Chiara Pozzati
Prima è stato messo fuori da casa, come rifiuto ingombrante destinato allo smaltimento. Poi qualche furbetto l’ha rubato, ci ha giocato per un po’ e l’ha abbandonato proprio di fronte al Catasto in via Bodoni.
Così è scattato l’allarme bomba - con caos connesso - che ha tenuto sotto scacco il cuore di Parma per ore. Al centro di quest’incredibile caso, deflagrato ieri mattina, un parabordo da yacht, tappezzato di fogli di giornale in lingua inglese ed araba, che si è materializzato di fronte all’elegante palazzone color ocra. L’edificio, fra gli altri, ospita anche gli uffici del Nac (il Nucleo antifrode carabinieri).
Dopo una mattina da cardiopalma, con tanto di strade bloccate, artificieri da Bologna, cani antibomba in azione e traffico in tilt, il malcapitato proprietario di quel rifiuto «pericoloso» si sarebbe fatto avanti con le forze dell’ordine. Per chiarire quest’equivoco «esplosivo».
Il condizionale però è d’obbligo perché i contorni della vicenda sono ancora fumosi. Ma si tratterebbe di un gesto avventato di qualche buontempone che, in barba al legittimo proprietario, non solo ha rubato un oggetto, ma ha scatenato il panico sulle strade del centro. Per ripercorrere ogni istante di questo lunedì di ordinaria follia occorre mettere indietro l’orologio. Sono le nove: via Bodoni si ferma, si blinda. Così pure una buona fetta di via Verdi e gran parte di strada Garibaldi. Una mattina ad alta tensione dopo il rinvenimento di un parabordo da yacht, comparso in una via zeppa di telecamere.
Un obiettivo che avrebbe potuto tranquillamente considerarsi «sensibile», soprattutto perché all’interno della sfera in plastica, di solito fa capolino dalle imbarcazioni attraccate per proteggerle dagli urti, avrebbe potuto nascondersi un ordigno. E sale la tensione anche a Parma, dopo gli attentati di Parigi e gli annunci choc dell’Fbi, che ha indicato alcune città dello Stivale come possibili obiettivi dell’Isis.
Così, anche la nostra città ha accusato il colpo, figlio molto probabilmente di quella che pare a tutti gli effetti una bravata. All’interno del presunto ordigno – fatto brillare dagli artificieri della polizia approdati da Bologna con tanto di cani antibomba - non c’era nulla. Niente materiale esplosivo o sospetto. Rimane il fatto che fin dalle nove un nugolo di curiosi si assiepa attorno al nastro bianco e rosso, qualcuno è in preda alla psicosi, altri inviperiti per non poter raggiungere uffici e case nella zona rossa.
Sono solo i primi di un folto pubblico che rimarrà a picchettare – qualcuno tenterà addirittura di «forzare» – i limiti dell’area a rischio. Senza perdersi una virgola di quel che succede, con il panico che cede il posto alla curiosità col passare delle ore.
«Possiamo solo dire che il parabordo è comparso dopo le nove, perché alle otto e trenta il portiere di uno dei palazzi è passato proprio di fronte al Catasto e non c’era nulla – svela uno degli storici commercianti della via -. Chi lo sa, magari le telecamere hanno ripreso tutto».
Ad ogni buon conto nessun edificio è stato evacuato e neppure i negozianti hanno ceduto. Le serrande prendono ad abbassarsi solo attorno alla pausa pranzo: «Che dobbiamo fare? dopo torniamo?» chiede pacifica una commessa a un poliziotto. «Guardi dovrebbe finire tutto tra poco - risponde lui con piglio rassicurante - e tutto tornerà alla normalità».
Intanto alcuni residenti si affacciano alle finestre: chi è guardingo, chi sbuffa, chi si sbraccia chiedendo allo stuolo di divise: «Posso uscire di casa? Dovrei andare a prendere il pane…».
E se qualcuno si sente barricato nel proprio appartamento, anche nelle retrovie non mancano i disagi. Il traffico sprofonda nel caos in via Verdi, diventata off limits al crocevia con via Bodoni e fino alla Pilotta. Le pattuglie dei vigili dirottano le auto in arrivo nelle laterali, impossibile procedere.
Volanti, scientifica, digos, carabinieri, pompieri, municipale e ambulanze - come da prassi - sorvegliano la zona in attesa degli artificieri. Gli esperti arrivano da Bologna e l’attimo da cardiopalma scatta attorno a mezzogiorno. Si amplia la zona off-limits: via la «platea», via i giornalisti e via perfino le altre divise. Alle 12,09 in punto un boato fa sobbalzare il centro, come un petardo amplificato che fa vibrare muri e anime.
Gli artificieri fanno «brillare» il parabordo che ora può essere passato sotto la lente degli investigatori.
Gli uomini della Scientifica chiudono il cerchio, lo sequestrano e se ne tornano in Questura. Toccheranno ore di lavoro a testa bassa e labbra sigillate. Questo fino a pomeriggio inoltrato quando il proprietario della sfera si sarebbe precipitato dalle forze dell’ordine per chiarire l’equivoco.
© Riproduzione riservata
Contenuto sponsorizzato da BCC Rivarolo Mantovano
Gazzetta di Parma Srl - P.I. 02361510346 - Codice SDI: M5UXCR1
© Gazzetta di Parma - Riproduzione riservata