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Cassa sul Baganza, primo passo

27 Luglio 2015, 10:11

Il primo passo verso la sicurezza idraulica della città è stato compiuto: il progetto preliminare della cassa di espansione del torrente Baganza è pronto. A predisporlo è stata Aipo, l'Agenzia interregionale per il fiume Po (ex Magistrato del Po), in collaborazione con lo Studio Maione e l'Università di Parma. L'elaborato è stato depositato nei giorni scorsi in Regione. Ma dentro la buona notizia ce n'è anche una meno buona, che di sicuro non tranquillizza gli abitanti delle zone a rischio esondazione: se tutto filerà liscio, infatti, l'opera non sarà ultimata prima di sei anni e mezzo, vale a dire tra la fine del 2022 e l'inizio del 2023.

A certificarlo è il cronoprogramma allegato al progetto preliminare, che descrive nel dettaglio la durata di ogni singolo passaggio necessario per arrivare a realizzare l'infrastruttura. E se è vero che altri interventi minori di messa in sicurezza sono in programma lungo il tratto urbano del torrente, è vero anche che l'idea di stare ancora quasi sette anni senza la principale opera in grado di evitare altri disastri come quello dell'ottobre scorso non è certo rassicurante per chi vive nei quartieri maggiormente esposti. D'altra parte, si tratta di tempistiche tecniche e burocratiche inevitabili per un'opera di queste dimensioni e di questa complessità.

Un primo punto fermo, comunque, è stato messo con il progetto preliminare appena depositato, che delinea un'opera strutturalmente più ampia e con una capacità di contenimento delle acque maggiore rispetto a quanto previsto dal progetto preliminare del 2005. Secondo quanto riportato nel documento, infatti, «l'approfondimento dell'analisi idrologica e idraulica ha evidenziato la necessità di un obiettivo di sicurezza “allargato” da Parma a Colorno, introducendo parametri progettuali molto più severi per la cassa di espansione». Insomma, alla priorità di mettere in sicurezza la città, è stata aggiunta quella di mettere altrettanto in sicurezza Colorno.

In particolare, è stata prevista una riduzione del 40% della portata in uscita a valle della cassa. Infatti, se il primo progetto prevedeva una portata in uscita di 500 metri cubi al secondo, l'attuale progetto ne contempla 300: ovviamente, meno acqua esce dall'invaso, minore è il rischio di esondazione in città e a Colorno in caso di piene del torrente. L'altra principale novità riguarda la previsione di un bacino molto più grande rispetto a quanto progettato dieci anni fa: dai 3,4 milioni di metri cubi si passa infatti a 4,7 milioni, con un incremento quindi del 38%.

L'opera sarà realizzata nel tratto di torrente compreso fra Sala Baganza e l'abitato di San Ruffino, fra i comuni di Parma, Collecchio, Sala Baganza e Felino: la zona è pressoché la stessa del precedente progetto, individuata come la più idonea per le sue caratteristiche morfologiche, in quanto. come si legge nella sintesi progettuale, in quel punto «le pendenze del fondo si addolciscono rispetto al tratto di monte, permettendo di invasare volumi significativi con tiranti (cioè livelli dell’acqua, ndr) non troppo elevati e conseguentemente ridurre l'altezza delle arginature».

Il costo complessivo dell'opera è quantificato in 55 milioni di euro, di cui 37 milioni per lavori, 8,7 di Iva, quasi 5 milioni per acquisizione di aree da espropriare, 2 milioni per collaudi e il resto per spese minori. L'invaso e tutti i manufatti occuperanno una superficie di oltre 83 ettari (vale a dire più o meno l'equivalente di 120 campi da calcio), di cui quasi 53 ettari su aree private (che dovranno quindi essere espropriate) e circa 30 ettari su aree demaniali.

Tornando al cronoprogramma dell'opera, il prossimo passaggio sarà la progettazione definitiva, che dovrà essere terminata entro sei mesi. Dopodiché sarà la volta dell'acquisizione dei vari pareri (fra cui la Via, ovvero Valutazione di impatto ambientale), cosa che richiederà nove mesi. Altri nove saranno necessari per l'affidamento dei lavori e la progettazione esecutiva. A questo punto, se non ci saranno stati intoppi, saremo indicativamente a metà del 2017, quando dovrebbero partire il cantiere vero e proprio, che richiederà non meno di quattro anni di lavori. Finiti i quali saranno necessari ulteriori sei mesi per il collaudo dell'opera. Se le tempistiche saranno state tutte rispettate, potremo vedere l’opera in funzione a fine 2022 o a inizio 2023. Nella speranza che fino ad allora non si siano verificati altri eventi disastrosi come quello dell'ottobre scorso. r.c.

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