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Expo, dieci cose da vedere

19 Maggio 2015, 13:09

Francesco Bandini

Prima di metterci piede si può essere scettici fin che si vuole, ma una volta che ci si è tuffati dentro è difficile che l'Expo milanese non piaccia, almeno un po'. Perché ci sono talmente tante cose e talmente diverse che si fa fatica a non trovarne almeno una che non interessi, che non attragga, che non conquisti, che non stupisca. In queste pagine ne abbiamo individuate dieci, quelle che abbiamo visitato, anche se poi ciascuno si fa la propria personale classifica.

Expo lo si può vedere come una specie di grande parco di divertimenti, in cui anche con la famiglia (pur mettendo in conto scarpinate epocali in spazi smisurati) ci si diverte; ma è meglio vederlo soprattutto come una grande occasione per imparare qualcosa – o forse anche molte cose – su luoghi ed esperienze più o meno lontani, e soprattutto su quella Terra che poco alla volta scopriamo di non rispettare mai abbastanza.

Ci sono i padiglioni dei singoli Paesi, in cui ciascuno propone una vetrina delle proprie bellezze e peculiarità, ma anche delle soluzioni adottate in tema di sostenibilità; ci sono i cluster, in cui più Paesi si sono raggruppati intorno a produzioni che li caratterizzano; ci sono aree tematiche, dal Children park al Future food district, al Biodiversity park; ci sono gli spazi riservati a organizzazioni internazionali, società civile, mondo imprenditoriale. E, ovunque, c'è il tripudio del cibo, tema dominante di questa edizione: oltre 150 fra ristoranti (ogni Paese ne ha almeno uno), bar, corner food & beverage, chioschi e postazioni di street food. E allora buona camminata... E buon appetito!

1) Brasile

C'è poco da fare: davanti al padiglione del Brasile troverete sempre la coda. Il motivo lo si capisce subito: quell'enorme rete inclinata di acciaio e canapa, sulla quale occorre obbligatoriamente passare per poter raggiungere lo spazio espositivo vero e proprio, è un'attrazione troppo invitante per potervi resistere. Camminando sulla rete sospesa, i visitatori interagiscono con l’ambiente circostante: dei sensori, infatti, rilevano i movimenti trasferendo impulsi che modificano il suono e la luce circostante. La rete è poi una metafora: della flessibilità e della fluidità delle soluzioni per sfamare il mondo che il Brasile presenta nel proprio padiglione; ma anche dei fragili equilibri del pianeta, rappresentato da quel giardino rigoglioso e profumato che si estende sotto i nostri piedi mentre ci si inerpica sulla rete. La visita inizia da un’area aperta (Green gallery), con ortaggi, piante, fiori e frutti, accompagnati da tavoli interattivi che offrono giochi e informazioni sulle etnie del Brasile. Una rampa porta al primo piano, dove una proiezione guida i visitatori.

Al secondo piano, un’altra proiezione su uno schermo trasparente mostra un video che si attiva grazie ai sensori di prossimità.

2) Palazzo Italia

Cosa sarebbe il mondo senza l'Italia? Di sicuro non sarebbe lo stesso. Un paradosso che all'interno di Palazzo Italia, cuore dell'articolata area dedicata al nostro Paese, viene reso visivamente attraverso un grande plastico dell'Europa, in cui al posto della penisola a forma di stivale c'è solo l'azzurro del mare. Di fronte, in una serie di monitor, un architetto, un cuoco, un designer e uno studente provenienti dai quattro angoli del pianeta raccontano quello che hanno imparato dalla nostra cultura. Palazzo Italia è un viaggio alla (ri)scoperta delle potenze che rendono grande il nostro Paese: il saper fare italiano, la bellezza, la capacità di immaginare il futuro. Il saper fare è reso dal genio di 21 imprenditori (uno per regione), le cui figure che prendono vita raccontano ciascuna la propria esperienza; la bellezza è racchiusa nelle spettacolari stanze caleidoscopiche, in cui compaiono immagini che si riflettono su specchi sul soffitto e sul pavimento, che ci circondano con le meraviglie di paesaggi, design d'interni e architetture (fra le quali anche il Battistero di Parma); il futuro è il vivaio di idee dell'ultimo piano, dove 21 giovani imprenditori under 30 di tutte le regioni mostrano le proprie invenzioni ultratecnologiche. Il vivaio, oltre che concettuale, è anche reale, con il giardino a forma di penisola in cui a ogni regione corrisponde una pianta caratteristica, messa a dimora nella terra arrivata da ciascuna area del Paese. E prima di uscire, si può firmare virtualmente la Carta di Milano, risposta italiana ai temi di Expo, ma anche indossare la speciale visiera 3D che permette di essere catapultati in un sito di interesse storico, che cambia a seconda dei periodi.

