Giuliano Molossi
Greta e Vanessa sono tornate a casa in buona salute e non possiamo che rallegrarcene.
Siamo un po' meno contenti che per la liberazione di queste due ragazze, volontarie imprudenti se non sprovvedute, sia stato pagato ai rapitori un riscatto, si dice, di 12 milioni di dollari. Soldi che sono andati a finanziare quel terrorismo islamico che ha fra i suoi obiettivi anche il nostro Paese. Abbiamo pagato le armi che ci uccideranno, ha detto qualcuno.
Negli Stati Uniti o in Gran Bretagna non sarebbe mai accaduto perché i paesi anglosassoni non trattano con i rapitori, ma cercano di liberare gli ostaggi. A volte gli va bene, a volte meno. Noi, invece, paghiamo sempre. E i rapitori lo sanno. Alle due ragazze lo hanno detto fin dal primo giorno: «Vi abbiamo preso per i soldi, solo per i soldi».
Ma ci sono anche retroscena inquietanti. Stando a quel che riporta «Il Fatto», Greta e Vanessa non erano in Siria solo per aiutare la popolazione civile stremata dalla guerra, ma anche per offrire supporto ai “ribelli”, i combattenti islamisti anti-Assad, gli stessi che poi le avrebbero rapite per chiedere un riscatto milionario. Alcune intercettazioni telefoniche, riportate in una informativa dei Ros, proverebbero insomma che le due cooperanti non erano proprio neutrali.
Il ministro degli esteri Gentiloni prima è andato a Ciampino ad accogliere le due ragazze, poi alla Camera è stato reticente e ipocrita, arrampicandosi sugli specchi, balbettando qualche scusa, dicendo che la priorità è sempre quella di salvare le vite umane. Ma tutti, ascoltandolo, hanno capito che voleva dire una cosa sola: ebbene sì, abbiamo pagato il riscatto ma non posso ammetterlo.
Speriamo che sia l'ultima volta che si debba riportare a casa, a condizioni tanto onerose, chi va, in maniera scriteriata e incosciente, a mettere a rischio la propria vita. Un conto, infatti, è affidarsi a organizzazioni non governative internazionali, che si muovono con esperienza e cautela, e un conto è il volontariato estemporaneo e improvvisato come quello di Greta e Vanessa che sono andate in Siria all'insaputa di tutti, finendo dopo pochi giorni in trappola.
Sarebbe bene che il governo dicesse chiaramente che chi va in Siria o in altri luoghi di guerra in missioni «fai da te», d'ora in poi lo fa a suo rischio e pericolo.
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