BORGO DEL NAVIGLIO - L'omicidio di Sissi e i dubbi su Lucheni
L’imperatrice Elisabetta di Baviera venne uccisa il 10 settembre 1898 a Ginevra da Luigi Lucheni. Che l’allora venticinquenne Lucheni avesse origini parmensi non è una novità. La curiosità è nel sentire narrare le sue scorribande proprio nei borghi dove è cresciuto, cercando di immaginare lo spaccato di sopravvivenza ribelle di quella Parma popolare di fine Ottocento. L’architetto Bissi ha radunato gli «investigatori» nell’«Averta» di borgo del Naviglio, nella piazzetta con la targa a ricordo dell’anarchico Antonio Cieri. Anche Lucheni, quando venne arrestato, si dichiarò anarchico, ma gli anarchici lo ripudiarono. Sua madre rimase incinta quando era a servizio di una facoltosa famiglia di Albareto e, per evitare lo scandalo, venne costretta a trasferirsi a Parigi dove partorì in gran segreto. La giovane donna abbandonò subito il figlioletto per emigrare negli Stati Uniti. Da un orfanotrofio all’altro, da Parigi il piccolo Luigi rimbalzò in quello di Parma. Poi venne affidato (con tanto di assegno per il mantenimento) alla famiglia Monica di borgo del Naviglio. Marchiato da questa esistenza da subito travagliata, Luigi Lucheni non riuscì neanche a restare attaccato alla divisa militare. Dopo aver combattuto e fatto l’attendente a Napoli andò negli Stati Uniti, poi tornò in Europa e si fermò a Losanna. Nella libera Svizzera frequentò ambienti rivoluzionari e si mise in testa di dover fare un attentato: prese di mira il Duca d’Orléans, pretendente al trono di Francia, che però ritornò a Parigi ancora prima che il killer si organizzasse. Ed ecco che Luigi, costretto a cambiare obiettivo, mise in atto il regicidio di Sissi colpendola a morte con una lima, ben affilata da un arrotino di Losanna, che Lucheni teneva nascosta dentro ad un mazzo di fiori. Il ribelle assassino agì veramente di testa sua? Della sua mente confusa (secondo Lombroso in Sissi vedeva la madre che l’aveva abbandonato) se ne erano forse approfittati i servizi segreti anti-austriaci? In carcere Luigi cominciò a scrivere le sue memorie ma, alla vigilia della stesura degli ultimi e decisivi capitoli, lo trovarono impiccato in cella: era il 19 ottobre 1910. Come mai il condannato disponeva ancora della cintura con la quale si uccise? O fu piuttosto strangolato per evitare che nelle ultime pagine dell’autobiografia raccontasse chi orchestrò per davvero l’assassinio di Sissi? Agli «investigatori» parmigiani un finale a scelta.
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