Luca Molinari
Ogni parmigiano (e ogni italiano), getta circa 100 grammi di cibo al giorno, fra ciò che rimane nel piatto, nel frigo e nella dispensa di casa. Una quota che moltiplicata per 365 giorni all’anno, sfiora i 37 chili di alimenti, per un costo di 250 euro all’anno. E’ quanto rivelano i dati del rapporto 2018 dell’Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market – Swg. La fotografia dello spreco alimentare in Italia è stata scattata attraverso i “Diari di Famiglia dello spreco”. In sostanza, centinaia di famiglie di tutta Italia hanno preso nota del cibo gettato, della tipologia e delle cause che hanno determinato lo spreco. Ogni famiglia, in media, getta 84,9 kg di cibo nel corso dell’anno: a livello nazionale significa sprecare circa 2,2 milioni di tonnellate di cibo in un anno, per un costo di 8,5 miliardi di euro. La famiglia media spreca circa 1,5 kg di cibo ogni settimana e il pasto incriminato è la cena, quando si spreca in media 1 volta e ½ più che a pranzo. Cosa si getta, nelle case degli italiani? La verdura e frutta fresca guidano questa ‘hit’ infausta, seguite da pane fresco, cipolle e aglio, latte e yogurt, formaggi, salse e sughi. Tutti “confessano” di aver buttato negli ultimi 7 giorni almeno un etto di pane e pasta, salse e sughi, frutta, yogurt, prodotti surgelati o per la colazione. Ma anche dolci, legumi, bevande alcoliche. Come invertire la tendenza e far scattare un impegno sul fronte della prevenzione e riduzione degli sprechi alimentari? Secondo il 96% degli italiani occorre un attento controllo su quanto serve, prima di fare la spesa. Ma il 94% propone anche di congelare il cibo che non si riuscirebbe a mangiare a breve, di fare attenzione alle quantità di alimenti che vengono cucinate e di verificare che i cibi siano realmente scaduti prima di buttarli. Per quanto riguarda i provvedimenti che gli italiani auspicano da parte dei governanti per contrastare lo spreco alimentare, in pole position figurano le iniziative di sensibilizzazione, rivolte alle scuole e ai cittadini per evidenziare il danno economico ed ambientale legato allo spreco. A livello di tecnologie, vengono ritenuti necessari sistemi di pianificazione della spesa, packaging intelligenti che cambiano colore e sistemi di controllo delle temperature del frigo. Ai figli, invece, cosa si insegna? A non sprecare il cibo (ovviamente) e a scegliere la qualità, la stagionalità del cibo e il risparmio nell’acquisto. Soltanto per 4 italiani su 10, lo spreco è diminuito. Significa che parecchio resta da fare perché comportamenti virtuosi scattino nei restanti 6 italiani che sono in larga misura consapevoli della questione, ma non hanno ancora adottato abitudini di prevenzione o riduzione dello spreco del cibo a casa loro. A breve infine prenderanno il via le iniziative della campagna Spreco Zero per i primi 20 anni di Last Minute Market, in vista della data simbolica del 5 febbraio 2019, 6ª Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco. «Tutti possiamo dare il nostro contributo all’obiettivo #famezero #sprecozero – spiegano i promotori - acquistando solo ciò che serve realmente, compilando liste precise che non cadono nelle sirene del marketing, scegliendo alimenti locali e di stagione basati sulla dieta mediterranea, consultando etichette e scadenze, utilizzando al meglio frigo, freezer e dispensa per gli alimenti senza stiparli alla rinfusa».
Social market
Da argomento della tesi di laurea di un detenuto, ad “antidoto” contro lo spreco alimentare. Il “Social Market”, gestito tramite l’associazione “San Cristoforo - Un pezzo di strada insieme onlus“, è nato nel 2004 dall’idea di un detenuto ospite dell’organizzazione. La sfida - all’epoca fortemente innovativa per Parma - era quella di proporre ai negozi di alimentari ed ai supermercati del territorio, il recupero degli alimenti in prossimità della data di scadenza. Lo scopo iniziale non era tanto la lotta allo spreco alimentare, quanto più uno stimolo verso la grande distribuzione a donare cibo in soccorso alle persone bisognose. Il tutto garantendo la distribuzione e la riutilizzazione, da parte di enti no-profit, del cibo ormai destinato al macero, sebbene ancora edibile. Grazie all’impegno e alla lungimiranza di don Umberto Cocconi, presidente dell’associazione San Cristoforo, una bella idea si è trasformata in una preziosa realtà. Tante le necessità a cui l’associazione si è trovata a far fronte: risorse umane che si occupassero della logistica, luoghi dove stoccare la merce, adeguati mezzi per il trasporto. Fondamentale inoltre reperire delle quantità di cibo congrue, per non rendere i costi di gestione insostenibili. Per questa ragione, il progetto “Social Market” è stato trasferito per qualche tempo alla Coop Eumeo e quindi alla Coop EMC2 Onlus che lo hanno fortemente incrementato, anche grazie ad alcuni finanziamenti. Nel frattempo, nel 2010 grazie a Forum Solidarietà, è nata la rete di collaborazione tra 15 organizzazioni di volontariato, tra cui la San Cristoforo, che hanno fondato “Cento per uno onlus”, la realtà che ancora oggi gestisce il progetto “Emporio Market Solidale” divenuto un’eccellenza nella lotta allo spreco.
