Chiara Pozzati
Il progetto c’è. E (in questo caso) non servirebbero neppure soldi. Già perché la proposta «anti-esondazione», frutto dell’intesa tra Comune e Servizio tecnico di bacino, è quella di creare una nuova area golenale nella zona sud, una sorta di vasca naturale che si possa riempire se necessario e senza provocare danni ad abitazioni o attività.
«Si tratta di terreni di proprietà dell’amministrazione, ecco perché non sarebbero gravati di oneri di esproprio – precisa l’assessore ai lavori pubblici Michele Alinovi, mentre segue il corso del Baganza da una planimetria -. L’obiettivo è quello di modificare l’argine e offrire un ulteriore sfogo naturale per il torrente in area golenale. Il tratto è quello compreso tra il ponte della Tangenziale sud e la fabbrica Fbr».
Ma la ricetta per difendersi da un’eventuale nuova sfuriata nel Baganza comprende anche tutta una serie di lavori agli argini: «in questo caso intendiamo rafforzarli, aumentando la larghezza in sommità fino a 3 metri. L’intervento si spalmerebbe da via Po fino alla tangenziale sud. Inoltre abbiamo intenzione di ampliare le arcate del ponte dei Carrettieri per consentire una portata d’acqua in transito di circa 600 metri cubi al secondo, con un aumento del 20% circa rispetto alla situazione attuale. I lavori sono affidati al Servizio tecnico di bacino che, nel mese di maggio, appalterà gli interventi di adeguamento nel tratto urbano del torrente per un importo complessivo di 2.400.000 euro. Il tutto senza che questo comporti la compromissione della posta ciclabile di via Baganza».
Scivolano le mani dell’assessore lungo la carta che «fotografa» una Parma piccina. Nel frattempo in diversi anfratti del Montanara il tempo sembra essersi fermato al maledetto lunedì 13 ottobre. Fango che soffoca prati, garage ancora ridotti a campi di battaglia, umore altalenante degli abitanti.
A quasi sei mesi, dalla rabbiosa esondazione del Baganza si può finalmente stilare un bilancio degli aiuti. Intanto il tempo corre e per evitare che i fondi stanziati vengano tolti alla nostra città il termine ultimo è fine maggio, data in cui almeno gli appalti devono essere stati affidati. Alinovi, faldoni di documenti alla mano, chiarisce le delicate fasi di richiesta, ma soprattutto di risposta del Dipartimento nazionale di Protezione Civile (quindi del Governo) e Regione.
Il conto è presto fatto da Roma sono arrivati poco meno di 5 milioni e mezzo di euro (5.456.181 mila) e dalla Regione 220 mila euro, nella settimana cioè dell’alluvione, da impiegare per rimuovere la marea bruna e per la primissima assistenza alla popolazione.
Entrando più nel dettaglio, si parla di 1.315.000 euro per gli edifici e le infrastrutture Comunali (comprese quelle che fanno capo ad Asp ad personam e ad Acer) danneggiate dal fango, 295.200 euro destinate ad Iren per i primissimi interventi sulla rete fognaria tra via Po e via Navetta, 665 mila euro che Aipo ha ottenuto autonomamente (senza passare attraverso l’amministrazione) e altri 2 milioni di euro tondi tondi destinati al Servizio tecnico bacini e affluenti del Po.
A questi si aggiunge un’altra voce: l’acquisizione di beni e servizi. In altre parole sono altri fondi necessari a rimborsare gli enti per le spese di logistica durante le fasi dell’emergenza (dal lavaggio stradale al carburante per le camionette dei mezzi di soccorso).
Così il Palazzo di piazza Garibaldi ha ottenuto altri 7600 euro e Iren (che ha impiegato i mezzi propri gratuitamente) 733.226 euro. La parola chiave secondo l’assessore Alinovi rimane «collaborazione».
«E’ stato fondamentale creare un vero e proprio tavolo di concertazione che abbia coinvolto tutti gli enti: al nostro fianco c’erano Regione, Provincia e, circostanziando le motivazioni e le necessità del quartiere e della nostra città, siamo arrivati fino a Roma. Per quanto ci riguarda il Comune ha messo a disposizione tutte le risorse che aveva, mantenendo la parola e realizzando in tempi ragionevoli le opere di ripristino. Il tutto dimostrando senso di responsabilità ed efficienza nel coordinamento».
Tolleranza zero contro l'abusivismo edilizio
Abusivismo edilizio anni ‘80: oltre trent’anni dopo siamo ancora qua. Sono 94 fra baracche, magazzini e centri fuori legge che «intubano» il Baganza e sono stati «pizzicati» dai tecnici comunali. Una piaga, quella di chi ha divorato impunemente le golene del torrente, che potrebbe aver influito sull’inondazione di un quartiere intero.
Molte strutture godono di una sorta di immunità: nel 95% dei casi infatti sono finite nel limbo dei ricorsi al Tar e di fatto mai arrivate a un verdetto. Il vecchio iter in corso lega le mani a chi vorrebbe prendere provvedimenti.
Altre hanno ordinanze di demolizione pendenti da 20 anni, ma rimangono dove stanno.
«Avanti così non si va – scandisce le parole l’assessore ai Lavori pubblici Michele Alinovi – è tolleranza zero all’abusivismo: abbiamo intenzione di fare il punto e iniziare davvero a fare pulizia».
