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Pfm, l'immortale magia del prog

Pfm, l'immortale  magia del prog

di Michele Ceparano

28 Dicembre 2018, 06:10

La notte dell’ultimo dell’anno, per cui è iniziato il conto alla rovescia, la Premiata Forneria Marconi suonerà in piazza Garibaldi e quindi forse è giusto che questa rubrica chiuda il 2018 con uno dei sioi  album più importanti: “Photos of ghosts”. Terzo lavoro in studio della Pfm uscito nel '73, quest'anno ha festeggiato il suo quarantacinquesimo compleanno. Rappresenta un disco fondamentale per addentrarsi e scoprire il periodo più bello di quella che assieme al Banco del Mutuo Soccorso è la più importante band di progressive rock italiano. Un prog tricolore che riuscì anche a uscire  dai confini del Belpaese, proprio grazie a gruppi come la Pfm, il Banco ma anche Le Orme. In particolare la Pfm piacque a Greg Lake, del mitico supergruppo Emerson, Lake & Palmer, che la fece conoscere nel Regno Unito,  “patria” del prog. Bisognava però ricreare i testi in inglese. A questo pensò Pete Sinfield, che legò il suo nome ai King Crimson e appunto a Emerson, Lake & Palmer. E il disco che uscì nel '73 fu proprio “Photos of ghosts”. Quasi tutto in lingua inglese, contiene, oltre all’inedita e strumentale “Old rain”, sei brani dei primi due album della band che tanto avevano impressionato: “Storia di un minuto” (che contiene "Impressioni di settembre")  e “Per un amico”. Tra le tracce ci sono le indimenticabili “Celebration” (titolo italiano “E' festa”) definita “a meta tra prog e tarantella”, “Photos of ghosts” (“Per un amico”), dalle atmosfere incantate che saranno sicuramente piaciute a uno come l'ex Genesis Anthony Phillips, e “Il banchetto”, tra i pezzi forti della Pfm, mantenuta anche in questo album in italiano. “Mr. 9 'till 5” (“Generale”) è un altro classico. Più prog - un genere la cui magia non passa, anche grazie alla Pfm  -   che mai. “Promenade the Puzzle” (“Geranio”) chiude un gran bel disco. Da cui Franz Di Cioccio e soci la notte dell'ultimo in Piazza pescheranno sicuramente. 

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