Georgia Azzali
Adagiato nel bagagliaio. E su quel pianale pochissime tracce di sangue. Giorgio Gobbi è stato ucciso da un fucile da caccia a pallini. Colpi che quando arrivano al bersaglio creano una «rosata», tanto più ampia quanto più è lontano chi spara. Ma l'assassino di Gobbi era sicuramente a una distanza ravvicinata, perché i pallini formavano un «alone» piccolo. Quasi invisibile a una primissima occhiata.
Un'arma comune, dunque. E diffusa. Tanto da lasciare ancora aperto qualunque scenario, anche se la criminalità organizzata preferisce solitamente andare a colpo sicuro con armamenti più sicuri e devastanti.
E' ancora troppo presto, però, per arrivare a conclusioni sulla matrice dell'omicidio del commerciante d'auto cremonese trovato morto venerdì pomeriggio all'interno della Range Rover posteggiata in un parcheggio di via San Leonardo. Non lo fanno gli investigatori, che non si lasciano sfuggire nulla. E abbozzano il solito: «Stiamo lavorando a 360 gradi». Resta il fatto che l'inchiesta, portata avanti dal Nucleo investigativo dei carabinieri, è ancora coordinata dal pm Andrea Bianchi. Se invece il «sigillo» mafioso fosse già certo, il fascicolo sarebbe passato alla Dda di Bologna.
Impronte e tamponi per il Dna
Ma la scena del crimine potrebbe dare presto alcune risposte. E già nelle primissime battute ha cominciato a parlare. Il sangue sul pianale su cui si trovava il corpo era esiguo. Ma non sarebbero nemmeno state rilevate tracce di lavatura. L'assassino o gli assassini potrebbero non avere avuto il tempo di fare alcunché, volendo sbarazzarsi subito di quel carico ingombrante. Ma tutto ciò potrebbe anche far pensare all'opera di non professionisti. Gente, insomma, che non si è preoccupata di ripulire la scena. Intanto, il Suv è stato ispezionato dagli uomini del Ris: sono state isolate alcune impronte digitali e sono stati effettuati tamponi per il Dna.
Il Gps e gli spostamenti
D'altra parte, però, se si è trattato di un delitto non premeditato (e tanto meno organizzato), va da sé che chi ha sparato volesse liberarsi il prima possibile del corpo. Un luogo ideale, quel parcheggio. Con centinaia di auto posteggiate, tra cui anche la Range Rover sarebbe potuta passare inosservata. E rimanere a lungo lì, se non fosse stato per l'antifurto collegato al Gps, che ha consentito agli investigatori di andare a colpo sicuro. Quello strumento che, ammesso sia dotato di una memoria particolarmente potente, potrebbe rivelare con precisione gli spostamenti di Gobbi tra giovedì verso mezzogiorno, quando ha salutato la fidanzata con cui viveva da un anno a Cicognolo, e venerdì. Certo è che l'uomo, procacciatore di clienti per varie concessionarie d'auto, era spesso in giro per lavoro: Cremona, Viadana, Parma ma anche Desenzano del Garda.
Quegli accessori di lusso
Quella la sua attività ufficiale. Da ragazzo Gobbi aveva avuto problemi di tossicodipendenza, ma secondo amici e conoscenti quel capitolo della sua vita era chiuso. Nel 2003, però, fu arrestato in una cascina del Bresciano insieme ad altri tre complici mentre caricava su un camion una dozzina di lavatrici rubate. Pochi pezzi che però, secondo gli investigatori, facevano parte di un carico ben più consistente sparito durante il trasporto tra Varese e Civitavecchia. Vecchia storia, anche quella. Ma sulla Range Rover, intestata a un concessionario e in uso a Gobbi da circa un mese, sono stati trovati borse e borsoni di griffe di lusso, tra cui Louis Vuitton. Cosa si facevano quegli accessori costosissimi sul Suv del commerciante d'auto? Regali di Natale, pare sia stata la risposta di chi lo conosceva. Ma è effettivamente così? Sul fatto che quelle borse fossero pronte per essere messe sotto l'albero gli investigatori hanno molti dubbi. E poi non è detto che siano pezzi autentici.
Amici e conoscenti in caserma
Forse solo un dettaglio curioso, quegli accessori costosi. Ma un aspetto che gli investigatori approfondiranno. Intanto, tra sabato e ieri sono state numerose le persone sfilate davanti agli investigatori: familiari, amici e conoscenti. Bisogna ricostruire tutti gli spostamenti di Gobbi, 43 anni, dal primo pomeriggio di giovedì. Capire se c'erano zone d'ombra nella sua vita. L'ipotesi di uno sgarro o un debito non saldato è plausibile. E non riporta necessariamente alla criminalità organizzata. Ma anche la pista passionale potrebbe essere tutt'altro che campata in aria.
Un primo punto certo verrà fissato oggi: l'autopsia, affidata al medico legale Nicola Cucurachi, stabilirà quando Gobbi è finito in quel bagagliaio. Dopo essere stato colpito da quella rosa di pallini.
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