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In calo negozi e residenti: «Il centro storico muore»

In calo negozi e residenti: «Il centro storico muore»

09 Marzo 2019, 02:24

Anche il centro storico di Parma non sfugge all'abbandono del commercio tradizionale che caratterizza tutte le città d'Italia. Le percentuali sono minori di poco rispetto alla media nazionale, ma in una nota Ascom esprime la preoccupazione per il futuro. «La fotografia che appare dall’indagine di Confcommercio nazionale che ha preso in considerazione 120 comuni italiani fra capoluoghi di provincia e comuni più popolosi, è quella di un commercio che in questi anni si sta fortemente modificando, sia nei centri storici che nelle periferie. In 10 anni in media il commercio al dettaglio e ambulante ha perso a livello nazionale il 13% degli esercizi nei centri storici e il 10% nelle periferie registrando valori diversi in relazione ai vari settori tradizionali quali abbigliamento e calzature (-15%) mobili e arredo casa (-23%) libri e giocattoli (-22%) mentre nuove forme di commercio, come il settore Ict, registrano un aumento del 26%. Vola invece il settore del turismo che vede bar e pubblici esercizi aumentare quasi del 20% sia nei centri storici che nelle periferie». «All’interno dello studio nazionale -prosegue l'Ascom - viene analizzato anche il dato di Parma che registra nello stesso periodo un calo del 10% nel commercio al dettaglio del centro storico e del -7.5% nella periferia posizionandosi dunque al di sotto della media nazionale. Anche a Parma il turismo, tra alberghi bar e ristoranti evidenzia nel complesso un aumento del 15% cosi come per il settore ICT che cresce dell’8%. La riduzione dell’offerta commerciale è l’effetto oltre che dell’aumento della concorrenza dei grandi centri commerciali e dell’e-commerce anche del grave calo e cambiamento dei consumi. I dati confermano dunque quelli registrati da Ascom Parma attraverso il proprio osservatorio e mettono in evidenza un quadro complessivo che rappresenta un forte rischio di impoverimento del nostro centro storico nonché degli assi commerciali della prima periferia. C’è dunque bisogno, a livello locale così come a livello nazionale, di un riconoscimento dello stretto rapporto tra commercio e vivibilità delle nostre città e della necessità di misure dedicate specificatamente all’innovazione delle piccole superfici di vendita. Parma, con il Piano piccolo commercio 2018-2020, elaborato in sinergia fra Comune e le associazioni di categoria del commercio, risulta essere fra le prime città ad aver presentato progetti concreti per risolvere questo problema. In questo senso la riattivazione degli oltre 150 negozi sfitti in centro storico attraverso il finanziamento a nuove attività, la detassazione a favore delle nuove aperture in zone desertificate e la possibilità di utilizzare i locali come punti espositivi da parte di altri operatori commerciali, sono le prime azioni messe in campo». «Città più belle e attrattive danno sicurezza e fiducia: costituiscono un grande valore sociale ed economico per i nostri territori. Commercio, turismo e servizi - conclude l'Ascom - vivono delle città e le fanno vivere».

NO AL CENTRO BLINDATO
«Prosegue a tappe forzate l’azione dell’Amministrazione di blindatura e conseguente desertificazione del centro storico. Chiare sono le affermazioni dell’assessore Benassi: ne vuole fare un salotto, ma a spese di cittadini e residenti e fonte di grandi introiti per le casse comunali». Lo sostiene in un comunicato il comitato cittadino di Parma in centro, che evidenzia: «L’avvio dei lavori in via Mazzini, con relativi disagi, è l’antipasto di quello che sarà l'area dopo il restringimento, opera da oltre 700 mila euro, interamente pagata dai parmigiani. Un ulteriore appesantimento della mobilità privata, non prevedendo nemmeno una pista ciclabile. Tutto ciò in nome di una pedonalizzazione finalizzata ad una economia del centro a base di pizza, birra e tramezzini, con buona pace del tessuto socio-economico tradizionale della città. Segnaliamo a tale proposito che il quartiere Parma Centro negli ultimi anni si sta caratterizzando per una rapida trasformazione socio-demografica. Un residente su 4 è straniero, ma se guardiamo alle fasce più giovani il rapporto è di 1 a 3 se non 1 a 2,5 con un incremento vertiginoso negli ultimi 5 anni. Questo andamento fa si che, per il ben noto meccanismo della domanda e dell'offerta in campo commerciale, i famosi tavolini che dovrebbero essere la nuova opportunità economica del centro storico, secondo la nostra amministrazione, saranno al servizio non di ristoranti e bar tradizionali, ma di kebab e ristoranti etnici. Chiediamo quindi uno stop a questa ingiustificata trasformazione del cuore della città e l'avvio di una riflessione partecipata e condivisa con chi in questa zona della città vieve e lavora».

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