Sandro Piovani
Ieri è iniziato ufficialmente il conto alla rovescia per conoscere il destino del Parma. Perché i curatori fallimentari Anedda, Guiotto non hanno abbandonato la loro linea: trasparenza e spiegazioni chiare. Diagnosi e prognosi, come fossero medici. Così, ieri, tra i tanti temi affrontati hanno spiegato che il 9 giugno il Parma sarà messo all'asta per l'ultima volta. Non ci saranno altre possibilità: o sarà venduto e resterà in B oppure sparirà dalla storia del calcio italiano, restituendo il titolo sportivo. E dunque si ripartirà dalla D. Ma non è tutto. I curatori hanno spiegato che il debito sportivo ora si aggira sui 27 milioni di euro, che i 5 milioni dati dalla Lega sono considerati debito non privilegiato e che potrebbero esserci azioni risarcitorie nei confronti della vecchia proprietà. Ma andiamo con ordine. Partendo dall'introduzione di Anedda: «Il giudice delegato ha deciso per un ultimo tentativo di vendita, il 9 giugno, ed ha escluso in modo categorico la possibilità di ricorrere a trattative private, ed in particolare ha ritenuto di prorogare l’esercizio provvisorio fino al 15 giugno. Le risorse sono le stesse, anche perché il termine del campionato vedrà una moderazione consistente delle spese».
Il debito sportivo è stato il secondo tema toccato da Anedda: «Alla data del fallimento era superiore agli 80 milioni di euro. Ora siamo arrivati ad una cifra che si assesta attorno ai 27 milioni di euro, 13 dei quali riguardano i tesserati, 7 milioni circa di ritenute e contributi pregressi, e 6,3 milioni di euro di debiti verso la Lega Calcio per il conto trasferimento».
9 giugno ultima chance. «Se il 9 giugno l’asta dovesse andare deserta la parola tornerà al comitato dei creditori e al Giudice con il Parma che non potrebbe iscriversi alla serie B»: ha chiarito Guiotto.
Ottimisti o pessimisti? I curatori sorridono. «In un comunicato abbiamo detto che c’era una pluralità di manifestazioni d’interesse, lo confermiamo. In data room sono entrati 9 soggetti, tutti attivi, e per questo riteniamo che una trattativa privata sia inefficiente e non conforme agli interessi dei creditori».
Primo tema caldo: i 5 milioni che la Lega calcio ha chiesto di inserire nel debito sportivo. Guiotto ha spiegato così il problema: «Il 22 maggio abbiamo ricevuto la comunicazione da parte della Lega che anche questi 5 milioni sarebbero stati considerati una componente del debito sportivo. Questo ci ha sorpreso perché gli accordi erano completamente diversi, ed è facilmente dimostrabile con la corrispondenza intercorsa. I 5 milioni dovevano essere soddisfatti solo con i proventi del fallimento, con un rango di debiti chirografari. E’ un contributo straordinario, ed è stato erogato anche e soprattutto nell’interesse della Lega per garantire la regolarità del campionato. Tavecchio ha confermato che ritiene anch’egli, come la Figc, esclusa dal debito sportivo questa cifra. Tavecchio poi ha confermato per iscritto che il debito sportivo verrà determinato dalla Figc d’intesa con la curatela, ha prospettato all’allenatore Donadoni, al sindaco di Parma che la sua posizione rimane ferma, e che quindi quel contributo non deve andare a gravare sul debito sportivo».
Ora ci si chiede se il debito sportivo potrà essere ulteriormente abbassato, prima del 9 giugno. Sempre Guiotto ha spiegato che «qualche milione sia possibile ridurlo, e riteniamo anche che il debito sportivo sia soltanto una delle componenti sensibili per un potenziale acquirente. Il prezzo d’acquisto si è ridotto, non è più un problema, mentre il debito sportivo è un dato rilevante, ma altrettanto rilevante è la possibilità di ridiscutere i contratti pluriennali di alcuni giocatori, che sarebbero inadeguati per la serie B».
Una eventuale nuova proprietà dovrà accollarsi (prima di ridiscuterli) contratti per «circa 20-25 milioni di euro annui. Ma devono rientrare nella trattativa tra chi arriva e i tesserati della rosa del Parma»: ha chiosato Anedda.
Azioni di responsabilità: altro tema caldo. «Le indagini sono ancora in corso, ma contiamo di terminarle nelle prossime settimane»: ha ammesso Guiotto. Ed Anedda ha spiegato che «la curatela deve redigere una relazione per il giudice delegato, nella quale deve raccontare le modalità di dissesto dell’impresa, e in questa racconteremo ciò che abbiamo riscontrato. Poi il giudice deciderà di conseguenza».
La posizione di Pietro Leonardi è un altro capitolo di cui si è parlato molto. «Leonardi risulta creditore di un residuo da credito di lavoro. Risulta anche debitore di una somma che ha avuto a titolo di prestito. La curatela gli ha chiesto la restituzione di quelle somme. E lui non si è insinuato nel debito sportivo, anche perché i crediti e i debiti più o meno coincidevano»: la spiegazione di Anedda.
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