Dibattito
Negli ultimi giorni sono apparse notizie e commenti riguardanti la presenza del lupo in Alta Valtaro e gli episodi di predazioni ai danni di animali domestici. Legambiente, Lipu e Wwf ritengono necessario intervenire «per riportare il dibattito su un piano di serietà e responsabilità, lontano da allarmismi e strumentalizzazioni, una caccia di consenso a buon mercato che accomuna i politici nostrani di diversi colori con spirito bipartisan degno di miglior causa».
Le tre associazioni, dopo aver spiegato l'importanza che ha il lupo per la biodiversità (come, ad esempio il contenimento di nutri e e ungulati) delle nostre montagne e stigmatizzando i comportamenti che conducono i lupi in prossimità delle attività umane, ricordano che, «quando si parla di lupo, non esistono differenze politiche, destra e sinistra sono sovrapponibili, una sequela seriale di copia/incolla. Sorprende in particolare che chi ha ricoperto nel recente passato incarichi istituzionali regionali in tema di aree protette e tutela della Biodiversità, si accodi al populistico slogan “difendiamo le comunità”.
Le elezioni politiche del 2027 sono dietro l’angolo e ci si sta muovendo alla ricerca di consenso. Riteniamo grave, in altre parole, che la politica tutta continui ad assecondare una narrazione che contrappone i benefici universali alla salute generati dalla biodiversità e da ecosistemi funzionali ed integri alla necessità di reimparare a coesistere con la fauna in un ambiente mutato, ovvero ritornato all’originaria ricchezza di specie, carnivori inclusi. A patto che si intraprenda seriamente una strada di risoluzione del conflitto, dove ai cittadini vengono forniti gli strumenti adeguati per ridurre al massimo gli effetti negativi, i grandi carnivori non rappresentano una minaccia per le comunità locali, non in misura maggiore, per esempio, delle decine di vittime causate dagli incidenti di caccia ignorati con vergognoso cinismo dalla politica locale e nazionale. Gli indennizzi economici per i capi di bestiame sono già presenti da tempo, occorre anche un intervento culturale per modificare alcuni comportamenti che si ritengono normali, come lasciare gli animali incustoditi, ma che sono frutto di intenso bracconaggio perpetrato in passato ai danni del lupo e che lo avevano portato sull’orlo dell’estinzione. La coesistenza tra uomo e fauna selvatica richiede conoscenza, prevenzione e collaborazione fra enti, autorità scientifiche e cittadini», aggiungono.
«Le istituzioni - dichiarano le associazioni - non devono rincorrere la propaganda che criminalizza il lupo, ma farsi promotrici di un approccio equilibrato, fondato su dati scientifici e sul sostegno concreto agli allevatori e ai cittadini che vivono nei territori montani. Lavoro della politica nel suo più alto senso è quello di saper contemperare le diverse necessità ed esigenze». Poi le associazioni ricordano anche come esistano strumenti e buone pratiche già attive in molte aree appenniniche: recinzioni elettrificate, cani da guardiania, indennizzi per danni accertati e attività di informazione su comportamenti rischiosi rivolte alla popolazione. È su queste misure che occorre investire, non su campagne di paura o richieste di abbattimenti che non hanno alcun fondamento tecnico».
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