Ha lottato per oltre quattro giorni tra la vita e la morte, ma alla fine Giovanni Buzzoni, barista parmigiano di 44 anni, si è arreso alle gravissime ferite riportate sabato mattina sull'Autobrennero all'altezza del casello di Vipiteno, quando era stato investito da un Tir. (Guarda il servizio del Tg Parma)
Le condizioni di Buzzoni erano apparse fin da subito disperate, tanto che era stato trasportato con l'elisoccorso al reparto di Rianimazione dell'ospedale Santa Chiara di Trento a causa della mancanza di posti nei nosocomi di Bolzano e di Innsbruck e la sua prognosi era stata giudicata riservatissima dai medici. Il barista parmigiano aveva perso conoscenza subito dopo il terribile investimento e, nonostante l'immediato soccorso prestato da un'infermiera specializzata austriaca che viaggiava in un auto che si trovava dietro al camion investitore, la sua gravità era apparsa evidente. La morte è stata dichiarata nel primo pomeriggio di ieri, quando anche l'ultimo flebile segnale di attività cerebrale si era dissolto. Con un gesto di grande generosità i famigliari hanno poi consentito l'espianto degli organi del barista.
L'investimento era avvenuto attorno alle 9 e mezza di sabato mattina sulla carreggiata Sud dell'A22 poco dopo il casello di Vipiteno. In base a quanto ricostruito dalla Polstrada di Vipiteno Buzzoni, che era alla guida della sua Volkswagen Golf sulla quale viaggiava da solo in direzione Nord dopo essere partito da Parma attorno alle 7, poco prima di Vipiteno aveva urtato violentemente contro lo spartitraffico fra le due carreggiare, forse a causa di un colpo di sonno o di un malore, ma era riuscito a riprendere il controllo del veicolo e si era quindi fermato sulla corsia di emergenza a poche centinaia di metri dall'uscita. A quel punto, inspiegabilmente, Buzzoni ha deciso di attraversare l'autostrada: dopo essere riuscito a passare indenne la carreggiata Nord è stato poi travolto dal Tir sulla corsia di marcia della carreggiata opposta.
Il barista, che lascia tre figli, di cui due gemelli appena maggiorenni e una ragazza adolescente, era molto noto in città, dove per lungo tempo aveva lavorato con grande impegno in vari bar. Da più di 4 anni il suo «regno» era diventato il bar della Rocca in via Emilio Lepido, dove era rimasto dietro il bancone fino a poche ore prima del suo viaggio verso Vipiteno e in cui lavorava assieme alla sua compagna, con la quale risiedeva a Sorbolo. Ma Giovanni Buzzoni aveva spalle una grande esperienza nel settore: aveva infatti gestito un bar all'angolo tra via Venezia e via Valenti, quello della piscina di Langhirano e poi, assieme al grande amico e compagno di lavoro Michele Gallinaro, aveva aperto e portato avanti il TacaBanda, locale molto noto e frequentato dai giovani parmigiani. Aveva anche lavorato fin dall'apertura all'«Acquolina» di via D'Azeglio e dovunque, come ricorda l'amico Michele, si è fatto apprezzare per la sua affabilità e la sua capacità di relazionarsi con i clienti. Amico di tutti, riusciva a creare cocktail innovativi nel giro di pochissimo tempo e in tutti i locali in cui ha lavorato ha lasciato un'impronta importante, grazie alla sua professionalità e alla simpatia che lo contraddistinguevano. Nei mesi scorsi il bar «La Rocca» aveva assunto un nuovo «look» più moderno e funzionale di cui Giovanni Buzzoni era stato uno degli artefici mettendo tutta la sua creatività al servizio del locale fino all'ultimo e all'investimento che gli è stato fatale. La data dei suoi funerali verrà fissata non appena si conoscerà la data del rientro nella «sua» Parma da Trento della salma.
© Riproduzione riservata
Contenuto sponsorizzato da BCC Rivarolo Mantovano
Gazzetta di Parma Srl - P.I. 02361510346 - Codice SDI: M5UXCR1
© Gazzetta di Parma - Riproduzione riservata