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«Da Sivori a Ronaldo, la mia Juve»

«Da Sivori a Ronaldo, la mia Juve»

11 Marzo 2019, 11:39

Carlo Brugnoli

Non ha mai fatto mistero della sua fede calcistica. Un romano, e che romano essendo stato primo cittadino della Capitale dal 2001 al 2008, con il cuore bianconero. Walter Veltroni, in questi giorni a Parma per la presentazione del suo nuovo film “C'è tempo”, parla della «sua» Juve alla vigilia di un match decisivo come quello da dentro o fuori con l'Atletico Madrid. L'ossessione Champions che agita i sonni dei tifosi di Madama e che rischia, anche quest'anno, di sfumare nella notte dell'Allianz.

L'esito della sfida con i «Colchoneros» rischia di accelerare una rifondazione della squadra e anche un cambio nella conduzione tecnica?

«A me pare che negli ultimi anni la Juventus abbia fatto cose incredibili. Quello che mi spaventa è che adesso per i tifosi appare normale quello che normale non è. Vincere otto scudetti di fila, quattro Coppe Italia e arrivare due volte in finale di Champions sono imprese eccezionali e uno dei grandi artefici di queste imprese è proprio Max Allegri».

Quindi non c'è nulla da cambiare anche se domani sera la Juve dovesse uscire dall'Europa?

«Sicuramente ci sono da operare innesti di elementi giovani e forti a centrocampo ma non arriverei a parlare di rifondazione. La squadra ha un'ossatura molto forte e purtroppo in Champions le è capitata l'avversaria più rognosa. Penso che da un lato le remuntade sono possibili ma dall'altro che c'è una squadra difficilissima da superare».

Si è ipotizzato un ritorno di Conte in panchina se Allegri dovesse decidere di lasciare Torino. Secondo lei è mai finito l'amore fra il tecnico della rinascita e la Juve?

«Non mi piace fare ipotesi di questo tipo. Negli ultimi anni si è costruito un ciclo importante anche grazie alle idee dell'allenatore ma la cosa importante è la rosa che si costruisce e i giovani, magari italiani, che potrebbero inserirsi in una intelaiatura già fortissima. Se dovessi identificare il punto debole di questa squadra è in mezzo al campo. Lì devono arrivare forze fresche per elevare il tasso tecnico del gioco.

Guardandola da tifoso, Ronaldo ha rispettato le enormi aspettative che si erano create in estate?

«E' banale dire che Ronaldo è un giocatore decisivo non solo per come fa giocare la squadra ma anche per come fa giocare gli avversari. Ha segnato 19 gol e non mi sembrano pochi nella sua prima stagione italiana. E' vero che forse ha deluso un po' in Champions segnando un solo gol, peraltro strepitoso, contro il Manchester United. Ma rimane un perno fondamentale di questa squadra e sono convinto che domani sera, contro l'Atletico, sarà uno dei protagonisti».

I cinque anni di Allegri sono stati costellati di successi ma l'allenatore livornese sembra non avere conquistato del tutto il popolo bianconero. Perchè secondo lei?

«Oggi Allegri, a mio avviso, è uno dei cinque migliori allenatori al mondo e gran parte della crescita della squadra negli ultimi anni è merito suo. Metterlo in discussione mi sembra pura follia. Teniamocelo stretto perchè diversamente potremmo rimpiangerlo».

Si dice che il campionato italiano sia poco allenante e di conseguenza anche la Juve fa fatica in Europa proprio per questo motivo. Condivide questa analisi?

«Dico solo che arrivare ad avere 18 punti di vantaggio sulla seconda non è sintomo di scarsa competitività del campionato italiano. Ritengo invece che sia una straordinaria impresa di un gruppo che da otto anni non ha rivali in serie A. In estate molte squadre si candidano a rivestire il ruolo di anti-Juve ma alla fine le loro speranze si infrangono contro lo strapotere di questa grandissima squadra. Non dimentichiamo che è stata costruita anche una reputazione internazionale che ci inserisce oggi fra i top club europei».

Quand'è che Walter Veltroni è diventato juventino?

«Come tutte le cose importanti è successo quando ero bambino. Nella prima partita che ho visto c'erano in campo Sivori e Charles, due eroi donchisciotteschi. Uno grande grande e potentissimo, l'altro piccolo ma cattivissimo che quando toccava la palla era pura poesia. Mi innamorai all'istante di quella squadra e non ci siamo mai lasciati».

E come si vive a Roma, da romano, la condizione di tifoso juventino?

«Ho fatto il sindaco di Roma e quindi può immaginarsi la difficoltà. Però quando la Roma ha vinto lo scudetto, nel 2001, ho festeggiato con i tifosi giallorossi. Da sindaco mi sembrava doveroso anteporre l'amore per la propria città alla fede calcistica».

Un pronostico sulla partita di domani sera?

«Preferisco non farne per scaramanzia. All'andata abbiamo giocato una partita remissiva, poco grintosa, senza quell'aggressività indispensabile in sfide di questo livello. Domani sera a Torino sono convinto che sarà un'altra cosa anche se l'impresa è quasi impossibile considerando non solo che devi fare due gol ma soprattutto non devi prenderne. Ci vuole la partita perfetta come tante ne abbiamo viste in questi anni da parte della Juventus. Io sono fiducioso».

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