Cristian Calestani
«Ci sentiamo totalmente presi in giro. E’ ora di fare vera chiarezza sullo stato dei lavori del ponte. A tre mesi dall’assegnazione dell’intervento alla ditta vincitrice dell’appalto non si è ancora fatto nulla. Siamo stanchi, pronti a rivolgerci a un legale e ad andare in Provincia per protestare se non avremo risposte chiare e credibili»: esplode la rabbia degli abitanti di Gramignazzo, Sissa Trecasali e Roccabianca per l’ennesimo stop ai lavori sul ponte di Gramignazzo dovuto ufficialmente, secondo quanto dichiarato dal consigliere provinciale delegato alle Infrastrutture Andrea Censi nei giorni scorsi, a «livelli idrometrici di Po e Taro che non permettono una corretta esecuzione dei lavori» per i quali sono stati stanzianti 1 milione e 100 mila euro.
La spiegazione di Censi non ha convinto per nulla i cittadini che lunedì sera si sono riuniti in una cinquantina, come comitato per la riapertura del ponte, nella canonica di Gramignazzo per fare il punto della situazione e organizzare le iniziative future anche in vista di un consiglio comunale congiunto tra Sissa Trecasali e Roccabianca alla presenza dello stesso Censi e dei tecnici provinciali, consiglio che potrebbe essere convocato per metà gennaio.
«Vogliamo informazioni chiare – è questo il pensiero del comitato -. Innanzitutto vogliamo capire quali sono le condizioni per poter effettivamente lavorare. A che livello devono essere le acque per poter intervenire? Vorremmo poi entrare in possesso degli atti pubblici riguardanti il bando, la gara d’appalto e l’aggiudicazione dei lavori da parte della Provincia per capire su che criteri sono concesse le sospensioni, se sono previste penali in caso di mancato rispetto delle tempistiche e chi sono i responsabili del procedimento».
«Ci si deve ricordare - dicono ancora i protestatari - che la cifra di un milione e 100 mila euro per il ponte è stata stanziata per motivi di sicurezza. Nella sua relazione il capo del dipartimento di Protezione civile nazionale Franco Gabrielli ha parlato di “rischio collasso di tutto il ponte” e di “lavori indifferibili e urgenti”. La gravità della situazione avrebbe obbligato a lavorare anche per le festività natalizie e invece si continua con inspiegabili rinvii, l’ultimo addirittura per il livello delle acque, paradossalmente mai così basso come in questi giorni a Gramignazzo. Forse ci si aspetta che il Taro si prosciughi?». I cittadini, dunque, non si accontentano più delle parole dei politici che spesso hanno «giocato» la carta ponte anche in campagna elettorale.
«Siamo pronti a ricorrere a un legale per fare chiarezza – aggiungono – così come a scrivere direttamente a Gabrielli per informarlo dell’impasse attuale». C’è poi chi inizia a pensare che ci possano essere errori progettuali all’origine dei continui rinvii. E così il cittadino Luciano Torri si è rivolto al sindaco di Roccabianca Marco Antonioli che ha avanzato alla Provincia, quindici giorni fa, la richiesta degli atti riguardanti l’assegnazione dei lavori, per concedere i quali la Provincia ha un mese di tempo dal momento della richiesta. L’obiettivo è quello di «valutare insieme alla Regione se ci sono stati errori».
© Riproduzione riservata
Gazzetta di Parma Srl - P.I. 02361510346 - Codice SDI: M5UXCR1
© Gazzetta di Parma - Riproduzione riservata