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Melli: «Ecco i miei derby»

Melli: «Ecco i miei derby»

15 Dicembre 2016, 10:27

Sandro Piovani

A pronunciare la parola «derby» gli si illuminano gli occhi. Sandro Melli, seduto nella sua scrivania di dirigente d'azienda, non perde quella maturità che ormai gli riconosciamo. Prova a non scomporsi. «Il mio derby personale è quello della promozione, nel 1990 (Parma-Reggiana 2-0, Osio e Melli ndr) perché in quella partita lì c'è tutto. La vittoria, la storica promozione in serie A e il mio gol al novantesimo che chiude tutto. Una bellissima torta con tanto di ciliegina, un sogno che si avvera per uno che è di Parma. Più di così non avrei potuto chiedere».

Cosa significava per un parmigiano indossare la “crociata” e giocare contro la Reggiana?

«Non esistono parole per spiegarlo o farlo capire. O sei di Parma o sennò è un'altra cosa. Non lo capisci. Perché il parmigiano nasce avvolto in questa rivalità storica. La mastica e la respira tutti i giorni. Quindi per un parmigiano avere la fortuna di avere questa grossa soddisfazione è comprensibile solo da un altro parmigiano. Tutti i tifosi del Parma avrebbero voluto fare quello che ho fatto io. Che ho avuto la fortuna di riuscirci. Descriverlo non si può».

Come si viveva un derby?

«Noi non abbiamo mai avuto pressioni particolari. Li abbiamo giocati non dico con molta naturalezza ma dandogli la giusta importanza. Il derby è molto sentito da chi scende in campo. Quindi bisogna trovare il giusto equilibrio per evitare di andare troppo sotto stress oppure di provare a snobbare la partita. Serve equilibrio, come in tutte le cose del resto».

Lei ha giocato anche l'ultimo derby, già al Mapei stadium. Quando in campo piovvero rubinetti...

«Sì. Ricordo che un rubinetto sfiorò Cannavaro. Al momento presi una gran paura. Pensavo che eravamo alla follia totale. Si rischiò la tragedia. Inutile dire le solite frasi di circostanza... Ma quello non era derby, era delirio, follia, guerriglia... Una cosa incredibile».

Quanti derby ha giocato?

«Beh, oltre a quello della promozione, giocai il primo derby in serie A al Tardini che vincemmo, con un gol mio, al Tardini. Un gol fortunato: mi trovai davanti a Taffarel palla al piede, lo conoscevo bene perché sino all'anno prima eravamo compagni di squadra. Avanzavo palla al piede e lui mi aspettava sulla linea di porta. Non si spostava e tanto meno si buttava. Lo sapevo e ad un certo punto ho tirato nel posto giusto. Poi giocai il ritorno nel '94 ma si fece male Pairetto. Il recupero non lo giocai invece. Poi giocai appunto quello del '97».

Cosa si ricorda?

«Fu un derby triste. Mal giocato da entrambe. Noi eravamo più forti, uno squadrone. Arrivammo secondi e loro ultimi. Però un derby è un derby e sfugge ad ogni logica. Avevamo Buffon, Cannavaro, Thuram, Crespo, Chiesa... Eppure fu una partita da 0-0, scialba e nervosa».

Quindi niente pronostico.

«Nel derby non è che il più forte vince. Ci sono tanti aspetti: come vivi la settimana, come ti approcci alla gara. Alla fine tutto conta: avere defezioni conta; andare a Reggio inseguendo la tua avversaria in classifica conta; andare dove puoi lavorare in tranquillità e loro intanto ne giocano un'altra (ieri sera, con la Feralpi ndr) conta. Per questo si può dire che non c'è un favorito. Sono gare che fanno storia a sé, vedo due squadre che andranno in campo per vincere, magari con un po' di paura».

Perché con un po' di paura?

«Perché questo di lunedì è un derby atipico, manca da tanti anni. E per questo più sentito. Noi a Parma, ad esempio, lo viviamo da un anno e mezzo. Da quando siamo ripartiti dalla D: ad ogni vittoria l'anno scorso sapevamo che il derby si avvicinava. Questo derby lo respiriamo da mesi. Prima la D, poi i gironi di C, i calendari. Tutto questo potrebbe rendere il derby più complicato. Bisogna essere bravi a gestire bene queste situazioni, bravi a trovare il giusto equilibrio appunto».

I giocatori di pressioni ne hanno: prima il cambio tecnico e ora il derby da “vincere”. Cosa può dire loro?

«Questa partita è un incrocio fondamentale. Se il Parma non dovesse vincere credo che al 99% possa dire addio al primo posto. Credo che lo sappiano e per questo potrebbe essere difficile gestire questa gara. Allo stesso tempo in caso di vittoria il Parma prenderebbe quella medicina che per ora sembra introvabile. I problemi del Parma sono tanti ma la vittoria sarebbe una buona medicina».

Cosa vuole dire ai tifosi del Parma?

«Cose semplici: godetevi una partita che aspettate da vent'anni, incitate la vostra squadra, nei confini del rispetto verso l'avversario. Sennò non sarà più calcio».

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