olimpionica è stata a lungo, nella sua adolescenza da campionessa, una delle oltre 150 ginnaste a subire molestie sessuali da parte Larry Nassar, ex osteopata della nazionale statunitense di ginnastica dal 1996 al 2017: la rivelazione è arrivata anni più tardi, anche dopo lo scoppio dello scandalo. E allora Biles è crollata a Tokyo 2020, con i suoi 'twisties' in testa, i demoni che fanno perdere sicurezza e in volo e temere cadute mortali. Aveva 15 anni anche Nadia Comaneci, quando eseguì l’esercizio più famoso della storia delle Olimpiadi, un 10 perfetto a Montreal: il mondo applaudì, non sapeva che la regina della ginnastica avrebbe subito violenze e abusi da Nicu Ceausescu, figlio del dittatore.
Ancora ginnastica, ancora violenze psicologiche: è il caso più recente delle atlete australiane che hanno raccontato dell’inferno di bodyshaming, privazione di cibo e torture psicologiche, mentre le nuotatrici americane hanno accusato la Federazione Usa di aver coperto le pesanti molestie dei loro allenatori. E sempre nel pattinaggio a fare scalpore il caso della Francia dove sono ventuno i tecnici di pattinaggio artistico sul ghiaccio sotto inchiesta per una serie di denunce presentate nei loro confronti. L’indagine è partita dal libro della campionessa francese Sarah Abitbol, che ha accusato il suo allenatore, Gilles Beyer, di aver abusato di lei quando era ancora un’adolescente. In questo caso c'è l’aggravante della pedofilia e dello stupro.
Ora la ginnastica mondiale si interroga se alzare a 17 o 18 anni l’età di ingresso ai Giochi. La ginnastica lo fece già nel 2008, portandolo da 14 a 16. Ma la nuova regola non evitò alla Cina l’accusa di doping anagrafico, con cambiamenti di documenti. Sul podio di Pechino, 14 anni fa, andarono infati quelle che furono definite le 'ginnaste bambinè. Minute, fragili, vincenti. E con storie intime mai raccontate.