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Tratta dei baby calciatori, patteggiano anche i genitori fasulli

Tratta dei baby calciatori, patteggiano anche i genitori fasulli

03 Aprile 2019, 12:47

Georgia Azzali

I genitori in Italia. E i bambinetti dai piedi promettenti in arrivo dall'Africa. Un semplice ricongiungimento, e il gioco era fatto. Peccato che tutto fosse solo apparentemente regolare. Perché spesso del sangue di mamma e papà non avevano nemmeno una goccia. Genitori prestati all'uso, secondo l'accusa, trovati da Giovanni Damiano Drago, l'agente parmigiano dei calciatori a capo dell'organizzazione che riusciva a far sbarcare in Italia i giovani talenti. Un paio di settimane fa è toccato a lui - oltre che ai suoi due complici più stretti - chiudere i conti con la giustizia, e ieri è stata la volta dei finti genitori ivoriani dei ragazzini e dei (veri) genitori di Drago. Daouda Cisse ha patteggiato 1 anno, 8 mesi e 20 giorni, oltre che 20mila euro di multa; stessa pena per Temonahin J Patricia Guin, ma multa dimezzata; 1 anno, 7 mesi e 20mila euro per Bly Blaise Tehe. Pene sospese per tutti, considerando anche che nessuno aveva macchie nel proprio passato. Il gup Mattia Fiorentini ha poi rinviato a giudizio Bruno Drago e Gisella Alderuccio, padre e madre del procuratore parmigiano, oltre che l'ivoriana Honki Julie Djedje. Il processo prenderà il via il 29 maggio. Ruoli diversi nella tratta dei baby calciatori dall'Africa. Anche se tutti avrebbero violato le norme sull'immigrazione. C'erano i genitori «tarocchi» come Cisse e Gui: il primo aveva attestato di essere il papà di due bambini arrivati a Parma, mentre la donna giocava il ruolo della madre di un altro ragazzino. Erano loro ad occuparsi, tra l'altro, dell'iscrizione a scuola, oltre che delle vaccinazioni. Djedje, moglie di Yves Demoya Gnoukouri - uno dei due che avrebbe collaborato più attivamente con Drago - era diventata la «mamma» dei due baby calciatori più noti: Assane e Zate Wilfried Gnoukouri, fino a qualche anno fa tutti e due in forza all'Inter, uno in prima squadra, l'altro nelle giovanili.

Dall'Africa a Parma, ma violando ogni regola, secondo la procura, anche quelle federali: 5 i ragazzi (classi dal '94 al 2004, considerando che ad Assane Gnoukouri, oltre al nome falsificato, gli sono stati «tolti» due anni) portati in Italia tra il 2013 e il 2015. E i compiti di Bruno Drago e Gisella Alderuccio? Si sarebbero occupati della gestione dei ragazzini portati nel nostro Paese e alloggiati a casa loro. Protagonisti e comprimari, ma tutti avrebbero fatto andare avanti il business. Perché erano i soldi, secondo gli inquirenti, il motore dell'operazione. Nessuna opera benefica, anche perché ai ragazzini sarebbero rimaste solo le briciole. Ma per il regista il «cachet» sarebbe stato stellare. E' lo stesso Drago, al telefono con un amico, un imprenditore romano, a parlare del suo giro d'affari. A spiegare quanto gli possono fruttare quei giovanissimi talenti. «... speriamo bene, io spero solo, solo una pre... una presenza - dice nella chiamata intercettata il 9 novembre del 2016 - ... se ne faccio una, sono duecentocinquantamila euro, ma che c... me ne frega poi dell'Inter, del Milan».

Una sola discesa in campo, e il bottino era assicurato, secondo Drago. Parlando sempre con l'amico propone la sua «ricetta» per fare affari anche in Mali. «... c'ho l'aggancio, che è il dirigente della... della Nazionale A - spiega -... è quello che fa i visti per i giocatori e lui, sai, in Africa, basta che proponi il business... basta che gli fai guadagnare quattro lire e questi qua ti aprono le porte!». E ai ragazzini bastava promettere un sogno.

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