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Censurata la Preghiera dell'alpino: è rivolta

Censurata la Preghiera dell'alpino: è rivolta

18 Agosto 2015, 03:16

TREVISO

Questa volta non è Lega, sono gli alpini, ma il risultato non cambia: è di nuovo tensione tra il Carroccio, con il suo leader Matteo Salvini, ed i vescovi. Il caso è quello della Preghiera dell’alpino, piena di riferimenti patriottici e religiosi, che la diocesi di Vittorio Veneto non ha gradito, per il passaggio che recita «rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra patria, la nostra bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana». Così il prete che doveva darne lettura, l'altro ieri durante la messa dell’Assunta nella chiesetta di Passo San Boldo (Treviso), ha spiegato ai rappresentanti dell’Ana che di questi tempi forse non era il caso, e ha proposto qualche correzione. Ma non c’è stato verso: per le Penne nere quel testo, nato 80 anni fa in epoca di guerre, è intoccabile. Modifica respinta, reazione sdegnata della sezione dell’Ana, e alpini che al termine della messa si sono trovati nel piazzale davanti alla chiesetta sul passo - da loro stessi edificata - per dar lettura preghiera, la quale ricorda che le Penne nere sono armate «di fede e di amore». Salvini, dalla propria pagina Facebook, ha subito reagito. «La diocesi di Vittorio Veneto - ha scritto in un post - ha proibito la lettura di questo brano alla fine della Messa al Passo San Boldo, tra Treviso e Belluno. «Le Penne nere - ha aggiunto -, giustamente hanno protestato. Sono sempre più sconcertato da “certi vescovi”. W gli Alpini». Sulla stessa linea Barbara Saltamartini: «ma in che Paese viviamo. Dalla parte politica opposta, invece la senatrice Simonetta Rubinato (Pd), definisce Salvini un «cattolico a corrente alternata», e sottolinea che «tra il difendere la preghiera degli alpini e la strumentalizzazione politica che ne fa il segretario della Lega c’è una bella differenza». E dire che il presidente della locale sezione Ana, Angelo Biz, l’aveva presa più cautamente, cercando di evitare polemiche, chiedendosi al massimo perché «nella Diocesi il rapporto con gli alpini sia diventato così problematico». Una partita che naturalmente si incrocia con il brusco confronto in atto tra i Vescovi e la Lega Nord, per le posizioni di chiusura sugli immigrati. A fine luglio era stata proprio la lettera aperta dei vescovi di Vittorio Veneto, Corrado Pizziolo, e Treviso, Gianfranco Agostino, a lanciare il sasso, ricordando «ai cristiani e agli uomini e donne di buona volontà» che «l’ accoglienza è un dovere cristiano». La risposta del governatore Luca Zaia era stata diretta: «Chi è senza peccato scagli la prima pietra» aveva replicato il presidente della Regione, sostenendo che almeno due immigrati su tre «non sono veri profughi», e chiedendosi se «i vescovi hanno dato tutto quello che potevano dare? I seminari sono tutti pieni di immigrati e di profughi?». Da lì in avanti la polemica non si è più fermata. Anche se un punto di intesa Luca Zaia lo ha trovato nelle parole rivolte dal presidente della Cei all’indirizzo dell’Onu sul dramma dei migranti: «Condivido ogni sillaba - ha detto Zaia - pronunciata dal cardinale Bagnasco».

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