À la guerre comme à la guerre. A meno che non si tratti di uno sfogo da diretta, utile tutt'al più ad accompagnare un raid aereo. À la guerre comme à la guerre, perché non è da tempo di pace uscire per incontrare gli amici o per seguire un concerto e non rientrare più, falciati dal kalashnikov o dalle schegge di un corpetto esplosivo. Colpevoli solo di trovarsi lì. Che «in guerra non valgano le regole di pace» lo ha dichiarato lo stesso presidente Hollande, nel discorso di Versailles. Ed è in questo clima, con gli occhi pieni dell'orrore di venerdì, che Danilo Coppe s'interroga su come si possa difendere il nostro mondo colpito alle spalle.
A parlare non è solo l'esplosivista, ma anche l'esperto di antiterrorismo al quale la Commissione europea ha chiesto tre progetti di ricerca. «Gli unici che possano sconfiggere i fanatici dell'Isis sono i loro compaesani - sottolinea Coppe -. L’Europa, se capirà davvero di essere in guerra, dovrà accantonare il “politically correct” e prendere provvedimenti da “stato di guerra”. Primo fra tutti la chiusura delle frontiere agli immigrati da Paesi a prevalenza musulmana».
Una difesa e un modo estremo per sollecitare una reazione contro l'Isis da parte della stragrande maggioranza dei musulmani che vogliono la pace. Del fatto che si tratti di una misura straordinaria, impensabile in tempo di pace, è consapevole Coppe per primo. «E' forse una logica scorretta, ma sicuramente più efficace di un’azione militare dai certi risultati inconcludenti». Basti pensare a come è andata in Afghanistan ai sovietici prima e agli americani dopo, tenuti in scacco dai talebani. «Figuriamoci che cosa potrebbe fare in Medio oriente una coalizione europea con eserciti inviati da governi dalle idee spesso divergenti».
Prosciugare l'acqua nella quale nuotano i pescecani, togliere di mezzo anche ciò che facilita i loro attacchi. «I corpetti dei kamikaze a Parigi erano tutti realizzati con Tatp, con esplosivi “fatti in casa”» prosegue Coppe. Ingredienti chimici in vendita nei supermercati, da miscelare sulla base di ricette reperibili online. «Ora è va cambiato modo di pensare. Vanno farciti di “trojan” i siti che spiegano a chiunque le tecniche di sintesi degli esplosivi». Che chi acceda a uno di essi abbia il computer pieno di virus e venga segnalato con un alert all'antiterrorismo. E infine «inserire volutamente siti fasulli, nei quali far comparire ricette pericolose solo per chi vuole realizzare le bombe in casa, senza che abbia il tempo di utilizzarle».
Un'altra misura estrema «che farebbe inorridire tanti “assistenti sociali integralisti”, ma che negli Stati Uniti, dove è applicata in modo sistematico, ha salvato parecchie vite: pochi ormai si azzardano a credere nelle ricette pubblicate dal Web. In Italia, invece, negli ultimi anni sono una decina gli incidenti legati alla preparazione di Tatp. Da noi il ministero dell’Interno è impegnato a sfornare con cadenza bimestrale provvedimenti utili solo a complicare la vita di chi opera in campo estrattivo, ingegneristico o pirotecnico. “Pannicelli caldi” come quell’ultimo capolavoro di legge che obbliga chi tiene la sciabola del nonno appesa al muro, oltre alla doverosa denuncia, anche alla ripetuta visita medica legale, del costo di oltre 120 euro. Così si è creata una dispersione sul territorio di armi innocue che però, può procurare allarme, come quando per paura di denunce si buttano nei fossi archibugi o bossoli di bombe inerti». À la paix comme à la guerre.
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