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Quella discarica a ridosso della via Emilia

Quella discarica a ridosso della via Emilia

20 Novembre 2014, 07:45

Gabriele Grasselli

La variante della via Emilia che dallo svincolo della tangenziale di Fraore porta all'uscita di Ponte Recchio appena dopo Castelguelfo è ufficialmente una discarica.

Quasi tutte le aree di sosta lungo il percorso sono praticamente delle gigantesche pattumiere piene di immondizia: di ogni tipo e dimensione, ingombri voluminosi o frattaglie che siano. La situazione è scandalosa. E sta peggiorando di giorno in giorno.

Il cosiddetto conferimento dei rifiuti è complicato, fa perdere tempo, costa, non piace, comporta seccature? Per molti il rimedio è diventato questo: si butta via tutto lungo la strada, specialmente lungo quella che tecnicamente è un tratto di Cispadana e che da molti viene chiamata «tangenziale» (addirittura, consultando Google Maps si apprende che per un tratto si chiama via Stati Uniti d'America e per un altro, quello nocetano, via Giacomo Matteotti).

In fondo è semplice: il traffico non è continuo come in altri segmenti stradali, anzi, in certi orari è ridotto al minimo. Di notte, poi, basta tenere d'occhio i fari dei mezzi in arrivo da una parte e dall'altra: se in vista non ce ne sono cosa ci vuole a fermarsi qualche secondo in una piazzola, aprire sportelli o bauli, afferrare quello di cui ci si vuole disfare, depositarlo e andarsene in tranquillità? Alcuni poi evidentemente lanciano sacchi in corsa: se sono chiusi, bene, altrimenti il contenuto si dissemina e il risultato è ancora più vergognoso. Le mezzelune di asfalto che dovrebbero servire per soste più o meno d'emergenza sono diventate, dunque, ricettacoli inguardabili ed emblematici di un livello di inciviltà preoccupante, sia su una corsia che sull'altra.

Percorrendo la variante da Fraore verso Ponte Recchio ecco che in un'area, fra decine di sacchi gialli, neri o bianchi, integri o squarciati e le distese di bottiglie, lattine e cibo vario - che sono la lercia costante di ogni piazzola - si scorgono copertoni, cassette di plastica, latte d'olio, taniche di plastica, una maschera da sub, uno zaino rosa con l'immagine di Minni, un innaffiatoio, giochi vecchi. In un'altra, enormi scatole di cartone piene di imballaggi, una lampada industriale, scarpe, involucri vari di plastica o cellophane.

Facendo la strada al contrario, ancora peggio: ecco vecchi televisori fatti a pezzi, copertoni da camion, vasconi di plastica nera divelti e scaricati lì, sedili per i bambini in auto, una povera bestia in putrefazione, coperte, gomma piuma inzuppata, specchietti retrovisori di autotreni, vestiti a brandelli, una sconcertante quantità di altri oggetti che, oltre il guard-rail, ostruiscono i canali di scolo in cemento. E adesso a chi tocca pulire?

 

 

 

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