3) Albero della vita

L'albero della vita è il cuore di Expo, il simbolo per eccellenza della grande esposizione milanese, la foto obbligata che non si può non portare a casa, lo sfondo irrinunciabile per qualunque selfie. La grande struttura in legno e acciaio alta 37 metri, proprio a fianco di Palazzo Italia, si staglia al centro della «Lake arena», un grande bacino d'acqua circondato da gradinate da cui poter ammirare gli spettacolari giochi di acqua e musica che si ripetono a intervalli fissi, che di sera sono accompagnati anche da stupefacenti effetti di luce. Ancora chiusa, purtroppo, per ragioni burocratiche, la passerella che conduce all'albero della Vita: quando finalmente arriverà il via libera dell'Autorità anticorruzione, tutti i giovani fino a 24 anni potranno percorrere il passaggio sull'acqua ed entrare nella struttura simbolo di Expo, dove grazie a dei tablet potranno registrare un breve messaggio in cui dire la loro opinione sul nostro Paese, una sorta di dedica virtuale alla nazione che ha ospitato la grande esposizione.

4) Germania

Quando entri nel padiglione della Germania ti mettono in mano un cartoncino piegato in due, chiamato
«seedboard», che a dispetto dell'apparenza insignificante, rappresenta l'autentica chiave di accesso a tutti gli innumerevoli contenuti multimediali proposti nel percorso interno. In prossimità di ogni installazione, infatti, basta aprire il seedboard sotto il relativo fascio di luce per vedervi proiettati (rigorosamente nella propria lingua) testi, filmati, immagini e giochi, per di più «dinamici», visto che spostando o alzando il cartoncino mutano anche le informazioni visibili. Il percorso è un viaggio nel fertile terreno delle idee e tocca quattro temi: acqua, suolo, clima e biodiversità. Per ciascuna di esse vengono illustrate numerose soluzioni ideate in Germania, orientate alla tutela e all'uso intelligente delle risorse: dai sottilissimi pannelli solari alla fibra prodotta con il latte, dal supermercato con il carrello che ti dice in tempo reale le caratteristiche dei prodotti al giardino urbano per coltivare ortaggi sulla terrazza del condominio. Al termine del percorso, uno spettacolo in cui i visitatori scoprono la Germania attraverso gli occhi di due api che sorvolano il Paese, mentre un chitarrista e un beatboxer assicurano la colonna sonora del viaggio virtuale. Ma un percorso è possibile anche all'esterno del padiglione, grazie alla rilassante promenade superiore, cui si accede da una lunga rampa, per poi ridiscenderne – per chi se la sente – con uno scivolo. E siccome i tedeschi non si fanno mancare nulla, davanti al loro padiglione c'è anche una piccola arena con tanto di tribuna, per gli spettacoli all'aperto di musica, teatro, letteratura e poesia che vanno in scena tutti i giorni. E il sabato sera l'arena si trasforma in discoteca.

5) Cibus è Italia

Il percorso all'interno del padiglione «Cibus è Italia», allestito da Federalimentare e Fiere di Parma, è un viaggio attraverso le eccellenze dell'agroalimentare italiano: due piani in cui i principali marchi di questo settore presentano i propri prodotti, la propria storia e la propria filosofia, fra allestimenti multimediali, pezzi da museo e racconti per immagini di produzioni che hanno fatto la storia dell'industria del nostro Paese. Il percorso è articolato per filiere merceologiche, per fornire ai buyer e ai visitatori stranieri una panoramica esaustiva del cibo made in Italy. A breve sarà anche disponibile una sorta di «negozio virtuale», in cui basterà selezionare con il proprio smartphone (o con il tablet messo a disposizione sul posto) i prodotti da una vetrina virtuale, per poi vederseli recapitare direttamente a casa. Ma l'interesse non è solo all'interno: anche l'esterno del padiglione richiama l'attenzione, grazie alle facciate «firmate» da artisti di fama internazionale nell'arte dei graffiti, in un programma di performance live curate da Felice Limosani.