Come? «Tanto per cominciare stilando un elenco completo, preciso e aggiornato degli illeciti che s’incontrano lungo il torrente, con una ricognizione generale, riavviare i procedimenti pendenti e procedere eventualmente con le demolizioni d’ufficio».
In altre parole i tecnici del Settore abusi edilizi del Comune sono impegnati a 360 gradi per aggiornare una black-list da presentare all’amministrazione che, a sua volta, imboccherà la via legale.
«Si tratta di un’azione ben precisa – chiosa ancora Alinovi –, frutto di un indirizzo che l’Amministrazione ha dato già dal 2014 prima dell’Alluvione».
E si toglie più di un «macigno» dalla scarpa: «E’ la prima volta che viene realizzato un progetto serio e sistematico di questo genere contro l’abusivismo edilizio nel torrente Baganza, in grado di restituire al torrente le sue aree golenali e rispondere all’obiettivo più generale dell’Amministrazione di preservare il territorio dal rischio idrogeologico in tutte le sue forme». Intanto l’alveo rigurgita di tutto e la lista dei tecnici comunali si allunga di giorno in giorno.
Niente fondi per i 91 condomini dell'Acer
Niente fondi statali per rimettere a nuovo 91 condomini Acer (di edilizia pubblica), soffocati dal fango, con la rete fognaria a pezzi, e gli impianti elettrici in tilt.
Edifici che ospitano famiglie, ma che sono finiti nella «black list»: ovvero non sono stati approvati nel piano finanziamenti del Dipartimento nazionale di Protezione Civile.
Ma non è finita qui: il governo ha deciso di non sostenere neppure il restyling della Rete idropluviometrica regionale, intervento che consentirebbero di dimezzare i tempi di invio dei dati misurati dalle stazioni alla centrale. In altre parole si parla tanto di prevenzione, ma di fatto il «portafoglio» di Roma non si apre.
E proprio su questi due punti l’assessore ai Lavori Pubblici, Michele Alinovi, non demorde: «Abbiamo ribadito la richiesta di finanziamento tramite la Regione e redatto una nuova lista di interventi, di pari importo, in sostituzione di quelli non finanziati. Tutto questo ribadendo la necessità di confermare alcune voci d’intervento, in particolare sugli alloggi Acer, argomento sul quale non abbiamo nessuna intenzione di arretrare. Sulla rete idropluviometrica abbiamo avuto rassicurazioni dalla Regione che il progetto verrà in ogni caso realizzato vista l’importanza strategica che svolge per il territorio nel suo complesso e per la città di Parma in particolare».
Fuori budget anche gli interventi al Lauro Grossi di via Po e al PalaLottici (80 mila euro sono stati anticipati dal Comune per la prima parte dei lavori che verranno conclusi entro l’estate): «Abbiamo preso l’impegno d’inserirli nella prossima previsione di bilancio e si potrà procedere dopo l’approvazione».
Anche la rimozione del fango nel campo da calcio in via Taro e di fianco alla sede Scout di via Navetta è a carico del Palazzo di piazza Garibaldi che ha già previsto di stanziare 42 mila euro.
Altri 28 mila euro, poi, sono stati impiegati per i lavori sull’impiantistica della residenza per anziani XXV aprile di via Taro.
«Abbiamo inoltre stanziato 75 mila euro per il Centro Giovani Montanara, su cui mancano interventi di bonifica nell’area verde esterna che dovrebbero essere ultimati entro l’inizio dell’estate».
Gli interventi fatti e da fare: dall'Abracadabra a Villa Parma
Ma cosa è stato fatto grazie ai fondi anticipati dal Comune e rimborsati dai fondi statali? Un capitolo sicuramente felice è quello legato alle sorti dell’asilo Abracadabra: l’amministrazione ha fornito 243 mila euro rispetto al piano approvato nel governo a febbraio e così, com’era stato promesso, i bimbi sono potuti rientrare nelle aule dopo le vacanze di Pasqua. Sempre rimanendo in tema, anche i lavori di somma urgenza all’istituto Salvo D’Acquisto – cioè quelli principali – sono stati eseguiti già prima di Natale, per 80 mila euro. Durante l’estate verranno ultimati quelli dedicati alla rete fognaria per un costo complessivo di 101 mila euro. Saranno conclusi entro l’estate anche gli interventi di «restyling» della residenza per anziani I Tigli, parte di Villa Parma, che costeranno complessivamente 555 mila euro, di cui la metà è stata anticipata dal Palazzo di piazza Garibaldi. Per il ponte dei Carrettieri, invece, il progetto esecutivo verrà vagliato dalla giunta a breve, appena saranno ultimate le attività di coordinamento tecnico con le opere che Servizio tecnico di bacino deve realizzare sulle arcate del ponte. Complessivamente verranno spesi 290mila euro «che comprendono anche la creazione di una pista ciclopedonale che correrà sul fianco della struttura delle Piccole Figlie – chiarisce l’assessore ai Lavori Pubblici Michele Alinovi – i lavori principali sul ponte verranno ultimati entro il mese di luglio, compatibilmente con i lavori eseguiti da Servizio tecnico di bacino».
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