Paolo Borelli
«Moser, dinastia su due ruote». Questo il titolo di una mostra fotografica curata dagli storici di ciclismo Alessandro Freschi e Paolo Gandolfi, inaugurata presso la Rocca Sanvitale di Sala Baganza nel nome di Tarcisio Persegona, imprenditore e mecenate di ciclismo scomparso nel novembre scorso, ricordato anche dall’amico fraterno Corrado Cavazzini.
L’evento, promosso dell’appassionato Claudio Guareschi col patrocinio dell’amministrazione comunale, ha proposto in una sala gremita di amanti del grande ciclismo un «parterre de roi» con Francesco Moser, il fratello Diego, Vittorio Adorni , Claudio Torelli, storico coéquipier di Francesco, oltre al giornalista e scrittore Beppe Conti. Un agenda fitta di impegni quella di Francesco Moser che non ha voluto mancare all’appuntamento: «Lo devo soprattutto alla mia famiglia, base di tutti i miei successi (273 in carriera, ndr) e all’amico Tarcisio, che l’estate scorsa ho accompagnato nella scalata del suo 550° Passo Gavia, purtroppo l’ultimo della sua vita».
A fare gli onori di casa, il sindaco Aldo Spina che evidenzia come questi incontri di sport narrato siano ormai una tradizione per Sala Baganza, sottolineando che «l’idea di una dinastia nell’agonismo esprime una dimensione epica ma allo stesso tempo etica, in cui i valori familiari sono fondamentali». Aldo, Enzo (tragicamente scomparso nel 2008), Diego, Francesco e la seconda generazione con Leonardo, Moreno ed Ignazio: questi i nomi che una lunga galleria di immagini ritrae nel loro cammino sulle strade del ciclismo.
Percorso sintetizzato dal video con cui Alessandro Freschi apre la serata. Dal Gran Premio delle Nazioni del ‘59 vinto dal capostipite Aldo, che poi corse un «Baracchi» con Adorni, al trionfo di Moreno (unico italiano finora) alle Strade Bianche del 2013. Poi la maglia rosa di Enzo e la vicenda di Diego, pigmalione di Francesco al quale sono dedicati i momenti di gloria delle tre «Roubaix», del mondiale di San Cristobal nel ‘77, del record dell’ora, della Sanremo e del Giro d’Italia nell’84, anno d’oro del campione trentino.
Imprescindibile a questo punto l’intervento di Beppe Conti, storico delle due ruote, che in vista del centenario di Fausto Coppi ha presentato un proprio volume sui 10 più grandi di tutti i tempi, con le classifiche stilate da 23 influenti addetti ai lavori quali Gianni Mura, Massimo Gramellini, Auro Bulbarelli ed Ennio Doris, per citarne alcuni. Conti ha ricordato il «grande litigio» tra Moser, che poi vestirà il tricolore, e Saronni al Campionato italiano di Compiano dell’81. Un souvenir in proiezione al prossimo giugno quando il comune della Val Taro riproporrà la sfida per il titolo nazionale: «Imminente la presentazione ufficiale, col presidente della Regione Bonaccini, della doppia sfida tricolore: la cronometro del 28 giugno e la prova su strada del 30, evento che darà nuovo lustro alla terra di grandi cultori di ciclismo come Bruno Raschi e Lauro Grossi». L’incontro è poi proseguito sul filo della memoria e delle analisi tecniche.
«Ho un vago ricordo della leggendaria tappa del Bondone del ‘56 - ricorda Moser - ero bambino ma Aldo era in gara e io tifavo già per lui, poi ho scolpita in mente la prima tappa vinta al Giro con arrivo a Firenze nel ‘73: fu l’inizio di una carriera ricca di soddisfazioni». Ma chi è veramente il fuoriclasse Francesco Moser? «Sicuramente un precursore - spiega Adorni - sotto il profilo della preparazione scientifica. Senza di lui il ciclismo attuale non esisterebbe, ma non dimentichiamo la sua indicibile forza di carattere che lo ha portato ad ottenere sempre i risultati voluti». Per Torelli «corrergli a fianco era lo stimolo a dare il massimo».
Toccante, in conclusione, l’intervento di un commosso Luciano Armani in ricordo di Persegona: «Il 9 settembre scorso avevo appuntamento con Tarcisio per il nostro consueto giro in bici, ma quella mattina non è mai arrivato. Ora mi resta solo il ricordo di una persona straordinaria».
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