Mara Varoli
Leonardo ha tre anni. Biondo con gli occhi azzurri e una gran voglia di giocare ai pompieri. Leonardo oggi sta bene e, oltre a inventare storie con la fantasia e con i camion rossi dell'autoscala, sogna davanti ai suoi cartoni preferiti: i Paw Patrol.
Sta bene e questo grazie a tre medici: al professore Umberto Squarcia, al cardiochirurgo parmigiano Ottavio Alfieri e al collega Mario Carminati. Che ha messo un «ombrellino» al cuore di Leonardo e gli ha salvato la vita.
«E' successo quattro mesi fa - racconta mamma Antonia -. Per cui, ci siamo rivolti al professore Umberto Squarcia, amico di famiglia. E grazie a lui abbiamo scoperto, dopo una visita, che Leonardo aveva un Dia, un difetto interatriale: in pratica un buchino tra i due atri del cuore. Una malattia particolarmente subdola e difficilmente diagnosticabile. E' stato proprio per un evento esterno e non correlato, come lo streptococco, a farci approfondire la diagnosi». Proprio così, il Dia, è un'anomalia cardiaca congenita che aumenta il flusso del sangue e può determinare stanchezza e difficoltà di respirare, nonché ritardi nella crescita del bambino.
Ma anche una maggior probabilità di essere colpiti da infezioni dell'apparato respiratorio, come raffreddori o polmoniti. «Questi medici fantastici sono la mano di Dio e Carminati ha salvato mio figlio - continua mamma Antonia -. Abbiamo portato Leonardo al San Raffaele di Milano per una visita con il cardiochirurgo Ottavio Alfieri, che è cugino di mio padre».
Un'istituzione mondiale della cardiochirurgia, Alfieri nato, cresciuto e laureato a Parma, è lo stesso che qualche giorno fa ha operato l'ex presidente Silvio Berlusconi: «Alfieri ci ha rassicurato molto, anche se non ha nascosto che il difetto di mio figlio era molto importante e vi era sicuramente indicazione alla chiusura».
Un intervento piuttosto complesso, per il quale Alfieri ha suggerito la «mano d'oro» di un altro grande nome della cardiologia: il responsabile della cardiologia pediatrica del policlinico San Donato Mario Carminati, anche lui già noto al pubblico per aver operato il Marò Massimiliano Latorre e il calciatore Antonio Cassano. «Mercoledì 8 giugno siamo entrati al San Donato e sabato 11 siamo usciti - ricorda mamma Antonia -. Dopo una preanestesia e una anestesia totale, è stato intubato e il dottor Carminati ha eseguito su mio figlio un cateterismo cardiaco, una tecnica per la quale senza aprire il torace viene utilizzata una sonda percutanea che viene inserita nella vena femorale. Con questa tecnica, Carminati è riuscito ad applicare un ombrellino per chiudere il difetto al cuore di Leonardo. Un difetto che - ripete mamma Antonia - era molto grande e non era facile usare questa procedura per risolverlo. Sicuramente, un caso più unico che raro».
L'intervento è durato circa due ore e il giorno dopo Leonardo era già in piedi, tant'è che appena sveglio ha subito detto alla mamma: «Mamma, non preoccuparti io sto bene, ma posso guardare i cartoni?».
«In effetti ero pallida, bianca come un lenzuolo - confessa Antonia - e quelle parole mi hanno tranquillizzato. Tra l'altro, Leonardo ha un recupero molto veloce: dovrà periodicamente essere visitato per i controlli di routine, ma sta davvero bene».
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