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Allo stadio di Lipsia, domani, 10 mila italiani e 25 mila croati
Capienza di 38mila spettatori per il Leipzig Stadium che domani ospiterà Croazia-Italia, ultima gara del girone B, sfida decisiva per entrambe le formazioni. I croati potranno contare anche sul pubblico, secondo le stima della Uefa saranno circa 25.000 i tifosi croati, circa 10.000 quelli azzurri.
Niente paura, nessun timore di affrontare l’avversario. Alessandro Bastoni lo aveva ribadito ai tempi dell’Inter quando i nerazzurri affrontarono il viaggio europeo verso la finale di Champions: nel calcio non esiste la paura. L’esperienza s'è percepita anche durante la presentazione della gara contro la Croazia, un match che gli azzurri non vogliono trasformare in una notte tragica: "Non esiste la paura in questo sport - ha ribadito -, non ce n'è motivo. Abbiamo parlato per analizzare quello che è successo, abbiamo capito i nostri errori, quando perdi o ti abbatti o cerchi motivazioni, fortunatamente il calcio dà sempre una seconda chance. Abbiamo visto la Croazia, con la Spagna poteva fare tre gol, più che paura abbiamo grande rispetto, hanno giocato più di 80 partite insieme, spesso non succede nemmeno nei club". La sconfitta della Spagna deriva dunque da un pizzico di coraggio in meno, quell'autostima che fa grande il gruppo e che fa gonfiare il petto quando ti giochi gare da dentro o fuori: "Bisogna abbassare l’entusiasmo degli avversari con l’atteggiamento, contro la Spagna ci sono mancati coraggio, intraprendenza e anche un pò di autostima. Domani faremo vedere il nostro valore". Senza pensare a quel doppio risultato che a conti fatti potrebbe rappresentare un’arma a doppio taglio. E le parole del centrale azzurro danno indicazioni abbastanza precise su quelle che sono le sensazioni all’interno della squadra, la batosta di giovedì sera rimediata a Gelsenkirchen sta per essere spedita giù nell’archivio, manca soltanto la controprova sul campo. "Abbiamo grande rispetto della Croazia, la batosta con la Spagna ci ha lasciato tanto e ci ha aiutato tanto, è quando si perde che deve uscire il vero valore dell’uomo", ha evidenziato. Spazio anche all’adattamento di un giocatore che sin dall’inizio della sua avventura all’Inter si è ritrovato a giocare nella difesa a tre: "Giocare a quattro o a tre cambia, ci sono movimenti diversi, ma sta all’intelligenza e alla disponibilità del calciatore nel saper riconoscere determinate giocate in momenti che possono risultare decisivi. E’ questo il nocciolo, più che difesa a quattro o a tre".
Il compagno di reparto però ha già convinto un centrale che col passare dei mesi è riuscito ad alzare l’asticella della personalità: "Con Calafiori mi trovo bene, è un ragazzo con una qualità enorme e non ha paura di giocare la palla. Mi ricordo ciò che ero io 3-4 anni fa e giocare determinate partite è uno step di crescita importante. Abbiamo giocato due partite insieme e mi auguro che questa affinità vada a migliorare nel tempo". Un messaggio per il futuro: resta da capire soltanto se nell’immediato i due potranno scendere in campo di nuovo insieme, magari anche nella fase ad eliminazione diretta dell’Europeo tedesco.