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Itaca, l'isola di Ulisse, una fuga in Grecia tra spiagge e suggestioni letterarie
C’è un’isola, più isola di altre. C’è un luogo dove non servono mappe per orientarsi perché sembra di tornare un po’ a casa, oltre che sui libri di scuola. Itaca, chez Penelope che fa, disfa, tesse, tenendo lontane le avance dei proci, in attesa del marito soldato che dalla guerra impiegò 10 anni a cercare la rotta della sua «petrosa Itaca». Così la descrive Ugo Foscolo: eppure sbarcando oggi a Pisos Aetos quell’isola che si è meritata fiumi di parole bellissime non appare – potenza della poesia - né inospitale, né lontana, dato che bastano 20 minuti di traghetto da Cefalonia.
Quasi tremila anni dopo Ulisse, Itaca è un approdo di 96 km quadrati, che ospita tremila felici epigoni del più famoso degli eroi omerici. Verde, lussureggiante: Itakhi, come la chiamano oggi, ha misure boutique, più da Cicladi che da isole Ionie. E’ ricca di alberi, acqua, ombra e baie che sembrano più di lago che di mare aperto.
Chi ci arriva, però, irrimediabilmente, finisce per farsi sempre quella domanda: Ulisse, dove sei? La storia, in verità, qualche indizio ce l’ha fornito: in cerca di un ennesimo «folle volo», come lo immaginava Dante, Ulisse, scaltro e inquieto, anzi «politropo», non restò a lungo in panciolle, anche una volta rientrato da moglie e figlio. Per questo raggiungendo Vathi, la capitale moderna, ci si può semmai imbattere in altre star. Per esempio Ralph Fiennes è di casa qui: l’ex paziente inglese oggi è anche cauto automobilista, dato che qui ha girato molti film e non disegna di tornare per sedersi come un signor Nessuno – con buona pace del nome d’arte di Ulisse - a gustarsi un frappé come un vero greco o un turista qualsiasi.
La baia profonda che da il nome al luogo non te la scordi, ma è merito dei veneziani che, fin dal 1423, ci impiantarono un lazzaretto, che ancora galleggia isolato, ma pochi metri dalla riva, diventando prototipo per tutti i luoghi di quarantena d’Europa. Vathi si allunga pigra sul resto della mezzaluna della baia: è un’infilata di piacevoli taverne che si accalcano intorno ad un porticciolo dove una statua troppo grande di Ulisse ricorda che questa è casa sua, anche se non è qui che abitava: poco oltre, intorno al cono montuoso di Vigla stavano, forse, suo padre Laerte e anche il porcaro Eumeo, mentre oggi sciamano i turisti in cerca di tuffi e sole fra le baie di Mnimata, Skinos, Ydaki e Sarakiniko.
Ogni giorno, un’odissea di meraviglie. Dove sbarcò, allora, Ulisse? Gli archeologi si sono scervellati nel cercare quel luogo dove «Due punte s’avanzano e la baia proteggono»: potrebbe essere la moderna Dexa dove oggi, più che al mito si pensa a leggendarie corse con le moto d’acqua. Poco oltre si apre la spiaggia di Molos con il campeggio sulla riva e alla fonda, per contrappasso, gli yacht di milionari da tutto il mondo. Ora la strada si impenna: quanto lo si capisce dal monastero Katharon che sfiora gli 800 metri di quota.
Il nord di Ithaki è tutta un’avventura: ti dicono di cercare Aghios Athanasios: fra ulivi e suggestivi monoliti di roccia, un sito miceneo è forse quanto di più simile al palazzo di Ulisse, dove l‘unico a riconoscerlo fu il cane Argo, esalando l’ultimo respiro. Intanto, però, oltre al passato è il presente a conquistare. I villaggi di montagna, come Anoghi, forse l’antica capitale, hanno quel sapore essenziale conferito da una taverna, una chiesa e poco più. Stravros è il centro principale: merito del piccolo museo archeologico dove espongono orgogliosi un coccio con inciso a chiare lettere il nome di Odisseyus, mentre, poco oltre, una passeggiata conduce alla caverna delle Ninfe dove Ulisse avrebbe nascosto la dote che i Feaci gli avrebbero dato, nel suo ultimo scalo, per aiutarlo a tornare a Itaca, lasciando, fra l’altro in pace la bella Nausicaa.
Quando l’archeologia lascia spazio alla voglia di mare, la strada porta ai pittoreschi villaggi di Frikes e Kioni con la baia di Skinari: qui ciottoli levigati giocano a rotolarsi nell’acqua che ruba mille nuance di verde agli alberi che si specchiano fra le onde placide. Difficile dare ragione ad Ulisse che non placò mai la sua sete di «virtute e canoscenza» e decise di non restare: abbrustolendo piano a questo sole ellenico non vien tanta voglia di mettersi in viaggio. E così, da Omero ad un altro aedo, altrettanto greco ma piò moderno, ha ragione Kostantino Kavafis con i suoi versi immortali: «Quando ti metterai in viaggio per Itaca, devi augurati che il viaggio sia lungo».
Itaca
Da sapere
Come arrivare
Ad Itaca non c'è un aeroporto e l'isola si raggiunge solo in traghetto dal porto di Patrasso, da quello di Cefalonia, di Lefkada o di Astakos. Dall'Italia partono i traghetti diretti per Cefalonia che, aggiungendo altri 20 minuti di navigazione, raggiungono Itaca.
Dove dormire
Il capoluogo dell’isola è Vathy, graziosa cittadina nella metà meridionale dell’isola. Qui si trovano agenzie turistiche, banche, bar, ristoranti ma l'offerta di hotel, sopratutto di fascia economica, è scarsa. Ecco perché occorre sempre prenotare in anticipo.