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Mentre era in ospedale sparì il bancomat e il suo conto venne alleggerito di 4.750 euro: ora il rimborso ai parenti

Mentre era in ospedale sparì il bancomat e il suo conto venne alleggerito di 4.750 euro: ora il rimborso ai parenti

10 Gennaio 2019, 12:06

GEORGIA AZZALI

Forse aveva commesso l'errore che tanti anziani e alcuni giovani smemorati fanno ancora: lasciare il codice pin accanto al bancomat. Ma Carlo (il nome è di fantasia, ndr) aveva ben altre preoccupazioni in quel momento. Ricoverato al Maggiore, tentava faticosamente di riprendersi da un intervento. Le complicanze, però, non gli avevano lasciato scampo: se ne era andato il 28 aprile 2016, a 78 anni. Erano stati i parenti, subito dopo, ad accorgersi che dalle sue cose era sparito il portafoglio. E nei giorni successivi, quando un nipote - uno degli eredi di Carlo - era andato in banca per chiudere il conto corrente dello zio, era arrivata l'amara sorpresa: mentre Carlo era ricoverato, qualcuno aveva fatto cinque prelievi con il suo bancomat. Totale? 4.750 euro evaporati. Scatta subito la denuncia, eppure la banca non ne vuole sapere di restituire i soldi. Ma ora, a distanza di più di due anni, l'Arbitro bancario finanziario (Abf) ha accolto il ricorso dei sei nipoti di Carlo, assistiti dall'avvocato Massimiliano Gherardi: la banca dovrà restituire i i soldi. Solo una franchigia di 150 euro, come previsto dalla legge, sarà trattenuta.

Una possibilità che forse tanti non conoscono, ma al no della banca in casi analoghi si può puntare più in alto rivolgendosi all'Arbitro bancario finanziario, un organismo indipendente, sostenuto dalla Banca d'Italia, che interviene nelle controversie che possono sorgere tra clienti e istituti di credito. Certo, è poi sempre possibile rivolgersi al giudice ordinario, ma se la banca non rispetta la decisione dell'Abf (di solito il termine previsto è di 30 giorni), l'inadempienza viene resa pubblica: la notizia compare non solo sul sito dell'Arbitro bancario finanziario, ma anche su due quotidiani nazionali.

E' la strada che hanno seguito i nipoti di Carlo, dopo aver tentato anche un reclamo nei confronti della banca, che però aveva risposto picche. Un caso comunque piuttosto complesso, anche perché la banca sosteneva che da parte dell'anziano c'era stata «colpa grave», visto che molto probabilmente il pin era conservato accanto al bancomat. Altra questione fondamentale era quella relativa al diritto degli eredi di ottenere il rimborso, dal momento che il titolare del bancomat era morto. Il collegio territoriale di Bologna dell'Arbitro bancario finanziario aveva quindi rimesso la decisione all'organismo centrale di Roma. Che ha riconosciuto la legittimità degli eredi ad ottenere i soldi, chiarendo anche che la banca non aveva fornito alcuna prova concreta del fatto che Carlo avesse tenuto il numero del codice pin accanto alla tessera bancomat. E oltre ai soldi che si sono volatilizzati, l'istituto di credito dovrà versare 200 euro alla Banca d'Italia come contributo per la procedura e 20 euro ai nipoti di Carlo per le spese del ricorso.

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