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«Ecco come sono stato picchiato»

«Ecco come sono stato picchiato»

07 Ottobre 2015, 12:57

Davide Barilli

Juventus club-Sporting Reggio Emilia il giorno dopo. A bocce ferme, il caso resta in prima pagina. Chi ha subito l'aggressione non ci sta. Quell'ombrellata in testa gli fa ancora male. Non solo fisicamente. Sette giorni di prognosi per «trauma cervicale da aggressione», parola di referto medico. E poi un calcio negli stinchi. E tutto questo per qualche parola di troppo. Una reazione a dir poco sproporzionata, quella del tifoso ospite.

«In vita mia non ho mai alzato un dito contro nessuno. E mai lo farò. E' uno dei principi che ho insegnato a mio figlio», afferma l'uomo aggredito che ha accettato di raccontare quanto accaduto.

Ventiquattr'ore dopo, il padre del giocatore della squadra bianconera (che partecipa al campionato allievi interprovinciali), colpito proditoriamente con un ombrello da un genitore di un giocatore della squadra ospite, non la manda a dire. Vincendo il suo riserbo, accetta di raccontare - ammettendo anche le proprie responsabilità - cosa è accaduto domenica mattina al campo di Fognano dove si stava disputando la partita.

«Mancavano pochi minuti alla fine. Lo Juventus club aveva da poco segnato il gol del 2-1. In un'azione di gioco un avversario ha colpito mio figlio con una gomitata in faccia. Vedendolo a terra, dolorante, sono sbottato. Sì, ho gridato ''idiota'' al giocatore della squadra reggiana. E poi ho aggiunto un'altra frase ''andate a fare i cog...a Reggio''. Mi rendo contro di aver sbagliato».

Tifo esagerato? Forse, ma non certo da giustificare la reazione del genitore di un giocatore della squadra reggiana. «Dopo avermi detto che non dovevo prendermela con dei ragazzi, si è avvicinato e mi ha sferrato un calcio in uno stinco». Fortunatamente l'aggressore viene bloccato da alcuni spettatori. A quel punto il padre parmigiano, anzichè reagire, si allontana, avvicinandosi alla rete metallica che delimita il campo da gioco. «Per me era finita lì, nonostante il calcione. Volevo vedere come stava mio figlio, che era ancora a terra dolorante. D'improvviso sento una donna, dagli spalti, che grida ''Nooo''. Sto per girarmi quando sento una botta fortissima dietro l'orecchio». Poi il buio. Un blackout che neppure lui sa quando dura. Pochi attimi? alcuni secondi? Minuti? «Quando mi sono ripreso, pur con problemi di vista e formicolio agli arti, era già arrivata la polizia. E l'ambulanza. Qualcuno che aveva assistito alla scena mi ha raccontato di aver visto quel tizio che era avvicinato al sottoscritto e impugnando l'ombrello alla rovescio mi aveva colpito con violenza sotto l'orecchio». Un colpo assestato nella zona del cervelletto, che aveva fatto crollare a terra il genitore parmigiano. «Solo dopo ho saputo che quell'uomo che non avevo mai visto prima era scappato. O almeno così mi è stato riferito».

Trasferito all'ospedale Maggiore a bordo di un'ambulanza inviata da Parmasoccorso, l'uomo aggredito è stato sottoposto a tutti gli accertamenti clinici necessari. Alla fine, dopo un intero pomeriggio passato al Pronto soccorso, è stato dimesso con una prognosi di sette giorni. Il referto medico parla di «trauma cervicale da aggressione». A questo punto, assodato che il responsabile può essere facilmente individuato dalle forze dell'ordine, la vittima dell'aggressione ha la possibilità di denunciarlo. Ma non è detto che la decisione sia così scontata. «So che potrei farlo, dal momento che sono stato aggredito alle spalle, in modo assurdo». Ma in realtà il papà parmigiano si aspetta altro, ovvero che l'aggressore si faccia vivo. «Sì, mi aspettavo una telefonata da questa persona, mi aspettavo che mi facesse le sue scuse e avrei rinunciato a fare querele». Già, basterebbe poco per mettere una pietra sopra a questa brutta vicenda che ha fatto finire sulla pagina di cronaca nera una partita fra quindicenni. «Sì, lo confermo...Per me la cosa finirebbe lì».

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