6) Giappone

Oltre ai ristoranti reali (a dire il vero non propriamente economici), nel padiglione del Giappone ce n'è anche uno virtuale, in cui i visitatori sono invitati a sedersi a tavoli da sei posti sui quali, dopo aver socializzato con i propri vicini, si vedono comparire le pietanze di un menu che ciascuno si sceglie e che viene accompagnato da un vero e proprio show con tanto di cuoca in abiti tradizionali giapponesi, che nell'accompagnarci alla scoperta della cucina del Paese del Sol levante invita alla riflessione sui temi dell'alimentazione sana ed equilibrata. Ma prima di arrivare allo spettacolo finale, il visitatore compie un percorso che viene definito «un viaggio verso la diversità armoniosa», fra luci sempre diverse, suoni lievi e rilassanti, atmosfere soffuse, gocce d'acqua e figure danzanti che si muovono su schermi che circondano il visitatore, ma anche intere pareti ricolme di sushi e altre prelibatezze nipponiche. Il tutto racchiuso in una struttura sorprendente, fatta di 17mila pezzi di legno incastrati tra loro in modo da lasciar penetrare la luce solare.

7) Kazakistan

Preparatevi a volare sul Kazakistan: con la fantasia, d'accordo, ma in un modo talmente realistico da sorprendere anche i più scettici. Perché il pezzo forte del padiglione dell'ex repubblica sovietica è un vero e proprio cinema, in cui il visitatore, con tanto di occhialini 3D distribuiti all'ingresso e poltrone «reattive» che vi faranno provare la vertigine del volo, viene letteralmente proiettato sulle meraviglie del Paese.

Ma facciamo un passo indietro. La visita comincia già all'esterno, tra danze tipiche, canti popolari e una cantante simil rock che si esibiscono davanti alla gente che attende in coda per poter entrare in quello che, giustamente, è fra i padiglioni più gettonati. Dopodiché il viaggio prende le mosse da una stanza buia in cui su un gigantesco schermo la storia del Paese viene disegnata con la sabbia da una mano che si muove rapida e precisa, accompagnandoci dalle incisioni rupestri alle lotte contro le tribù rivali, fino all'ingresso nella Russia zarista e all'indipendenza nel 1991.

Una scala mobile conduce alla grande sala in cui in sei rotonde vengono descritte le peculiarità del gigante asiatico: dalle produzioni agricole (cilindri contenenti le piantine escono dai muri premendo un tasto) alle risorse energetiche, dalle tecniche agricole all'acquacoltura, con tanto di vasca con gli storioni, che nei sei mesi di Expo si allungheranno di 10 centimetri. Senza tralasciare un assaggio di latte di cavalla fermentato, bevanda tipica kazaka, servita dopo le cene impegnative a mo' di digestivo.

E poi, lo spettacolo per cui il padiglione del Kazakistan è ormai celebre: il volo virtuale ma quantomai realistico sulle meraviglie della nazione del sole, che parte dagli spazi siderali per accompagnarci nei cieli kazaki, farci sorvolare distese di grano e di girasoli, farci inoltrare in rigogliosi frutteti, lanciandoci all'inseguimento di uccelli che si librano in cielo e di cavalli al galoppo, facendoci tuffare nelle acque per riemergere e fluttuare sui palazzi grandiosi dell'ex capitale Almaty e dell'attuale capitale Astana. Da non perdere.

