Katia Golini
Non può riposare in pace il capitano dei bersaglieri Paride Mori, traversetolese, del «Battaglione Mussolini», Medaglia d'argento al Valor militare, morto il 10 febbraio del '44. Lo Stato lo riabilita consegnando ai figli la Medaglia commemorativa e la pergamena con l'iscrizione esplicita: «In riconoscimento del sacrificio offerto alla Patria». La sua famiglia gioisce, ma la polemica è dietro l'angolo.
La cerimonia ufficiale si svolge alla Camera, il giorno in cui si commemorano «le vittime delle foibe, dell'esodo giuliano-dalmata e delle vicende del confine orientale». E' presente il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e l'onorificenza viene consegnata dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio.
Quando si sparge la notizia, lo scontro esplode, al punto che la presidente di Montecitorio Laura Boldrini prende le distanze e il governo fa una semi marcia indietro, affermando che riaprirà il caso.
Le origini del caso
Tutto ha inizio lo scorso 10 febbraio. I figli di Mori, Renato e Bruno, partecipano alla cerimonia per la consegna dei riconoscimenti nella sala Aldo Moro. Ci sono, oltre a Mattarella, alcuni ministri e Delrio, che fa gli onori di casa. E' una giornata di festa. Una trentina i riconoscimenti assegnati. E tutti i familiari delle vittime presenti sono felici.
Il racconto del figlio Renato
«Mio padre non è stato un delinquente, come qualcuno vuol far credere». Renato ha sempre pensato a suo padre come a un eroe, che si è battuto per il bene della patria. E da anni sogna una riabilitazione ufficiale. «Ho ricevuto l'invito firmato dalla presidente Boldrini e subito ho pensato che finalmente si rendeva giustizia a una persona che aveva perso la vita per difendere il suo Paese - racconta Renato -. Nelle lettere che mi scriveva dal fronte si raccomandava ogni volta: “Fai il bravo bambino e ricordati di amare sempre la patria”. Era idealista al punto che per il suo e nostro Paese ha perso la vita».
«Mio padre - riprende Renato - era sicuramente fascista, ma fascista non significa delinquente. Quando è scoppiata la guerra è stato richiamato alle armi. Ha fatto il suo dovere. Con l'armistizio i soldati dell'esercito sono rimasti senza una guida. Alcuni sono scappati, altri si sono messi con i partigiani. Mio padre, che si trovava in servizio al confine in Friuli, ha deciso di andare avanti, con altri 400 bersaglieri, e di continuare a combattere contro Tito, per la patria. Era un idealista, da giovane aveva fatto anche il sindacalista. Lui e i suoi uomini , tutti morti, hanno affrontato e fermato l'armata jugoslava, difeso e salvato Trieste e Gorizia. Se le due città oggi sono italiane è anche grazie a mio padre». Il riconoscimento romano è un motivo di orgoglio per il figlio Renato: «Mio padre è stato un eroe. Lo Stato finalmente riconosce quello che finora è stato tenuto nascosto».
Il caso si infiamma
La prima a prendere le distanze è Laura Boldrini, in una nota: «La presidente della Camera non ha dato alcun premio alla memoria del repubblichino Paride Mori, né ha in alcun modo concorso ad individuare il suo nome tra quelli meritevoli di onorificenza. L’individuazione dei soggetti cui attribuire le medaglie spetta infatti ad una commissione istituita presso la Presidenza del Consiglio».
La furia della Sinistra
La Sinistra non ci sta. E subito spara a zero su Mori e sul governo. «Il governo dovrebbe scusarsi e ritirare l’onorificenza concessa alla memoria del repubblichino Paride Mori». E’ quello che chiede, in una nota, il deputato di Sel Giovanni Paglia.
Intervengono anche Cristina Quintavalla e Piergiovanni Alleva, rispettivamente portavoce e capogruppo in Regione di L'altra Emilia Romagna. «Il governo Renzi non si smentisce - dice Alleva - ed anche in questa occasione prova a scimmiottare Berlusconi nella riabilitazione dei nazi-fascisti divenuti legittimi e magari valorosi combattenti».
«Incredibile ma vero - aggiunge la Quintavalla -. Perché l'ex sindaco di Reggio Emilia, città medaglia d'oro alla Resistenza, ha consegnato ai figli di Mori tale onorificenza? Perché in occasione del 70° anniversario della Resistenza? Una svista, un errore storico, frutto di superficialità? Ne dubitiamo, ma se così fosse Delrio dovrebbe scusarsi profondamente davanti ai partigiani, alle loro associazioni, agli antifascisti italiani».
Governo pronto al dietro-front
Il governo, in serata, fa sapere di essere pronto a rivedere le carte. «Se la commissione che ha vagliato centinaia di domande ha valutato erroneamente, il riconoscimento dovrà essere revocato» scrive su Twitter Delrio.
E da Palazzo Chigi lasciano pensare che il governo è pronto a fare retromarcia. «E' stato dato mandato per un approfondimento della vicenda e, nei prossimi giorni, verrà ripresa in mano l’istruttoria» fa sapere il governo.
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