MARA VAROLI
«Con i primi soldi che ho guadagnato a Parma, nel 1975, ho costruito una bella casa ai miei genitori, per ricambiare di quello che mi hanno dato». Poche parole e un cuore grande: lui è Lucido D'Alessandro, pizzaiolo e scrittore, nato a Fogna, poi divenuta Villa Littorio in provincia di Salerno, il 29 luglio 1949 da papà Pasquale, invalido di guerra e poi vigile urbano, e mamma Angelina, che lavorava la campagna. Quattro fratelli, tutti maschi, e solo pochi anni alle elementari, «perché mio padre aveva bisogno nei campi», ricorda Lucido. Un'infanzia faticosa, con la pleurite curata con la penicillina nel 1956. Un'infanzia tra terra da zappare e pecore da accudire, ma sempre con un libro in mano. Con la passione per la letteratura, spirito di iniziativa, di sacrificio e una valigia colma di valori, Lucido D'Alessandro non solo è riuscito ad avere la sua pizzeria e guadagnarsi la stima di molti, ma anche aprire una strada ai propri figli e ricevere dal presidente Napolitano il 2 giugno 2008 l'onorificenza di cavaliere al merito della Repubblica. C'è la soddisfazione di avercela fatta, qui a Parma: e per ringraziare la città per questi 50 anni ha scritto una lettera alla Gazzetta, pubblicata ieri in prima pagina.
«Dopo aver terminato la scuola serale per avere la quinta elementare - ricomincia D'Alessandro - a 18 anni mi è venuta voglia di emigrare, perché giù c'era poco. Così grazie all'amico Giuseppe Grippo che lavorava alla pizzeria Orfeo l'11 dicembre 1968 sono arrivato alla Stazione di Parma: avevo un bel vestito, quello della domenica, ma troppo leggero per il freddo del Nord». All'Orfeo di via Carducci Lucido ha iniziato come lavapiatti, ma poi il titolare Mirello Del Picchia con la moglie Tilde lo hanno fatto entrare in pizzeria: «Mi dissero "Sei sprecato" e così imparai a fare le pizze - continua -. Dopo tre anni con il mestiere in tasca e con l'aiuto di mio padre nel 1971 comprai una torrefazione in via Giacomo Ulivi». Tanto lavoro ma anche le nozze, quando nel 1973 riuscì a tornare a casa, al Sud: «E lì ho conosciuto una bella morettina di nome Angelina - si commuove Lucido -, dopo pochi mesi ci siamo sposati». E' lei la donna che gli ha dato ben quattro figli: Nicola che gestisce la pizzeria a Santa Maria del Piano, Luciano che ha la pizzeria in piazza a Torrechiara, Pio nella pizzeria di piazzale Mattarella ed Elena che lavora alla Banca Popolare di Sondrio a Parma. Figli che prima di conquistarsi il «posto» hanno studiato, si sono laureati, grazie a mamma e papà. Un'eredità che Lucido ha conservato gelosamente e che lo ha portato a raggiungere la vetta: «Nel 1972-73 ho trasformato la torrefazione di via Ulivi in pizzeria Sant'Elena, come la protettrice del mio paese - racconta Lucido -: è stata la prima pizzeria da asporto e non è stato facile avere la licenza definitiva per questo tipo di servizio. Ma dopo un anno, la pizzeria funzionava benissimo, tant'è che nel 1975 non solo ho comprato la licenza ma anche l'appartamento». La Margherita, la Napoletana, le famose tartine e le focacce. In quegli anni, D'Alessandro ha iniziato a servire tutte le migliori pasticcerie e nel 1976 i bar, grazie all'aiuto del fratello Rosario, ora alla P.Fo.Nomia, e ai cognati Giuseppe, purtroppo scomparso, e Mario, attualmente alla pizzeria Il Punto di via Enza. Bar, forni e il Chiosco del Parco Ducale, che veniva rifornito di toast. Idee e un entusiasmo contagioso, che trapela ancora oggi dai suoi racconti, nonostante la malattia. Sì perché a giugno di quest'anno a Lucido è stato diagnosticato un tumore maligno all'intestino: un'operazione e le terapie, ma lui non molla. «Nel 1983 in famiglia ci siamo divisi consensualmente: i miei cognati e mio fratello si sono presi il laboratorio e io sono rimasto nella pizzeria di via Ulivi, con asporto e 50 posti a sedere. Ma nonostante le 15 ore lavorative al giorno sono riuscito anche a prendere la licenza media - sorride lo scrittore -. Senza i libri non riesco a stare». D'Alessandro è stato anche consigliere della Tep dal 1990 al 1997, dal 1998 al 2004 consigliere generale dell'Ente Fiere di Parma, dal 2007 al 2012 consigliere della Quartiere Cittadella e coordinatore della Quarta commissione. Dal primo aprile del 2004 è in pensione, ma continua a indossare il grembiule, tant'è che oggi è arrivato a 56 anni di contributi, «con l'orgoglio - confessa - dell'operaio. Ma poi è arrivata la malattia e mi sono detto: "Lucido tocca a te". Così ho riunito la famiglia e ho detto a tutti: "Io mi fermo qui, ma voi dovete andare avanti". Forse sono stato un po' severo, perché non volevo troppe lacrime. Fortunatamente sono curato in modo eccellente. Vorrei - conclude - ringraziare tanto i medici e le infermiere dell'ospedale Maggiore per l'attenzione e l'alta professionalità. Vorrei ringraziare Luigi Marchesi della Città di Parma, Federico Marchesi e Francesca Pucci del Maggiore, ma anche il medico di famiglia Gabriele Barani. Senza dimenticare la mia città: Parma ha accolto noi meridionali a braccia aperte e i parmigiani hanno sempre apprezzato i prodotti della nostra terra e la nostra simpatia».
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