Dal 28 Febbraio di quest’anno infine, il servizio “Social Market” è ritornato alla San Cristoforo, che lo gestisce con il prezioso ausilio di due operatori e diversi volontari, equipaggiati da mezzi frigoriferi ecologici ed all’avanguardia. Tramite un accordo con i supermercati Conad e Coop-Alleanza 3.0, siglato in marzo, l’associazione San Cristoforo Onlus ogni giorno, dal lunedì al sabato, ritira nei supermercati ed ipermercati della città i cibi in scadenza. Senza finanziamenti esterni, vengono distribuite mensilmente più di 15 tonnellate di beni alimentari recuperati, per destinarli ad oltre 200 utenti e ridistribuirli a numerosi enti no profit: Mensa di Padre Lino; mensa del povero della Caritas diocesana, Emporio solidale, Caritas (parrocchia di San Giovanni Battista), Associazione cattolica internazionale al servizio della giovane, coop sociale il Ciottolo, cooperativa sociale Avalon, associazione Talita Kum di Salsomaggiore. Il progetto ha anticipato, di fatto, quanto previsto con la legge n. 166/2016 (Legge Gadda contro lo spreco alimentare), che ha favorito questo genere di recupero prevedendo dei benefici fiscali e spiegando la fondamentale differenza tra data di scadenza (oltre la quale il cibo non può essere consumato perché non più microbiologicamente adatto al consumo) ed il Tmc (Termine Minimo di Conservazione) che invece consente il pieno utilizzo dei beni alimentari che conservano qualità organolettiche e microbiologiche, malgrado il loro aspetto estetico non sia sempre perfetto. In sostanza questa normativa assicura vantaggi importanti per i donatori e garanzie assolute per i destinatari certi che il cibo, seppur ricevuto gratuitamente, non è per nulla dannoso.
ParmaNonSpreca
Ammonta a circa un milione di euro il valore dei prodotti alimentari recuperati annualmente da “ParmaNonSpreca”. Un servizio che consente di dare risposta ai bisogni delle oltre 1.300 famiglie in difficoltà economica che ogni giorno si rivolgono ai market solidali e alle mense del povero del nostro territorio. Il progetto è partito nel 2013 per coniugare la lotta allo spreco alimentare con la solidarietà, venendo incontro ai bisogni crescenti delle famiglie povere. «ParmaNonSpreca – spiega Arnaldo Conforti, direttore di Forum Solidarietà – è nata quando abbiamo assistito a una vera e propria esplosione della povertà a Parma. Tanti enti bussavano singolarmente alle porte per aziende di Parma abbiamo così pensato di organizzarci per richiedere un aiuto in modo corale e senza dispersioni o storture. Alle aziende parmigiane abbiamo detto: vi chiediamo uno sforzo straordinario ma ci impegniamo a offrire un servizio strutturato che risponda ai bisogni di tutti». Nei primi anni il lavoro della piattaforma era dedicato unicamente al ritiro del cibo a lunga conservazione. Poi, grazie a Iren, la raccolta è stata allargata ai prodotti freschi e cucinati. «L’obiettivo era quello di ampliare la rete dei potenziali donatori (mense, aziende, mercati, negozi) recuperando prodotti alimentari prossimi alla scadenza, ma soprattutto cibi freschi e cucinati – continua - In questo modo si riescono a sostenere il maniera adeguata le crescenti richieste e si differenzia l’offerta alimentare». I dati sulla raccolta di ParmaNonSpreca sono in costante crescita. Come sottolineato in più occasioni da Maurizio De Vitis, referente di ParmaNonSpreca, «la crescita del progetto dipende anche dal numero di volontari disponibili ad andare a recuperare il cibo in forni e supermercati».
Per informazioni: info@parmanonspreca.it; www.parmanonspreca.it. ParmaNonSpreca nasce da un accordo sottoscritto da Fondazione Cariparma, Forum Solidarietà, Emporio market solidale, Caritas, Consorzio di solidarietà sociale, Provincia e Comune di Parma. I partner del progetto ParmaNonSpreca sono le principali associazioni di categoria del territorio: Ascom, Confartigianato, Cna, Coldiretti, Confcooperative, Gruppo imprese artigiane, Confesercenti e l’Unione Parmense degli Industriali. Fondamentale inoltre il sostegno di Iren per consentire il recupero dei cibi freschi e cucinati.
Colletta alimentare
Il grande cuore di Parma si è mostrato, lo scorso fine settimana, in una raccolta di generi alimentari da record: ben 101 tonnellate di cibo che sono state distribuite ieri nella sede logistica del Banco Alimentare all’Interporto di Fontevivo. Cartoni, ceste, pacchi sono stati caricati per tutta la mattinata sui furgoni delle 81 associazioni caritative del territorio convenzionate da un piccolo esercito di volontari composto anche dai ragazzi dell’Istituto Solari e dai richiedenti asilo di Svoltare Onlus e già da oggi permetteranno di aiutare circa 15mila persone. «Dopo molti anni che diminuivano le quantità raccolte, abbiamo avuto un incremento sulla raccolta nazionale – ha sottolineato Virgilio Pasimeni, responsabile del magazzino -. Vogliamo ringraziare chi ha contribuito all’organizzazione di questo evento, gli oltre 2200 volontari che sabato scorso hanno lavorato all’uscita dei negozi di alimentari e gli esercenti che ci hanno ospitati per questo importante appuntamento». c.d.c.
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