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Anche a Parma in tanti vorrebbero un'arma in casa

Anche a Parma in tanti vorrebbero un'arma in casa

01 Aprile 2019, 12:17

Le procedure e le raccomandazioni di esperti e addetti ai lavori

Italiani popolo di navigatori, poeti e pistoleri? A seguire le polemiche e i proclami che occupano da qualche giorno le pagine dei giornali - dopo la recente legge sulla legittima difesa - sembrerebbe di sì. E, facendosi portare dal flusso dei commenti sempre più allarmati, e allarmistici, sembra che la priorità di un numero sempre crescente di persone sia quello di procurarsi un'arma. Il rischio è che poi avendola, finiscano per usarla.

«In realtà la situazione è differente. E non si registra per ora un vero boom di richieste di pistole», spiega Pietro Del Grano, titolare del negozio Centro Armi, in via Serao, nella zona di San Leonardo.

«Tuttavia dobbiamo notare è che da qualche tempo ci sono parecchie persone che vengono a chiedere informazioni su quale sia la procedura per possedere una pistola o un fucile. Noi spieghiamo quale sia il percorso da seguire, ricordiamo che occorre superare visite mediche, un corso e poi ottenere l'autorizzazione dalla questura. Saputo questo, la maggior parte di queste persone non tornano più».

Insomma, di fronte alla prassi rigorosa imposta dalla legge la maggior parte dei potenziali acquirenti perde l'entusiasmo.

E nonostante i motivi che li spingono ad informarsi («sono esasperato dopo l'ennesima visita dei ladri», «ho paura per la mia incolumità», «vorrei difendere la mia attività») l'idea di dover affrontare la burocrazia, pagare qualche centinaio di euro tra marche da bollo e parcelle e aspettare anche quattro mesi per poter impugnare il revolver, toglie a molti la convinzione.

«E' così, per il momento non c'è nessuna corsa alle armi», conferma il titolare dell'armeria Stock house center di via Padre Lino. Che anzi sottolinea come molti scelgano di rottamare le armi che per caso si trovino ad ereditare. «L'ulteriore riprova che si tratta di un mercato in calo lo dicono i numeri: a Parma negli ultimi anni molte armerie hanno chiuso. Ormai siamo rimasti in due o in tre».

Un fenomeno da monitorare ma senza eccessi? Pare di si, come spiega anche Giorgio Stecconi Bortolani, presidente della sezione di Parma del Tiro a segno nazionale, il luogo deputato per seguire il corso obbligatorio per portare armi.

«C'è stato un incremento negli anni scorsi dopo un cambiamento legislativo, ma ora siamo tornati ai numeri del passato. Nel 2018, per esempio, abbiamo gestito 270 abilitazioni. In più occorre ricordare che una parte di queste riguardavano persone che avendo ereditato armi dovevano essere autorizzate per poterle maneggiare e conservare nella propria abitazione».

Insomma, l'interesse c'è. Ma da questo a ipotizzare il temuto far west ce ne corre. Il motivo, secondo gli addetti ai lavori, starebbe proprio nelle regole che governano il settore: stringenti e rigorose. Per una volta tanto tutti sono d'accordo sul fatto che in Italia si fanno le cose per bene.

«Per ottenere un porto d'armi sportivo è necessario rivolgersi al proprio medico. Il dottore deve certificare equilibrio psichico e capacità fisiche. Ed escludere abusi di sostanze o altri problemi incompatibili con il possesso di una pistola. Il secondo passaggio invece prevede una altra visita con un medico militare o dell'Ausl che confermi quello che ha già sancito il primo dottore. Una volta ottenuta la documentazione medica si deve seguire un corso teorico-pratico al poligono che insegna come gestire in sicurezza un'arma e mette alla prova le capacità nell'utilizzo. Solo chi lo abbia seguito ottiene un'abilitazione che deve essere presentata in questura. Dove vengono svolti approfonditi controlli sul presente ma anche sul passato del richiedente. Se c'è anche la più piccola magagna la domanda viene scartata».

E sempre secondo chi queste cose le conosce il lavoro delle forze dell'ordine in questo senso è assai scrupoloso: «Serve un comportamento davvero integerrimo per ottenerlo e per conservarlo. Anche un piccolo sbaglio comporta il ritiro del porto d'armi E non dimentichiamo che dopo cinque anni occorre rinnovarlo».

Il timore di vedere quindi frotte di novelli tiratori scelti per le strade pare scongiurato. Anche perché il porto d'armi per difesa personale - quello cioè che permette di andare in giro con la pistola nella fondina - viene concesso davvero in pochissimi casi. E secondo dati approssimativi, parliamo di poco più di duecento persone in tutta la provincia mentre la gran parte dei casi riguarda il porto per uso sportivo. In quel caso l'arma fuori casa deve essere scarica e chiusa in una custodia adeguata.

Detto tutto questo resta il problema a monte, quello che spinge molti parmigiani a chiedere informazioni ai rivenditori e a sognare di mettersi in casa un'arma da fuoco: la paura. La paura di essere aggrediti e derubati, di trovarsi di fronte qualcuno pronto a fare del male.

E la paura, si sa, è una pessima consigliera. Soprattutto quando sotto mano si può avere un oggetto che spara proiettili. E può uccidere. r.c.

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