8) Cacao e cioccolato

Per i più golosi, il cluster del cacao e del cioccolato è una tappa da non perdere. I cluster sono la novità di questa edizione di Expo: padiglioni collettivi in cui i Paesi che non si sono potuti permettere un proprio spazio autonomo vengono raccolti intorno a determinate produzioni che li accomunano. Il cacao è una di queste. In una piazzetta con tanto di palco vanno in scena vere e proprie lezioni sull'alimento più ghiotto, dalla storia agli aspetti nutrizionali, in cui i partecipanti vengono attivamente coinvolti, con tanto di degustazione finale. Poi una selva di piccole costruzioni custodisce le peculiarità di vari Paesi produttori, dalla Costa d'Avorio al Ghana, dove si viene accompagnati attraverso la coltivazione e lo sfruttamento di questa preziosa risorsa. Il tutto in un fiorire di bancarelle e negozi che propongono cioccolato in ogni umana variante, in cui a fare la parte del leone è lo spazio dell'Italian chocolate districts, che racchiude le specialità a base di cioccolato dei territori del nostro Paese con la maggior vocazione per questa produzione: Perugia, Torino e Modica in Sicilia.

9) Emirati Arabi Uniti

Per entrare si passa attraverso pareti altissime e rossicce, come fossero dune del deserto, oppure le ripide pareti di uno uadi (quei canyon scavati dall'acqua nelle regioni desertiche). È lo spettacolare ingresso del padiglione degli Emirati Arabi Uniti. In quelle gole spuntano modernissime installazioni multimediali, in cui basta toccare un tasto e guardare all'interno per vedere ologrammi in 3D che narrano le sfide che un Paese desertico come gli Emirati ha dovuto affrontare in materia di cibo, acqua, energia e terra, e le innovative soluzioni che sono state adottate dagli emiri. Poi c'è il piatto forte, un autentico cinema, dove viene proiettato il film «Family tree» (l'albero di famiglia), ovvero una palma, che dal rischio di essere tagliata per fare spazio ai grattacieli che avanzano, diventa simbolo di vita e della tradizione di un popolo. Nel cortometraggio (in italiano, con sottotitoli in inglese) la protagonista, una bambina, viene proiettata nel passato, dove nel deserto incontra i suoi nonni ancora giovani e – lei che è cresciuta fra gli agi della vita moderna – impara il valore di cose semplici come l'acqua, il cibo e l'aiuto reciproco. Non mancano gli effetti speciali, come vibrazioni e vento artificiale ad accompagnare le immagini della tempesta di sabbia. Dopo lo spettacolo, ad attendere all'uscita c'è un assaggio di crepes e dolcetti al miele di dattero, accompagnati dal caffè tipico degli Emirati, oltre all'avveniristico plastico di Expo 2020, che si terrà proprio a Dubai, capitale del Paese del Golfo.

10) Padiglione Zero

Il Padiglione Zero è il primo nel quale ci si imbatte entrando dall'ingresso ovest (quello dove si approda arrivando con i mezzi pubblici) ed è una meta irrinunciabile per la visita all'esposizione universale milanese, perché è quello che riassume il significato di Expo 2015, dedicato a temi come alimentazione, nutrizione e sostenibilità. Il padiglione è grande, ma il percorso è agevole e abbastanza veloce, attraverso dodici stanze che riassumono l'evoluzione (e a tratti l'involuzione) della civiltà umana, da quando l'uomo ha cominciato ad «addomesticare» piante e animali a quando ha raggiunto il pieno sviluppo. C'è la stanza in cui le pareti sono come i quadri di Piet Mondrian, con la differenza che in ogni quadrato o rettangolo è racchiuso un diverso tipo di seme vegetale; c'è la stanza con le statue degli animali da allevamento a grandezza naturale, in cui si è accompagnati dal rumore di mandrie in movimento; c'è il passaggio obbligato attraverso un'enorme giara in cui si ha l'impressione di essere travolti da una massa di grano o da un'ondata d'olio; c'è il gigantesco e spettacolare plastico che riproduce i diversi paesaggi antropizzati, da quello rurale a quello metropolitano. E poi l'enorme parete con le quotazioni del cibo, come se si fosse in Borsa, seguita subito dopo da una stanza piena di scarti alimentari: un accostamento che rende l'idea del paradosso dello spreco alimentare, autentica piaga dei nostri giorni. Prima di uscire, c'è la sala dell'equilibrio, in cui, circondati da enormi schermi a 360 gradi, si viene catapultati in paesaggi armoniosi, esempi di corretto utilizzo della natura, vissuta e sfruttata, ma anche rispettata.

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