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Sorprese in arrivo da Manenti?

Sorprese in arrivo da Manenti?

16 Marzo 2015, 06:19

Georgia Azzali

  Paolo Emilio Pacciani

Più che la fine, l'inizio di una nuova storia per il Parma. Che potrebbe trasformarsi in una rinascita, anche se a tappe lunghe e tutt'altro che indolori. L'appuntamento è fissato per giovedì: ore 10,30, tribunale civile, udienza davanti al tribunale fallimentare. Spetterà a un collegio, composto da tre giudici, decidere il futuro della società gialloblù, affondata in quasi 200 milioni di debiti. E far calare il sipario sul vecchio proscenio diventerebbe l'unico modo per poter contare sui milioni (per nulla disinteressati, per carità) promessi dalla Lega.

Udienza a porte chiuse

Un'udienza in camera di consiglio. A porte chiuse, quindi. Dentro all'aula, davanti ai magistrati, le parti. A cominciare dalla procura, che per prima si è fatta avanti, dopo che due fornitori avevano desistito dal chiedere il fallimento della società. La richiesta porta la firma dei pm Amara, Ausiello e Dal Monte, ma non è detto che tutti e tre siano presenti. Sono poi convocati gli avvocati del Parma e dei creditori che, dopo la procura, hanno fatto istanza affinché il tribunale sancisca il crac della società: tre agenti sportivi e un fornitore. Toccherà ai pubblici ministeri e ai legali, infatti, illustrare le ragioni che li hanno spinti a depositare la domanda di fallimento. Poi, gli avvocati del Parma avranno la possibilità di replicare, ripercorrendo le linee della memoria difensiva che potrebbe essere presentata nei giorni precedenti l'udienza. Certo è che, salvo colpi di scena, alla fine della discussione delle parti, i giudici non annunceranno immediatamente la sentenza. Solitamente, infatti, il tribunale si riserva sulla decisione. Anche se è molto probabile che i tempi possano essere molto stretti: nel luglio del 2008, per esempio, il tribunale di Parma ci mise tre giorni per depositare il provvedimento che decretò la fine della Margherita firmata Matteo Cambi.

Il concordato «in bianco»

E se l'ineffabile Giampietro Manenti facesse il miracolo? Se entro giovedì il presidente mettesse sul tavolo i soldi? Ammesso che qualcuno voglia ancora crederci, è escluso che il tribunale possa «archiviare» il tutto come se nulla fosse accaduto in questo ultimo mese. La sorpresa finale del numero uno del Parma, però, potrebbe essere quella di fare una richiesta di concordato preventivo «in bianco». Ormai sono già stati presentati i bilanci degli ultimi tre anni e la situazione economico-finanziaria aggiornata al 17 febbraio scorso, il che farebbe pensare alla decisione di andare dritti verso l'udienza del tribunale senza tentare vie d'uscita. Ma è altrettanto vero che lo stesso giorno dell'udienza Manenti potrebbe far richiesta di concordato «in bianco», oppure presentarsi con un concordato già definito. Nel secondo caso i giudici dovranno decidere se accoglierlo oppure decretare il fallimento, mentre se il presidente del Parma dovesse optare per la prima opzione, il tribunale sarà obbligato per legge a concedergli almeno 60 giorni per la presentazione del piano. Due mesi, a cui potrebbero aggiungersi alcuni giorni o settimane dovuti alle notifiche, in cui il fallimento rimarrebbe «congelato». E così si arriverebbe a fine campionato.

Ma è chiaro che si tratta di mere ipotesi. Per ora lo spartiacque è fissato per giovedì prossimo.

Dopo il fallimento

Cosa succederà se, come tutto lascia pensare, il tribunale decreterà il fallimento del Parma Fc? Può essere autorizzato un esercizio provvisorio che permette di continuare la stagione, forte dei 5 milioni di euro già stanziati dalla Lega Serie A.

Una volta nominato il curatore fallimentare (e in pole position per questo incarico sembra esserci il presidente dell'Ordine dei commercialisti di Parma, Angelo Anedda), andranno poi stimati i valori della società, dopodiché si procederà con la vendita all'asta.

Da quale serie si riparte?

Al 30 giugno il titolo sportivo torna di proprietà della Figc, ma chi comprerà all'asta la società può mantenerlo a patto di pagare tutto il debito sportivo. Con questo si intendono i debiti che il Parma ha nei confronti di tutti i tesserati alla Figc: giocatori, tecnici, medici, eccetera. In particolare, si tratta degli stipendi della sola stagione corrente, non di quelle passate. Se questo avviene, e nel frattempo il Parma retrocede, si potrà ripartire dalla serie B. Se invece il debito sportivo non viene pagato dall'acquirente della società all'asta fallimentare, allora il Parma non potrà iscriversi a nessun campionato professionistico ma dovrà ripartire dai campionati dilettantistici. In linea teorica dalla Terza Categoria, il campionato più basso, ma in pratica si può ripartire dalla serie D, il campionato più alto, visto che ci sono tante società di questo livello in gravi difficoltà economiche.

I tempi

Affinché il Parma possa iscriversi alla serie B, in ogni caso, bisogna che tutta la procedura appena descritta venga completata in tempo utile per poter rispettare le regole Figc, quindi entro il 30 giugno.

In teoria i tempi tecnici ci sarebbero ancora, a patto di essere molto veloci con la procedura, ma il vero dubbio è: ci sarà qualcuno disposto a rilevare il Parma e pagarne il debito sportivo?

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