Gabriele Grasselli
Valentina aveva 16 anni. Li ha trascorsi quasi tutti in ospedale, al Maggiore, reparto Pediatria. Colpa di una malattia terribile, la fibrosi cistica. Gliela diagnosticarono quando lei aveva un anno. Da allora le terapie si sono moltiplicate alla speranza: la sua, quella dei genitori, Graziella e Angelo, del fratello Alessandro, delle sorelle Jessica e Denise e quella dei medici e degli infermieri che si sono presi cura di lei. Ma non c'è stato niente da fare. Se n'è andata il giorno di Ferragosto. La storia di Valentina Ghezzi è terribile, come tutte quelle di chi muore troppo presto, di chi ha provato a lottare, a ribellarsi, a vivere ma proprio non ce l'ha fatta. «Il suo dolore più grosso era quello di non poter stare in mezzo agli altri - dice ora la mamma - perché le piaceva tanto ridere, scherzare. Abbiamo fatto molti sacrifici per starle vicino, per cercare di farle sopportare un po' meglio una situazione così pesante. Io ci ho creduto fino all'ultimo, ci credevo proprio che potesse farcela, che alla fine si potesse trovare la maniera di guarirla. Invece no. E adesso lei non c'è più». A Valentina piaceva disegnare. Era brava. «Per questo motivo - spiega Brunella Bonazzi, presidente dell'Associazione Fibrosi Cistica - ci siamo mobilitati per iscriverla al Toschi. Purtroppo lei non è riuscita a frequentare l'istituto nemmeno per un giorno, però siamo riusciti a ottenere la domiciliazione scolastica, un insegnante di sostegno, le lezioni on line. Lei ce l'ha messa tutta, così come ce l'ha messa tutta per combattere la malattia. Era al secondo anno, era contenta di questa opportunità, ci teneva...». Ma il calvario di Valentina si è fatto sempre più pesante: «Ho visto con i miei occhi - racconta commossa la Bonazzi - una dottoressa che piangeva dopo aver detto alla mamma con cruda ma necessaria chiarezza quale fosse la situazione di Valentina, quanto poco ci fosse da sperare». La famiglia della ragazza abita a San Quirico di Trecasali: «Una famiglia semplice, economicamente non in condizioni floride. Noi - continua Brunella Bonazzi - ci siamo attivati su molti fronti per aiutarli. La mamma di Valentina a un certo punto aveva deciso di trasferirsi a Parma, affittando un appartamento vicino al Maggiore per poter essere sempre vicina alla figlia. L'affitto di un appartamento però costa caro. Ci siamo rivolti ai servizi sociali del Comune per un alloggio, ma alla fine hanno avuto la meglio altre priorità». Si sono cercati altri canali per dare una mano alla famiglia, si è messa in moto la consueta, poderosa macchina della solidarietà, la mamma di Valentina ha cominciato a fare pulizie a ore, un po' ovunque ci fosse una possibilità, nonostante il prezzo salatissimo: stare lontana da Valentina, lasciarla sola con la sua tristezza e la sua quotidianità fatta troppo spesso soltanto di medicine, visite, esami, corsie, laboratori, mascherine, flebo, una quotidianità - vissuta fuori e dentro una stanza d'ospedale - così tremendamente, spietatamente lontana da quella delle sue coetanee. «Ogni caso è un caso a sè - dice Brunella Bonazzi - la fibrosi cistica, che comunque resta una malattia poco conosciuta, è soggetta a circa 2 mila mutazioni. Valentina è stata colpita ai polmoni da un germe particolarmente “cattivo”, nessuna terapia è riuscita a debellarlo. Il suo caso fra l'altro, proprio perché particolare, era stato presentato nel corso di un congresso in occasione del 25° anniversario della nostra associazione. Ci sarebbe voluto un trapianto, ma il batterio che aveva infettato il suo polmone e il suo grave stato di debilitazione non l'hanno mai permesso». E così piano piano Valentina si è spenta. «Tutti le volevamo un gran bene, noi dell'associazione, tutto il personale medico, gli infermieri. Aveva solo 16 anni». La mamma ripete di avere «sperato davvero fino all'ultimo momento. Volete ricordarla sul giornale? Sì, grazie, mi fa tanto piacere... la mia Valentina».
© Riproduzione riservata
Contenuto sponsorizzato da BCC Rivarolo Mantovano
Gazzetta di Parma Srl - P.I. 02361510346 - Codice SDI: M5UXCR1
© Gazzetta di Parma - Riproduzione riservata