×
×
☰ MENU

L'emozione di Scala

L'emozione di Scala

05 Agosto 2015, 11:25

Paolo Grossi

Lunedì non c'era, ma ieri Nevio Scala è stato vicino alla squadra impegnata nel secondo allenamento. Tiene rapporti, osserva, parla con dirigenti, tecnici, politici, tifosi. Fa il presidente in modo molto popolare, nel senso che forse, non essendo il classico patron, può dedicarsi di più agli aspetti che gli piacciono.

Come aveva fatto Minotti, anche lui incontra i cronisti sul prato mentre ancora i giocatori, sudati (pure ieri il termometro superava i 35 gradi) raggiungevano lo spogliatoio. Il giorno della presentazione del progetto aveva ripetutamente invocato pazienza, quella che lui, coltivatore, ha sempre speso a piene mani per arrivare ai raccolti desiderati. Adesso però i tempi sembrano stringersi sempre di più, proprio come l'affetto e la passione dei tifosi attorno al gruppo che sta nascendo.

«E' vero, registro un entusiasmo che mi carica di emozione e responsabilità - precisa subito Scala - Mi sento coinvolto e non mi sarei aspettato una partecipazione così intensa. So che la gente si attende dei risultati da noi. Sono orgoglioso di questi tifosi: un po' ci speravo, ma non mi sarei aspettato una cosa del genere. Devo però ricordare che siamo in ritardo rispetto alle altre squadre. Ecco allora che devo chiedere ancora un po' di pazienza. Basti pensare che a tutt'oggi non abbiamo ancora i moduli per stipulare i contratti coi giocatori che ci hanno dato la loro parola, anche se per me, quest'ultima vale di più di una firma. Mi fa felice che i nostri primi giocatori siano qui a lavorare solo sulla base di un impegno preso a parole. Gigi Apolloni sta lavorando da un giorno, ma con queste basi la squadra ci darà soddisfazioni».

Scala poi ha sempre sostenuto che non conterà solo vincere il campionato, ma che bisognerà riuscirci in un modo diverso. E ieri lo ha ribadito.

« La gente che si è abbonata è numerosa, spero si diverta e che entri allo stadio con i bambini piccoli, le mogli, le famiglie, senza la paura di venire allo stadio. Vorrei avere un tifo-modello anche per altre realtà. Questo entusiasmo ci dà la conferma che abbiamo lanciato un messaggio positivo. Ma questo non basta, vogliamo fare altre cose, tra cui vincere. L'obiettivo è di ritornare quanto prima nel calcio che conta, ma adesso non voglio e non posso fare pronostici o previsioni».

Anche perché il calcio resta difficile a tutti i livelli, specie per chi lo voglia affrontare a petto in fuori e testa alta: «Ci stiamo scontrando con alcune realtà, è per questo che chiedo pazienza. Non si può cambiare il mondo del calcio in pochi giorni. Però ai miei collaboratori ho detto: ''Chi viene a Parma con entusiasmo è il benvenuto, gli altri possono andare altrove anche se sono Maradona"».

Qualche tifoso sogna già un'incetta di titoli, dalla promozione alla Coppa Italia allo scudetto di categoria.

«Vi confesso che io sto ancora studiando il regolamento, siamo partiti ieri. Quasi quasi vorremmo chiedere lo spostamento della partita di Coppa Italia, in questo momento non abbiamo i giocatori sufficienti per fare una squadra. Minotti, Pizzi e Galassi stanno lavorando giorno e notte. Dobbiamo ringraziare la società per averci messo a disposizione Collecchio, che è un regalo straordinario, una base importante. Vedrete che alla fine non sposteremo la Coppa Italia, perché non è nelle nostre forze, ma saremo pronti».

A proposito di Collecchio, un centro così forse avrebbe fatto comodo anche al suo Parma 25 anni fa...

«Penso proprio che allenarsi qui valga un tesoro. Ad esempio tutti i calciatori vengono ospitati qui, ci si sta tanto bene che chi arriva non partirebbe più».

E magari calpestare il prato fa tornare la voglia di panchina.

«La voglia di allenare in realtà non l'ho mai persa, ma era giunto il momento di voltare pagina. Tornare a Parma mi crea emozione, soddisfazione, ma anche la voglia di incidere in un modo diverso. Ci sto provando».

© Riproduzione riservata

CRONACA DI PARMA

GUSTO

GOSSIP

ANIMALI