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Osio: «La serie D sarà dura»

21 Luglio 2015, 03:25

Paolo Emilio Pacciani

C'è stato un tempo in cui il «sindaco», quando si parlava di Parma calcio, era uno e uno soltanto: Marco Osio. Il giocatore marchigiano era entrato nel cuore dei tifosi gialloblù al punto da ricevere questo “titolo onorifico”. Altri tempi, quando il sindaco “vero” non aveva il compito di interloquire con la Figc per attestare la bontà di una società nel procedimento di affiliazione...

«E' vero, altri tempi - commenta Osio, che questa sera sarà uno dei protagonisti dello speciale di Tv Parma dedicato ai bomber gialloblù -. Abbiamo vissuto anni strepitosi, anni d'oro. Sono arrivato a Parma con Vitali e Sogliano: era una società giovane, che puntava su calciatori giovani e di prospettiva. Magari in prestito, come ero arrivato io. Poi la situazione è cambiata gradualmente. Innanzitutto a causa della promozione in serie A, un traguardo storico per questa piazza. Poi è arrivata la scalata alle prime posizioni in Italia e in Europa. Un viaggio sempre più bello ed emozionante, con traguardi inaspettati da tutti, in primis da noi giocatori. In poco tempo siamo passati dalla serie B al trionfo in Coppa delle Coppe e dopo Wembley Parma è diventata veramente una delle società più importanti del calcio europeo».

Quali sono i ricordi più belli di quegli anni?

«Tutti. Sono tutti belli i ricordi perché è stata una crescita continua personale e professionale come giocatore e come uomo. La città si è stretta attorno a noi vedendo che riuscivamo a raccogliere un risultato dopo l'altro. Il primo grande obiettivo era la promozione in serie A, poi la prima vittoria in Coppa Italia, (grazie anche al gol di Marco Osio nella finale di ritorno; ndr). In quel momento abbiamo capito che la squadra e la società erano mature per raggiungere qualcosa di ancora più importante».

C'è una nuova società, Parma Calcio 1913, che ha scelto di ripartire proprio da alcuni dei protagonisti di quegli anni: Scala, Minotti e Pizzi. Una scelta significativa?

«Sicuramente sì. E' una decisione importante perché emotivamente molto coinvolgente e non nascondo che conoscendo certe persone mi avrebbe fatto piacere essere coinvolto, ma dico questo senza nessuna polemica. Del resto del gruppo di venticinque anni fa in tanti sono tornati, in periodi diversi, nel Parma con compiti e incarichi diversi. Penso a Minotti, Zoratto, Donati, Melli, Pizzi e tanti altri. Io non sono più tornato ma non mi dispiacerebbe affatto poter avere nuovamente un ruolo. Ovviamente si fanno delle scelte e quelle di Minotti come direttore sportivo e Apolloni come allenatore sono scelte più che rispettabili. Resta purtroppo il fatto che la Figc non ha ancora comunicato quale delle due società sarà affiliata e questa perdita di tempo danneggia tutti. Dall'altra parte infatti c'è Corrado che ha un progetto altrettanto valido, a mio avviso. Non sono stato contattato neanche da lui, quindi parlo da una posizione assolutamente neutrale».

Lei ha allenato in serie D e può quindi esprimere un'opione competente sul prossimo campionato del Parma.

«La serie D è un campionato molto, molto impegnativo per il quale bisogna allestire una rosa molto competitiva se si vuole vincere. La cosa più importante in assoluto è la scelta dei giovani: con 4 Under in campo su undici è fondamentale che questi siano di primissima fascia perché fanno la differenza. Bisogna averne come minimo 10 in rosa di alto valore. Io punterei su giovani che hanno già giocato in campionati seniores piuttosto che su grandi talenti delle squadre Primavera, perché è fondamentale saper giocare contro i grandi. Non sempre i giovani talentuosi sanno esprimersi al meglio contro i giocatori più esperti e reggere la pressione».

Pressione che sarà altissima in casa Parma visto che si giocherà solo per vincere il campionato...

«Sì, il Parma non può avere altri obiettivi che la vittoria del campionato, perché il secondo posto non garantisce la promozione automatica in Lega Pro ma solo l'accesso ai play-off che servono per classificarsi per eventuali ripescaggi. No, il Parma deve cercare di tornare immediatamente tra i professionisti perché l'entusiasmo che si registrerà in questo campionato fra i tifosi e fra i giocatori stessi rischia di scemare se non si raggiunge subito la promozione. E' un rischio che non si può correre».

E come lo si evita?

«Beh, a questi livelli, a differenza di quanto non succede in serie A, i soldi fanno veramente la differenza. In serie D vince veramente chi investe di più sulla squadra perché ci sono grandi differenze di rendimento».

Giocare al Tardini sarà un grande vantaggio?

«Io lo vedo più come un'arma a doppio taglio. Perché darà grande entusiasmo ai giocatori del Parma ma che stimolerà ulteriormente gli avversari. Non dimentichiamoci che tutte le squadre che affronteranno il Parma lo faranno con il coltello fra i denti: tutti vogliono battere i grandi favoriti. Ricordo quello che è successo al Rimini, che ha pagato una partenza lenta proprio perché tutte le avversarie hanno lottato alla morte sin dalle primissime partite contro i romagnoli».

Per quello che la riguarda che impegni ha per la prossima stagione?

«Per ora ancora nessuno. Sono in attesa di vedere se si muove qualcosa. I campionati slitteranno sicuramente e le panchine sono quasi tutte occupate. Dipende da quante squadre alla fine si iscriveranno alla Lega Pro. E' un mondo molto problematico, dove circolano pochi soldi ormai...».

E' un calcio in crisi?

«Sicuramente sì e forse è anche giusto che sia così, perché nel passato sono state fatte cose senza senso. E' giusto che i calciatori in serie A guadagnino tanto, ma nei campionati minori si era arrivati a ingaggi ingiustificati. Non è possibile fare il passo più lungo della gamba, come in effetti è stato fatto anche a Parma negli ultimi anni».

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