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Fioriscono le discariche abusive: 152

06 Luglio 2015, 08:32

Chiara Pozzati

Parma pattumiera: sono ben 152 i siti che affondano nel ciarpame. Per la precisione si tratta di 146 depositi illegali mentre sei sono discariche abusive, dove quindi pesa lo spettro di un’organizzazione che si adoperi per creare lo spazio opportuno.

Parliamo di città e provincia e il bilancio – seppur parziale perché riguarda solo le segnalazioni della Forestale – fa paura. Questo censimento del degrado è il più aggiornato e fa male perché, a prescindere dalle denominazioni giuridiche, tutti si accorgono che la monnezza divora fossi, angoli di strada, greti dei torrenti.

Persino la tangenziale non si salva, come dimostrano le denunce più volte portate all’attenzione del giornale nei mesi scorsi. Ed è guerra aperta al lancio selvaggio che, sempre più spesso, non riguarda solo gli incivili che abbandonano i rifiuti domestici. Camion zeppi di materiale optano per lo «smaltimento fai da te» liberandosi degli scarti di aziende sul ciglio della strada. Per la serie meno costi e più tempo guadagnato.

La battaglia anti-degrado è dura specialmente per i custodi dell’ambiente per eccellenza, gli uomini della Forestale che, sebbene ridotti all’osso, non sono certo rimasti a guardare. I provvedimenti adottati sono 149: una sfilza di denunce, sequestri, indagini archiviate o tutt’ora in corso.

I comuni in vetta alla più triste delle classifiche? La mappa della spazzatura è presto fatta: Parma, Collecchio, Fontanellato, Fontevivo, Medesano, Montechiarugolo e Noceto. La metà delle segnalazioni arriva dal Comando stazione di Parma, quattro uomini con la «divisa verde» che da soli sorvegliano questi comuni. Ma al di là dei numeri, come funziona? E soprattutto a chi spetta arginare queste montagne di guai?

Tanto per iniziare occorre fare un distinguo: la maggior parte dei siti inquinati non sono discariche abusive, ma, legalmente parlando, depositi incontrollati. A mettere un punto fermo ci pensa la sentenza della Corte di Cassazione 203 del sette gennaio 2008. La discarica abusiva, infatti, «consiste nella realizzazione e allestimento a discarica di una data area, con la effettuazione, di norma, delle opere a tal fine occorrenti: spianamento del terreno impiegato, apertura dei relativi accessi, sistemazione, perimetrazione, recinzione», scrivono i giudici.

Al di là delle definizioni squisitamente giuridiche la partita sul degrado investe i vigili ambientali (per quanto riguarda soprattutto l’abbandono entro i confini urbani), la Forestale (maggiormente vocata, anche per numeri del personale, al controllo delle zone extraurbane della Provincia. Normalmente l’intervento scatta quando sono coinvolte ditte in casi di smaltimento illecito), e al Comune.

E proprio l’istituzione alla guida della città può intervenire maggiormente. Come? In caso di deposito incontrollato - il più delle volte si tratta di un provvedimento contro ignoti - viene inviata segnalazione al Municipio a cui spetta l’ordinanza di rimozione. Ma fra teoria e pratica, si sa, ci sta un mare di burocrazia. O, in questo caso, una montagna di spazzatura.

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