Georgia Azzali
Un futuro tra altre anime disperate. In una Rems, una di quelle strutture che hanno sostituito gli ospedali psichiatrici giudiziari. Forse la stessa residenza di Mezzani in cui l'ex promessa del calcio è rinchiuso da più di un anno. Solomon Nyantakyi era totalmente incapace di intendere e volere quando straziò i corpi della madre Patience e della sorellina Maddy: è la «verità» degli specialisti nominati lo scorso luglio dal gup Alessandro Conti. L'ultima parola spetta al giudice, ma il risultato della perizia porta dritto all'assoluzione di Solomon, che però dovrà rimanere per non meno di 10 anni in una Rems. Secondo i due psichiatri milanesi Paolo Abbate e Mario Massimo Mantero, infatti, il ragazzo - 22 anni, origini ghanesi - è anche socialmente pericoloso, tuttavia è in grado di «stare a processo». La perizia verrà assunta domani in incidente probatorio, nel contraddittorio delle parti, così entrerà di diritto nel fascicolo del processo. Che a questo punto è destinato a chiudersi in breve tempo.
Un disturbo schizofrenico paranoide: le ossessioni e i deliri di Solomon sono nati da quel dolore che l'ha divorato. Anche Renato Ariatti, il consulente nominato dal pm Paola Dal Monte, aveva scavato nel mondo interiore di Solomon arrivando alla stessa conclusione. Ma sarà la perizia super partes disposta dal giudice a segnare il destino del processo. E di Solomon. «E' una conclusione in linea con tutte le valutazioni e le diagnosi precedenti, tanto che ci eravamo opposti allo svolgimento della perizia - sottolinea Vincenzo Agostino Cecere, difensore del ragazzo -. La patologia diagnostica al ragazzo può rimanere, come nel suo caso, sotto traccia e portare improvvisamente a questi esiti violenti e tragici».
Otto mesi fa Solomon era anche scappato dalla Rems di Mezzani. Una fuga improvvisata e finita nel giro di un paio d'ore. Tanto era bastato per far sorgere qualche dubbio sulla sua totale incapacità di intendere e volere.
Ma ciò che è successo l'11 luglio 2017 non può che trovare risposta nel gorgo di disperazione e follia in cui era sprofondato il ragazzo. Era finito il suo mondo, il suo sogno di diventare un nuovo Cuadrado, dopo la prima partita con la maglia del Parma. Fallito il club gialloblù, erano evaporate anche le sue speranze. Ed erano cresciuti i fantasmi. Fino al massacro di quel pomeriggio d'estate nella casa di via San Leonardo. Sono circa le 2 del pomeriggio: è la madre la prima contro cui Solomon si avventa. «Abbiamo litigato, e poi ho cominciato a colpire», aveva detto subito dopo essere stato bloccato in stazione a Milano, la mattina successiva alla strage. Patience è in soggiorno e viene aggredita frontalmente: tenta di difendersi, però un colpo le lacera un polmone e un altro, nella zona intercostale, provoca una lesione gravissima al cuore. E' quello fatale, ma Solomon le ha già sferrato un'altra serie impressionante di coltellate alla nuca e sul dorso, oltre che al torace e all'addome.
L'obiettivo era Patience: gli inquirenti ne sono convinti. Perché i rimproveri che qualunque madre avrebbe fatto a un figlio forse un po' indolente, dopo il sogno infranto del calcio, ormai erano diventati insopportabili per Solomon. Per il suo equilibrio che correva sul filo della follia. E Maddy? Forse ha avuto semplicemente la sfortuna di essere in casa nel momento sbagliato. Solomon la aggredisce con lo stesso coltello con cui ha ucciso la madre, nonostante la bambina cerchi aiuto e tenti di scappare da quella casa che invece diventa una trappola mortale. Non respira più la piccola Maddy, ma il fratello prende una mannaia da cucina e le sferra un colpo sotto il ginocchio destro. Poi, l'accanimento su tutti e due i corpi. Fino a toccare l'abisso.
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