Luca Pelagatti
Per il dipendente del residence che gestisce la reception e vigila sulla struttura si tratta solamente di «uscite programmate». Per gli ospiti - famiglie italiane o straniere non cambia - costrette a lasciare quelle stanze in cui stavano accampati da mesi, un terremoto che lascia smarriti. Per l'assessorato ai Servizi sociali del Comune, che i conti di quei residence li deve pagare, una scelta doverosa e obbligata. «Perché - come ribadisce l'assessore Laura Rossi - non possiamo fare dell'assistenzialismo senza regole».
Se l'estate è stata torrida l'autunno si preannuncia caldo. E non si parla di clima: ma del problema degli alloggi.
l primi segnali di una stagione agitata sono arrivati in questa coda d'agosto: quando alcune famiglie, ospiti dei servizi sociali, sono state costrette a lasciare il residence di viale Piacenza dove abitavano da tempo.
«Io, mia moglie e le nostre quattro figlie siamo qui da un paio d'anni. E ci hanno detto che entro la fine del mese dovremo andarcene», si sfoga un immigrato nigeriano. Che allarga le braccia sul futuro: «Dove andremo? Non lo so. So solo che è una ingiustizia».
Un giudizio condiviso da altri, soprattutto da quelli che i conti con lo sfratto li hanno dovuti già fare. E ora si trovano senza un tetto, come è accaduto alla famiglia italiana - padre, madre e due bambine - che dalla prima settimana di agosto «abita» in auto nei parcheggi del Barilla Center.
«Per quello che ne so si tratta di uscite programmate, decise dal Comune che si occupa dei pagamenti delle locazioni», ribadisce il dipendente del residence che, in pratica, descrive una situazione stabilita da tempo e ben nota. Almeno nelle stanze dell'Assessorato ai servizi sociali.
«Ed in effetti non sono certo scelte nate all'improvviso - spiega con fermezza l'assessore Laura Rossi. Che aggiunge che non si tratta di casi isolati. Ma di un piano che deve fare i conti con la realtà. Quella di chi ha bisogno ma anche quella dei bilanci che, comunque, bisogna fare quadrare.
«Noi come assessorato vogliamo aiutare chi è in difficoltà ma dobbiamo tenere conto delle risorse disponibili: che sono scarse. E valutare caso per caso». In altri termini: la coperta è molto corta. E i pochi soldi disponibili vanno gestiti con oculatezza. Destinandoli ai casi più gravi.
«Aiutiamo in primo luogo chi non ha reddito. Nel caso di famiglie in cui almeno uno dei componenti abbia un lavoro dobbiamo tenerne conto. Non solo: offriamo assistenza e alloggio gratuito per periodi anche lunghi. Ad esempio alcune delle famiglie che ora dovranno lasciare il residence sono ospitate gratuitamente da oltre due anni. In questo tempo hanno avuto la possibilità di mettere da parte, grazie al loro lavoro e alla completa assistenza fornita, una piccola somma mensile necessaria, ad esempio, per l'anticipo di un appartamento in affitto. Ad un certo punto da parte loro ci deve essere lo sforzo e la dimostrazione di voler intraprendere un percorso in autonomia. Per noi non c'è la possibilità di farci carico all'infinito della loro ospitalità».
Anche perché - e questo è l'altro dato che lascia sgomenti - le richieste di aiuto aumentano in maniera esponenziale: nel 2012 i casi erano 34. Ora sono 100. Ma molti di loro, più o meno a breve, verranno allontanati dai residence.
«Saranno circa una quarantina le famiglie che dovranno lasciare gli alloggi occupati finora - prosegue l'assessore Laura Rossi spiegando che si tratta appunto dei nuclei che da più tempo godono di questo aiuto. -Parliamo di quei nuclei dove c'è un reddito per quanto modesto. Alcune famiglie ad esempio, contribuiscono con le loro disponibilità a coprire parte delle spese e di questo dobbiamo tenere conto. Ma in altri casi non possiamo proseguire questa politica di assistenza assoluta. Non possiamo e non dobbiamo: è un segnale che va dato a tutti, parmigiani e non. Le disponibilità economiche non permettono di disperdere risorse». Qualcuno di loro già conosce il proprio destino, qualcuno scuote la testa e non vuole crederci. Per molti si preparano giorni terribili. Ma per tutti vale la risposta di un padre per mano con una bimba che parla senza neppure fermarsi: «Tanto non ho niente. Cosa possono togliermi?».
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